Kreators – No Contest
La scena Hip-Hop di Boston e dintorni non possiede certo una visibilità pari a quella della Grande Mela, ma non per questo bisogna sottovalutarne la notevole attività o scordarsi le sue radici. Tanta east coast è passata anche sotto questi ponti – certamente in maniera più indipendente che altrove… – e proprio da queste parti Edo. G ha vergato pagine di pionieristica leggenda che vivono ancora ai giorni nostri grazie a una longevità con pochi eguali; non dimentichiamo poi che Guru era nato proprio da queste parti e che negli ultimi quindici anni è emerso un numero sempre più consistente di realtà oggi affermate quali 7L & Esoteric, Slaine, Mr. Lif, Akrobatik, Reks e chi più ne ha, più ne metta.
I Kreators sono la tipica rappresentazione dell’artista locale. Una gavetta passata per strada o nei piccoli club alla ricerca di qualcosa in più della serata occasionale, esperienze negative col business musicale e un’esposizione molto bassa nonostante la congrua quantità di talento presente nella crew. Una lineup certamente interessante, della quale oggi ricordiamo con maggiore facilità Jaysaun per l’affiliazione a Edo. G e l’appartenenza agli Special Teamz, completata da Big Juan, XL e dal rapper/producer G² (o G Square), quartetto che, col debutto intitolato “No Contest”, cercava uno spicciolo in più di notorietà contrastando nel frattempo lo strapotere delle major, fornendo musica autentica, deviata dalla strada patinata che molti colleghi avevano già intrapreso. Il concetto del disco è infatti basilare ma solido: beat e liriche che spaccano, diciassette pezzi – compresi alcuni interludi sui loschi affari discografici – di qualità monolitica e suddivisi usufruendo talvolta della compartecipazione di tutti, talaltra con qualche pezzo solista, infine con differenti combinazioni tra i quattro, regalando una struttura sempre differente alle tracce. Qualunque sia la modalità di disposizione degli mc’s, non cambia l’atteggiamento aspramente critico nei confronti dell’industria musicale, argomento che – assieme alla mistura di delusione e rabbia per lo stato dell’Hip-Hop dell’epoca (più o meno lo stesso di oggi, e noi siamo ancora incazzati…) – costituisce la muratura portante di tutto il lavoro.
<<It seems the road we on, nobody wanna ride>> sentenzia “I Can’t Understand” sfogando tutta l’amarezza nei confronti di un’industria che guarda sempre ai profitti prima della qualità, snaturando i preziosi elementi di una Cultura, e fornendo al contempo un primo esempio delle attitudini produttive di un G² particolarmente lodevole nel saper creare beat tosti, dalle melodie solo accennate. E’ un vero e proprio fastidio interiore quello fatto trapelare in frangenti come “Who To Trust”, nella quale i bersagli sono rappresentati dalla notorietà ottenuta senza il minimo sforzo e la chiara incompetenza degli improvvisati, soggetti questi (mal)trattati pure in una “All Day” dove il messaggio di ostinata resistenza verso l’Hip-Hop inquinato giunge forte e chiaro. La barriera è la stessa di “Ultimate Line”, combinazione assai vincente tra gl’infettivi campioni di tromba e la rude consistenza della batteria, che rimarca la fatica di emergere e critica le radio che passano musica nera poco significante esprimendosi in maniera creativa (<<super unleaded like petrolium/been runnin’ lyrics since niggas beatboxed and head-spinned on linoleum>>), una dimostrazione di spessore lirico/tecnico assimilabile a quello di “No Ordinary Love”, che con la preziosa assistenza di Edo si trasforma in una giostra di mc’s in grado di snocciolare allitterazioni, assonanze e similitudini incisive.
Tutti quelli citati nel particolare sono passi nei quali emergono le differenti caratterizzazioni dei protagonisti, ponendo in risalto la fluidità del flow di un Jaysaun vocalmente ancora molto pulito (al contrario della raucedine odierna), l’ingombrante oscurità dei concetti di Big Juan e il cinico fatalismo di XL, tutti assolutamente competenti nell’allestire testi interessanti a livello di posizionamenti di rime interne e utilizzo del vocabolario, nonché nella chiarezza della dizione. Il fatto che il disco diventi inevitabilmente pesante in qualche punto proprio a causa dell’insistenza con cui si ritorna su determinati argomenti, fatto che rende tranquillamente cestinabili passaggi isolati come “Truth Vs. Game”, è fortunatamente in equilibrio con la presenza di alcune tracce più creative, che si distinguono per la loro capacità di ponderare. Non a caso, due dei migliori brani in assoluto sono “How It Is”, un insieme di considerazioni personali buie, soprannaturali e apocalittiche scritte da Big Juan con notevole destrezza tecnica fondendo assieme rime multisillabiche, padronanza ottimale del microfono e un flow sciolto, ma soprattutto una “Chemical” stesa su un beat duro e deliziosamente minimalista, episodio nel quale il palcoscenico è tutto per XL e la sua impossibilità di smettere i vizi, una dannazione eterna anche in questo caso risolta con deliziose capacità compositiva del testo.
“No Contest” è un disco di ottima fattura ma con qualche piccolo passaggio a vuoto, valutazione che accomuna le liriche nella stessa identica misura dei beat. Sarebbe certo risultato migliore con una veduta tematica più ampia e i pezzi appena citati forniscono la prova che la creatività qui non manca e che sarebbe bastato alimentarla maggiormente. Qua e là si trova qualche rima forzata giusto per confezionare la chiusura di una linea senza un’idea ben precisa e un paio di beat (“No Ordinary Love”, “Big Plans”) stonano se commisurati alla complessivamente egregia produzione fornita da un G² abile nel delineare soluzioni ruvide alternate a passi più ricchi e melodici (arpe, chitarre acustiche, pianoforti), riuscendo a dare al suono un’identità ben precisa e allo stesso tempo versatile. Si tratta quindi di un disco poco conosciuto e che andrebbe riscoperto da tutti gli amanti del classico boom bap della costa atlantica, fat beats & dope rhymes è un concetto che riassume perfettamente la pura essenza dei disciolti Kreators, annoverabili tra i tanti gruppi che scelsero il semi-anonimato piuttosto che accettare facili compromessi, dando il proprio contributo nel tenere accesa la torcia della credibilità Hip-Hop per mezzo di un disco che non merita assolutamente di essere dimenticato.
Tracklist
Kreators – No Contest (Bomb Hip-Hop Records 1999)
- Intro
- Foreign Lands
- No Ordinary Love [Feat. Ed O.G]
- I Can’t Understand [Feat. Kamie]
- Labels (Interlude)
- Spotlight [Feat. Ed O.G]
- Industry (Interlude)
- Who To Trust
- If You Don’t Know
- Chemical
- Concentrated (Interlude)
- Ultimate Line
- How It Is
- Money (Interlude)
- All Day
- Big Plans
- Truth Vs. Game
Beatz
All tracks produced by G² except tracks #9 co-produced by D-Son and #13 co-produced by Big Juan
Scratch
All scratches by G²
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