M-Dot – egO anD The eneMy 2: A Dissolute Paradise
Il carattere mai arrendevole con cui M-Dot ha affrontato ogni avversità narra il tratto più evidente della sua personalità, quello che spicca costantemente da piccole azioni votate alla trasformazione degli ostacoli in fomentazione di ottimismo e motivazione, saltando sul treno delle opportunità prima di ritrovarsi delusi a guardarselo sfrecciare davanti solo per aver esitato quell’istante in più del necessario. Il prezzo per l’inseguimento dei propri sogni può essere carissimo, qualche boccone amarognolo va comunque buttato giù, bisogna sacrificare qualcosa – o qualcuno – ed è fondamentale perseverare nelle proprie convinzioni e ambizioni, facendo orecchie da mercante al nugolo di detrattori che, con disarmante puntualità, invade l’altrui spazio vitale ansimando per stilare giudizi con sprezzante gratuità.
Seguendo la traiettoria delle fatiche attuate dall’artista di Boston nel coltivare un’aspirazione bramata sin dall’adolescenza, non ci si può esimere dal notare l’entusiasmo e la passione con cui affronta ogni singola circostanza, mantenendo al contempo un profilo eticamente stoico, sorto sulle ceneri di delusioni e discese. Michael Januario risponde poco al cliché offerto dal rapper comune, è lontano dall’infallibilità spesso ostentata da colleghi resi onnipotenti dagli eccessi di notorietà, maturo al punto da riuscire a esaminare coerentemente ciò che l’ha fatto cadere e rialzare più volte, trarre spunti di crescita dal vissuto, inquadrare l’attimo presente e gettare le fondamenta per un futuro più soddisfacente facendo tesoro di quanto ottenuto, gustando qualche rivincita personale nonostante un profilo complessivamente modesto.
Nel ricordare che – salvo casi estremi – a ogni problema corrisponda una soluzione e che la stessa vada reperita dentro di sé, evitando di creare false aspettative verso terzi, M-Dot offre un allestimento lirico di quelli seri, la cui altezza del tasso deriva semplicemente dalla profonda dedizione nei confronti di una Cultura che ha sempre focalizzato quale principale motivo d’esistenza. Meglio se, poi, la gamma prevede pure una capacità di scrittura in grado di aderire a un preciso tema concettuale, che sfocia oggi in un’autoanalisi completamente priva di timori verso il giudizio esterno, andando a definire un Rap molto più personale di prima, che preferiremmo non definire coscienzioso in senso stretto bensì introspettivo, vista la destrezza dimostrata nello spingersi nelle sue stesse profondità. La gestazione di “egO anD The eneMy 2: A Dissolute Paradise” è stata lunga, quasi infinita, inevitabilmente dilatata da una pandemia che ha fermato il naturale corso della vita, provocato fratture, generato ansia e paura, riesumato vecchi vizi, oscurato prospettive, originando correnti ispiratrici per assunti che si ramificano in varie direzioni, variando una regia che diviene qui esclusivamente soggettiva.
Non c’è traccia dei personaggi fittizi che avevano dato vita alle storie chiaro/scure della prima parte del progetto, è un coraggioso e consapevole tuffo nelle spirali personali più recondite, affrontando sensi di colpa, amicizie di pura convenienza, attaccamento troppo morboso alla bottiglia per sfuggire alla realtà e vicende affettive condizionate dalle tante assenze da casa per una passione non certo redditizia al pari di un lavoro vero. Sono questi i pilastri concettuali di passaggi quali “Fall”, che !llmind modella sui sentimenti espressi da un testo emotivamente duro e dannatamente fattuale (<<the mornings tough but the night time is a horror show/the drink sucks your lifeline in the bottle’s hole>>), così come “Break”, indovinando la scelta del campione d’organo, sorregge un testo circondato da oscure ombre avvolgenti, dettagliando uno stress che rischia di spingere oltre i limiti consentiti. Una volta osservati i propri demoni negli occhi, quelli raffigurati in copertina, arriva il momento della reazione, ben descritta su una “Destitute Dreams” nella quale emerge la forza per alzarsi e ricominciare, in un episodio caratterizzato da un sample rivedibile ma elevato da due flow elettrizzanti – pure Lateb sfreccia disinvoltamente sui binari – per come sillabe e dizione aderiscono alle misure proposte.
