Kill The Vultures – The Careless Flame

Voto: 4

Sembra di trovarsi in un vecchio locale Jazz: i muri di mattoni, il bancone massiccio, il barista che asciuga i bicchieri con sguardo sospettoso, l’aria pesante per il fumo, l’aroma seducente del whisky, i soliti appoggiati al bancone coi loro cappelli e i loro impermeabili, curvi sul loro bicchiere che annuiscono a ritmo con la cantilena ubriaca di Crescent Moon, due dita di bourbon in una mano, solo in mezzo al palchetto, con una luce fioca puntata addosso che parla di come non abbia bisogno di altro se non del suo “Moonshine”. Nessuno sa cosa intenda dire, ma è come se tutti fossero d’accordo. La gente ha bisogno delle macchine, degli amici, dice; lui no. I Kill The Vultures non hanno bisogno di amici, di facili ascoltatori, di estimatori dell’ultim’ora da senti ‘sta roba, è troooooppo avanti. Da questo disco i KTV hanno fatto a meno anche di Advizer e Nomi, pazienza, i Kill The Vultures devono continuare.

A Crescent Moon e Anatomy basta mezz’ora per condensare tutte le loro idee apparentemente strampalate sull’Hip-Hop. Bastano quattro minuti al beatmaker del duo per accompagnarci da un club underground fino al cuore di un villaggio africano nel bel mezzo di qualche rituale sciamanico, ad ascoltare il suo compagno nel punto più alto della sua sbronza, darci dentro in “Dirty Hands”, dimenandosi a occhi chiusi attorno a un fuoco. E’ naturale poi condensare i primi sette minuti nel Jazz tribale e ipnotico di “The Spider’s Eyes”, come a dire che la giungla urbana e quella africana non sono due mondi così distanti, e farlo culminare nell’inevitabile pausa acustica di “Days Turn Into Nights”.

E’ ovviamente una calma apparente, si preannuncia un’aria di tempesta che trova compimento nel Rap lievemente old school di “Strangers In The Doorways”, i cui toni decadenti e tetri danno vita al Jazz decomposto e a-musicale di “Birchwood”Si potrebbe fare una pausa a questo punto, tornare nel club e bere un drink o due e attaccare con il contrabbasso sornione di “The Wine Thief”; i soliti sono sempre al bancone, curvi, annuiscono, addirittura schioccano le dita ma senza emettere alcun suono. Crescent Moon continua a ripetere <<who’s been drinking all my goddamn wine?>>. Nessuno risponde, meglio prendere un po’ d’aria e smaltire l’alcol. E’ quella fase in cui un sacco di pensieri e paranoie si affollano nella testa, il pianoforte piange, il contrabbasso singhiozza, una canzone come “Vermillion” viene naturale.

Il giorno dopo rimane il mal di testa, i ricordi della serata tornano alla mente, i suoni si mischiano in un disordine infernale e una domanda apparentemente inutile risuona nella testa: “How Far Can A Dead Man Walk”?

Tracklist

Kill The Vultures – The Careless Flame (Jib 2007)

  1. Moonshine
  2. Dirty Hands
  3. The Spider’s Eyes
  4. Days Turn Into Nights
  5. Strangers In The Doorways
  6. Birchwood
  7. The Wine Thief
  8. Vermillion
  9. How Far Can A Dead Man Walk

Beatz

All tracks produced by Anatomy

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