Kenn Starr – Square One

Voto: 3,5

Kenn Starr è la perfetta rappresentazione dell’artista contemporaneo dotato di un certo tipo di mentalità: lavoro duro, soddisfazioni vicine allo zero, possesso di talento molto più alto dell’esposizione ottenuta. Pur essendosi fatto puntualmente notare nei featuring in cui è apparso, mantenendosi strettamente all’interno della cerchia Low Budget, quello che Starr ha appena fatto uscire attraverso la grande famiglia della Mello Music Group – che di figure capaci come la sua sa fortunatamente cosa farne – è solo il secondo album in carriera e giunge a ben sette anni di distanza dal debutto, “Starr Status”. Proprio per questo, dato che <<seven years hiatus is the way to lose respect>>, come recita lui stesso in “Cigarettes And Whiskey” (la settima traccia in scaletta: una coincidenza?), e viste le continue lotte personali a causa di una concentrazione sui propri obiettivi non sempre idonea per via di qualche dipendenza (come lui stesso ci racconta), questa è l’occasione giusta per un bel colpo di spugna e ricominciare.

Il termine più appropriato per quest’ideale palla al centro è solo uno: per l’appunto, “Square One”. La posizione autocritica di “Cigarettes And Whiskey” è il risvolto tematico di un disco denso di numerose riflessioni, che presentano all’esterno l’essenza della propria personalità, ora più determinata, genuina e coerente. Ciò è espressamente sottolineato in “Strangers”, una deliziosa produzione dell’immancabile Kev Brown costruita da un efficace sample di arpa, e ribadito una volta di più attraverso la metafora della leggenda del playground che campeggia in “Say Goodbye”, ottima produzione di Black Milk, in compagnia di passi intelligenti e stuzzicanti diretti al mainstream (<<I make it rain ‘cause I’m fluttered with bills>> è una cosetta molto fine…).

Kenn Starr tiene molto alla sua integrità e dichiara apertamente un concreto disinteresse per la notorietà, che è il messaggio di pezzi come “Product Of The Basement”, graziata da un eccellente taglio e rimescolamento del sample vocale che crea il tempo ideale per adagiare un flow spesso serrato, ricco di riferimenti polisillabilici e qualche rima extra ad arricchire le barre (tecniche riscontrabili su tutto il disco), dando quella sensazione di bomba istantanea – e qui subentra anche il fascino dato dal featuring del carismatico Sean Born – che il remix, presente quale bonus, non a caso non fornisce. “Farewell” esegue alla perfezione il compito di riesumare ricordi dolorosi di episodi che si sarebbero potuti gestire meglio, è altresì una delle tracce più impressionanti di Kenn Starr a livello lirico in quanto il beat (sempre cortesia di Kev Brown) è impostato sul taglio di un sample vocale Soul molto difficile da gestire nel rapporto sillaba/battuta, ma il lavoro del rapper qui si può semplicemente definire straordinario.

Ciò che fa lievemente scendere il livello del giudizio complessivo di un album altrimenti più che soddisfacente è negli alti e bassi che riguardano maggiormente la produzione, rispetto a un lavoro lirico spesso inappuntabile. Già assodata la presenza di un remix assolutamente superfluo, nel quale il Rap pare addirittura demotivato trascinandosi stancamente da una strofa all’altra, è sempre la qualità dei testi a intervenire provvidenzialmente per tenere alta la concentrazione su un paio di basi non esaltanti: è il caso di “Came To Deliver”bonus numero due che offre un trio di mc’s in gran forma (quando Supastition se ne esce con cosette del tipo <<so I keep fans like inmates, prayin’ for release dates>> la faccenda si fa godereccia!), ma Black Milk poteva far decisamente meglio pure per “The Definition”, “Exodus” è invece una composizione abbastanza basilare firmata da 14KT, salvata in corner dal contrasto astratto/concreto utilizzato da Kenn Starr e Boog Brown nelle rispettive strofe, un concetto efficace per descrivere due punti di vista differenti su un medesimo argomento. “Lesson A”, beat che esagera nella ripetitività, avrebbe poi avuto bisogno di una cattiveria che non si sente minimamente e diventa un battle Rap di eccellente fattura metrica però mal bilanciato dalla poca verve dello spitting.

Ad ogni buon conto, “Square One” rappresenta il gradito ritorno di un artista di ambizioni molto nobili, gente semplice e vera come lui è basilare per mantenere viva l’essenza della Cultura Hip-Hop, bisognosa di maggior selezione qualitativa e meno ostentamenti frivoli. Un nuovo inizio per una carriera che ci si augura si sviluppi più fruttuosamente di quanto accaduto sette anni orsono: Kenn Starr merita di partecipare a questo gioco.

Tracklist

Kenn Starr – Square One (Mello Music Group 2015)

  1. Square One
  2. Say Goodbye
  3. Product Of The Basement [Feat. Sean Born]
  4. Strangers
  5. The Definition [Feat. Melanie Rutherford]
  6. Exodus [Feat. Boog Brown]
  7. Cigarettes And Whiskey
  8. Lesson A
  9. Overdue [Feat. Kaimbr, Hassaan Mackey and yU]
  10. The Movement II
  11. Farewell [Feat. Sean Born]
  12. Product Of The Basement (Remix) (Bonus Track)
  13. Came To Deliver (Bonus Track) [Feat. Wordsworth and Supastition]

Beatz

  • Kev Brown: 1, 3, 4, 8, 10, 11, 12
  • Black Milk: 2, 5, 13
  • 14KT: 6
  • Roddy Rod: 7
  • Kaimbr: 9
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