Kento & The Voodoo Brothers – Radici
A cinque anni da “Sacco o Vanzetti”, Kento ritorna con un nuovo disco (e con un <<disco nuovo>>) da solista, “Radici”, in collaborazione con i Voodoo Brothers, che si occupano della quasi totalità delle produzioni. Ora, fine di una recensione è (grosso modo) quello di consigliare o meno l’ascolto di un disco; ma, per un progetto del genere, questo tipo di discorso non si può fare – o almeno diventa molto complesso da fare. Per spiegarmi, devo partire dalla fine (e devo in qualche modo contraddirmi): “Radici” si deve ascoltare, punto. Il problema, se così vogliamo dire, sta nel fatto che è così pieno di roba che straborda, che va oltre la musica. “Radici” è un disco, è un film, è un libro, è un’opera d’arte. E’ una visione (o un insieme di visioni) che trova il suo mezzo nella musica Rap. Sia chiaro, pieno non significa necessariamente bello (e questo sembra saperlo anche lo stesso Kento: <<il disco non è bello, ma pesa una tonnellata>> – “Roots music”).
Possono non piacere le idee politiche espresse, può non piacere la scelta di fare un disco Hip-Hop suonato, può non piacere Kento come rapper, ma questo lavoro ha tanta dignità da giustificare i ripetuti ascolti di cui ha bisogno per essere assimilato come si deve. E’ un disco incompiuto, nel senso che è costruito per rimanere aperto, per non chiudere il cerchio, per creare un dialogo con l’ascoltatore, per essere magari distrutto da ciò che intende comunicare (<<contesta ogni elemento, compreso il Rap di Kento>> – “MP38”). In questo senso, “Sacco o Vanzetti” rimane ancora il disco più definito del rapper calabrese. Ha senso, allora, cercare di circoscriverne i pregi o i difetti musicali quando è qualcosa di più? Ci si può provare, ma mai come in un caso del genere si tratta di giudizi puramente soggettivi (e per questo, forse, completamente inutili).
Partiamo dalla prima grande differenza rispetto al passato: la produzione, tutta suonata (eccetto le due incursioni di Ice One e il beatbox di Emos Beat) e con una fortissima connotazione Blues, dei Voodoo Brothers. Scelta che potrebbe raccogliere meno di quanto merita, perché è innegabile che, per chi è abituato ad altre sonorità, l’ascolto possa scoprirsi più difficile e pesante di quanto previsto. Da segnalare, comunque, la combattiva “MP38”, il crescendo di “Quando sei distratta” e l’immenso Ice One di “Voodoo”. Il Rap (a cui si affiancano le bellissime parole di Giovanni Impastato, Lello Voce e Paolo Pietrangeli), che sia quello di Kento (alla cui innegabile capacità di mettere in evidenza sia forma che contenuto si aggiunge una passionalità che colpisce già dall’intro), Havoc, Ensi o Danno, è sempre di alto profilo e fluido abbastanza da non far sentire i cinquanta minuti del disco.
Come già detto, Kento è dunque riuscito ad andare oltre “Sacco o Vanzetti”, pubblicando un’opera la cui corposità non è cosa usuale per il Rap italiano. E quindi, ripeto, l’ascolto è necessario.
Tracklist
Kento & The Voodoo Brothers – Radici (Relief Records EU 2014)
- Intro (Voodoo decaf)
- Musica rivoluzione
- MP38 [Feat. Ensi]
- Quando sei distratta
- Voodoo [Feat. Havoc]
- Peppino e il mulo
- RC confidential
- Roots music [Feat. Lion D]
- Ghost dog – Cane fantasma [Feat. Danno]
- Il blues del bar
- Nella giusta direzione (il viaggio)
- La poesia nostra [Feat. Lello Voce]
- Dear brother
- Hazet 36 (bonus track) [Feat. Paolo Pietrangeli]
Beatz
- Emos Beat: 1
- Federico “Jolkipalki” Camici e David “Shiny D” Assuntino: 2, 3, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14
- Ice One: 5
- Ice One e The Voodoo Brothers: 9
Scratch
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