Lovegang126 – Cristi e Diavoli
Riuscire a parlare di un disco a tre mesi dalla sua uscita, oggi, è un fatto di per sé significativo. Mentre tutto viene tritato assieme e non si lasciano che pezzi sparsi e sprazzi poco nitidi d’informazione recuperabile, suona come un evento da goderci a vicenda festeggiando il festeggiabile. Ma è pur vero che, a tre mesi dalla sua uscita, di un disco se n’è già detto abbastanza e ogni altra considerazione rischia di apparire ridondante. Allora possiamo soltanto aggiungere, a ciò che è stato detto, alcune integrazioni che completino un discorso su un lavoro importante, sorpresa piacevole per ogni rapmaniaco che si rispetti.
“Cristi e Diavoli” è il primo progetto della Lovegang126 al completo, un disco di Rap, con un gusto preciso – frutto di una combinazione naturale o naturalmente spinta verso quest’esito – tra vecchio e nuovo, tra le radici e le sue contaminazioni, con un’ambientazione precisa. Lo sfondo è senz’altro Roma, città senza forma, de-formata, sorta tra colli, valli e rovine, a suo modo anarchica e profondamente contraddittoria, sede storica del papato che, nelle sue piazze e tra i suoi vicoli, unisce passato e presente, sacro e profano, poveri Cristi e Diavoli in Tesla. Un legame, quello con Roma, che la Gang stringe ancor più attraverso i featuring (tutti artisti romani) e mantiene nell’attitudine, nel modo di essere, nell’ironia – cruda, sorniona, bassa – e negli argomenti che tratta, con un romanissimo distacco partecipato.
Una realtà tangibile, riferita, che nelle rime dei cinque mc’s – oramai trentenni, maturi – si fa espressione di un sentimento condiviso, generazionale. La città eterna diventa, in “Cristi e Diavoli”, lo sfondo del malessere di una generazione: questa, quella dei trentenni odierni, senza speranze ma ricchi d’esperienze, diverse e difficili, da comunicare e comunicarsi, attraverso rime su rime che creano immagini, squarci di vita vissuta, emozionante e universale. Perché quelle immagini escono dalla città e diventano eterne (per fare un paio esempi, Asp in “Tic tac”: <<non è vero che se ti ricordi il trauma il problema poi scompare/non è vero, chi t’ha detto ‘ste cazzate?/…/da quando quel mio amico si è buttato da quel ponte/altri ci sono andati vicino certe volte>>; o Franco in “Giorni migliori”: <<magari esiste un cielo di giorni migliori/in questo mondo triste che ci vuole soli/con la schedina in mano sognando i milioni/cambiando mille facce come degli attori>>). Immagini e situazioni eterne, abbiamo detto, come Roma. Come questo disco.
La Lovegang126 ha tirato fuori un – lo dico, sì – classico. E cos’è un classico? Un’opera che rimane sé stessa, nel tempo, rinnovandosi ogni volta. “Cristi e Diavoli” è dunque un classico perché è un disco che oltrepassa le logiche dell’industria musicale, cercando di rubargli il pubblico senza scenderci a patti, accontentando di fatto tutti. Franco, Asp, Ketama, Solero e Borghetti, insieme a Drone e Nino Brown, sette ragazzi adulti, in perfetta sintonia tra loro e giunti alla pienezza delle singole crescite artistiche, ci lasciano una dopo l’altra strofe assurde, crude, bellissime. Che parlano di tutto e niente, tra una storia che finisce e una serata che comincia, tra un bar che chiude e qualcosa che apre. Il tutto su una produzione unica, senza tempo, connubio perfetto tra il boom bap e le trappate.
“Cristi e Diavoli” accontenta tutti perché presenta gli ingredienti giusti per sfornarlo, quel classico, piccolo o grande che sia, un album che rappresenta al meglio il periodo storico di cui è in qualche modo figlio. Ma un figlio indipendente, consapevole, che ha chiara la sua strada e sa proiettarsi oltre. E proprio perché <<CXXVI è un classico per le strade>>, “Cristi e Diavoli” sa farsi apprezzare dalla stessa strada – intesa quale realtà quotidiana, senza drammatizzazioni gangsta né sparate sui soldi e sulle puttane – con una serie di pezzi che affrontano questo non-argomento. Possiamo riferirci alla titletrack (con Franco che inizia così: <<siamo ancora in quella via/brindo con la gente mia/tra Madonne, Cristi e Diavoli sto in buona compagnia/al Callisto o sotto la fontana di Santa Maria/vino a terra per chi se n’è andato via>>); a “Marciapiedi”, sul senso d’appartenenza e la dura concretezza delle poche certezze (sempre Franco: <<da queste parti i muri sanno chi siamo, i muri parlano chiaro/…/da queste parti i sogni costano caro, è raro che ce vai ‘n paro>>), con un Gemitaiz – finalmente! – profondo e misurato (anche in video); a “Spacciasogni”, pezzo da clubbone Hip-Hop grezzo, col fumo, la penombra e l’alone di ragazzi persi in una notte come tante, tre strofe, un ritornello e a posto così; a “Morto in foce”, l’unico solista dell’album, con un Borghetti chicoriesco, scuro e penetrante; e a “Mani sporche”, quasi un anthem, una dichiarazione d’amore con un ritornello profondamente stralunato, perfetto, che incornicia le strofe cattive di Gianni Bismark, Pretty Solero e Lil Kvneki (<<i miei sbandati hanno la Luna di traverso/le scarpe, i sogni consumati dal cemento/inciso sotto pelle CXXVI/a notte tarda in fondo al vicolo più stretto>>).