“Silver Bullet” attraversa una mesta stratosfera sonora dividendo le strofe tra sentimenti di rivalsa nei confronti dei denigratori e tormento interiore legato a vicissitudini intime (tema, quest’ultimo, assai ricorrente), virando quindi con determinazione nella ricerca della positività (<<I was down and out when Covid hit, the tour stopped/fuck a road block, a door’s locked? Kick the door off/came home, instead of bitching found a new path/copped an MPC, ripped some samples, tapped a few pads>>), una forza interiore che rende utile ogni singola goccia di sudore spesa. “Not Today” è efficacemente esemplificativa di un’attitudine indefessa, un flow in doppio tempo resta saldamente in sella al succulento pattern sequenziato da Black Milk, spiegando come una predisposizione rosea sia d’auspicio per ripristinare l’ordine mentale nonostante l’entità dello sforzo profuso (<<struggling? Keeping on goin’ when stomach is rumbling/block out the noise, the gossip, the mumbling/race horse, blinders on, running in front of them>>).
Il progetto mantiene costantemente alta la concentrazione, sia questa utilizzata per gustare i numerosi accorgimenti tecnici attuati da uno spitter di consistenza notevole o per relazionarsi con le sofferenze espresse, paralleli senz’altro facilitati da considerazioni che si avvicinano tangibilmente a un quotidiano più ordinario di quanto si pensi. Impossibile ignorare l’intensità che “Pain & Haste” fa scorrere nelle vene tanto per la sensibilità dello splendido beat creato da Pro Knows Music quanto per le rime che tratteggiano l’animo torturato del Nostro (<<there’s days I wanna sleep not get outta my bed/depression, thoughts running in and out of my head/I’m slippin’, falling down, feeling closer to the edge/another wake attended, friends overdosing on meds>>), oppure il senso drammatico trasudato da “Pond Street”, altro esempio di una situazione familiare non sempre equilibrata. La freschezza del disco è inoltre garantita da opportune pause, evitando un monoblocco tematico altrimenti pesante: c’è da divertirsi nel seguire il racconto delle vicende giovanili di una promessa del basket solita rappare con gli amici in quella “HoopHop” un po’ troppo tirata a lucido da Erick Sermon; “Done” è un delizioso dissing rancoroso verso le meteore di fama istantanea e longevità prossima allo zero, una felicissima intuizione di un Apollo Brown gradevolmente lontano dalla sua tipicità; “The Atonement”, che prima dell’outbreak globale avrebbe dovuto lanciare l’album, manda tutti a casa con un’energia contagiosa e spettacolarità metrica, peccato che di Pete Rock si legga solo la firma, non essendovi neppure l’ombra della sua destrezza alle macchine.
L’insistenza negli ascolti non varia infatti l’idea che a “egO anD The eneMy 2” manchi qualcosa nell’incisività dei beat rispetto al senso di maggior coesione che aveva premiato il capitolo precedente (il quale non esibiva, ad esempio, strumentali banali come quella di una “Round Table” qualunque), ma è altresì ben radicata l’idea che non si tratti di una penalizzazione troppo incidente sul giudizio complessivo del lavoro, considerato uno spessore lirico e concettuale che sfocia nell’ennesima vidimazione di qualità a favore di un rapper di notevole consistenza, motivato e motivante nella sua ribellione alle ostilità della vita.
Tracklist
M-Dot – egO anD The eneMy 2: A Dissolute Paradise (Own Lane Music 2023)
- Dissolute Intro
- Silver Bullet
- Running Home
- Done
- Not Today
- HoopHop [Feat. Alexander Padei]
- Break
- Fall
- Pain & Haste
- Destitute Dreams [Feat. Lateb]
- Round Table [Feat. Willie The Kid, Vast Aire and Revalation]
- Pond Street
- The Atonement
Beatz
- Victor Keys and M-Dot: 1
- Pro Knows Music: 2, 9
- Dub Sonata: 3
- Apollo Brown: 4
- Black Milk: 5
- Erick Sermon: 6
- Gajos: 7, 11
- !llmind: 8
- G Koop: 10
- Pauly Cicero: 12
- Pete Rock: 13
Scratch
- Dj Access: 4
- LP2: 11
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