Lord Madness – Suicidio

Diciamocelo: gli mc’s veramente seri, in Italia, e per seri intendo con cultura, skill tecniche e argomenti, si contano sulle dita di una mano. Per questo, quando mi ritrovo in mano un disco come “Suicidio”, non posso che esserne entusiasta: Lord Madness, apprezzato da lungo tempo, dalla sua militanza negli Inquilini (dove insegnava il Rap a tutti…) fino ai mixtape solisti (andate a recuperare “M.D.M.A.dness”!), esordisce con il primo disco ufficiale e schizza a pieno diritto nella ristretta cerchia degli artisti completi e capaci che il panorama Rap italiano possa vantare.

Può sembrare, a un primo colpo d’occhio, la solita montatura da rapper psicotico, violento e disadattato (sullo stile del primo Fabri Fibra, per intenderci), ma vi assicuro che, nelle diciassette tracce del disco, c’è molto di più. Prima di tutto – e non impiega certo tempo per balzare all’occhio – c’è una capacità tecnica di proporzioni esagerate. La scrittura di Madness è tra le migliori mai ascoltate: intricata, a tratti velocissima, nevrotica nella disposizione torrenziale delle rime, sanguigna e violenta, pornografica e blasfema. Metriche anticipate o ritardate, fiumi di figure di suono e punchline devastanti (alcune trovate sono davvero geniali; una su tutte, ma il numero è incalcolabile: <<è solo stupido gangsterismo/se state allo spessore come Polifemo allo strabismo>>) non lasciano scampo: c’è da rimanere per dei quarti d’ora con la bocca spalancata e le mani incapaci di premere stop.

Oltre a ciò, sembra davvero evidente come nel personaggio di Lord Madness e nei suoi atteggiamenti nevrotici e nichilisti non ci sia nulla di costruito. Il pessimismo corpulento che pervade tutto il disco è presente in maniera sincera, non certo per costruire un nuovo fenomeno da baraccone dell’Hip-Hop. Anche perché la ricetta è quella più strettamente Hip-Hop possibile: tante strofe, ritornelli minimalisti (<<ancora piego il mio cappello/la mia traccia è tutta rime, la tua tutta ritornello>>), scratch a pioggia dell’ottimo Fuzzten e un ruvido boom bap che non lascia un millimetro di spazio alla melodia (ottime le produzioni di Peight, che ha già dato prova delle sue grandi capacità sul disco di Kento).

Madness dimostra una passione sconfinata per il versante più street della cultura Hip-Hop: l’amore per la scrittura in rima è paragonabile solo alla rabbia per chi tradisce quest’arte, ma piuttosto che le mie parole, ascoltate “La mia cultura piange”, che riassume molto meglio il punto di vista del Nostro. Oltre che contenere questa serie di manate liriche (da “Spettacolo” a “Keep it…”, da “Urla il mio nome” a “Solo l’inizio”, da “Il talento della strada” a “Einstein mastermind”), il disco si colora di toni più depressivi e cupi verso la fine, quando si trovano tracce dal sapore introspettivo come “La mia vita in una lacrima” o “28/05/’99”, prova che Madness non sia l’ennesimo pagliaccio che tenta di strappare fan con l’interpretazione del malato di mente di turno, ma che sa mettere in rima situazioni ed emozioni che forse non tutti sarebbero pronti ad affrontare così sinceramente.

Dopo un ultimo appunto per la devastante “Smokin’ sessione” (cento barre di Rap grezzo che, diciamolo, ci fanno sempre felici), possiamo dire che, di progetti del genere, se ne sente realmente la mancanza: trovarsene uno tra le mani ci fa rendere conto di quanti imitatori incompetenti vivacchino nella nostra scena, senza tentare un minimo passo verso una scrittura consapevole e drammatica. Verrebbe da dire che, di Lord Madness, ce ne servirebbe più d’uno, ma per ora godiamoci quello che è uno dei dischi più riusciti dell’anno (se non degli ultimi anni), con la speranza di ascoltarne, di lavori così maturi, sempre di più.

Tracklist

Lord Madness – Suicidio (Trumen Records 2010)

  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it… [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D’Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l’inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L’ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/’99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin’ sessione (RadioBomboclat live) (bonus track)

Beatz

Tutte le produzioni di Peight tranne le tracce #1 di Dj Fuzzten e #17 di Brasca

Scratch

Tutti gli scratches di Dj Fuzzten

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Riccardo Orlandi

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