L’attitudine street, che caratterizza la selezione precedente, è in realtà un po’ il tema chiave del disco, declinato attraverso diverse sfumature ma che rimane costante, come uno sfondo dipinto e indelebile, anche negli episodi in cui si vuol far emergere altro. E in “Cristi e Diavoli” questo altro, spesso, è la condivisione orizzontale, la passione di ritrovarsi assieme, magari per sfondarsi il cervello e il fegato, ma comunque per creare dei momenti felici da ricordare. Un atteggiamento decisamente Hip-Hop, certificato e puro, termine quasi in disuso, misconosciuto e deteriorato, tuttavia ancora forte come lascito, pronto a essere ripreso e attualizzato. Vena che emerge chiaramente in “Classico”, “Fattaccio”, banger coatto, divertente e polleggiato, con un Franco in stato di grazia nel ritornello semplice e romano, “Signor prefetto”, con tutta la crew al microfono su un atmosfera lo-fi, da grigliata sul balcone (come nel video), “Sexy”, il pezzo con Gel, rappresentanza di un mondo (e di un suono) di cui si fanno – volenti o nolenti – portatori e rinnovatori, e l’ipnotica “Doppio filo”, dedicata all’amicizia, quella vera, che rimane per sempre anche se è tossica.
Infine, la Lovegang126 è – per definizione – la gang dell’amore: tormentato, ciancicato dalle notti insonni e dalle troppe Peroni, però autentico. E i pezzi più riusciti sono proprio quelli molto intimi, che scavano a fondo, fino all’inenarrabile, che non si cicatrizza e incancrenisce, ma dal quale non si può prescindere: ancora “Tic tac” e “Giorni migliori”, “Sintonia”, “Confini” (col bellissimo ritornello di Federico Zampaglione), “Brutti giri”… Tutti ad animare un filone che, nel suo essere così personale, si espande, si trasforma, diventa esistenziale e coinvolge tutti. Due menzioni a parte per “Tinta unita”, per la combo micidiale Franco + Danno con un pezzo dolce e quasi delicato, che chiude degnamente il disco, e “Cattive abitudini”, a mio avviso il vertice della lunga scaletta, con il trick delle dodici barre – invece delle canoniche sedici – e un refrain malinconico, avvolgente, sincero (<<ho una scusa buona per ogni cattiva abitudine/fa buio in zona, la notte scende sulle cupole>>), costruito ad hoc da Dj Gengis con frasi di brani rigorosamente romani.
La verità: partendo da una pregiudiziale negativa, sono arrivato ad amare “Cristi e Diavoli” al punto da scriverne questa recensione sbilenca, a tratti esagerata. Ma passionale. Quella stessa passione che mi ha travolto durante gli infiniti ascolti – e che mi auguro vi trovi in sintonia.
Tracklist
Lovegang126 – Cristi e Diavoli (No label 2023)
- Cristi e Diavoli
- Marciapiedi [Feat. Gemitaiz]
- Spacciasogni [Feat. Side Baby]
- Tic tac
- Classico
- Cattive abitudini
- Mani sporche [Feat. Gianni Bismark e Lil Kvneki]
- Sintonia [Feat. Gemello]
- Fattaccio [Feat. Branca]
- Morto in foce
- Triathlon [Feat. Sosa Priority e Security]
- Signor prefetto
- Confini [Feat. Tiromancino]
- Doppio filo [Feat. Gianni Bismark]
- Sexy [Feat. Gel]
- Brutti giri
- Giorni migliori [Feat. Mystic One]
- Tinta unita [Feat. Danno]
Beatz
- WISM, Drone126, Nino Brown e Lester: 1
- Drone126 e Il Tre: 2, 3, 4, 16, 18
- WISM: 5
- Drone126 e Nino Brown: 6, 7, 11, 12, 15
- Nino Brown: 8, 13
- Lester: 9
- Drone126: 10
- Il Tre: 14
- Nino Brown e Lester: 17
Scratch
- Dj Gengis: 6
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