Mach-Hommy – #RICHAXXHAITIAN

Voto: 4 +

In un certo senso, anche il Rap ha i suoi supervillain. Quelle figure anomale, che rifuggono la luce dai più anelata. Lo è stato per decenni – e, in absentia, continua a esserlo il suo spirito – lo sfuggente MF Doom; e ancora più inafferrabile di lui, per quanto possa sembrare improbabile, tra le maglie di un mondo che si è quasi completamente traslato in rete, ha saputo essere Mach-Hommy. Né un nome, né un volto. Oscurato dall’immancabile bandana. Persino le sue parole sono spesso custodite come una sorta di segreto, dei preziosi dietro una teca, da osservare ma non maneggiare, toccare, sfiorare. E se l’orecchio non dovesse cogliere un passaggio – e le contaminazioni con la lingua creola haitiana, come dimostrano i primi minuti “#RICHAXXHAITIAN”, non la rendono un’eventualità così rara – non resta che affidarsi al rewind e riprovarci. Perché, proprio come i lineamenti fisici, anche la trascrizione delle sue parole è celata agli occhi della rete. [These lyrics are intentionally locked and left partial due to a DMCA takedown request. Please do not edit the lyrics to include the removed sections.] è ciò che potete leggere nella quasi totalità del suo catalogo presente su Genius.com. Un iconoclasta digitale.

Ma torniamo al punto. “#RICHAXXHAITIAN”, ovvero l’ultimo (per il momento) capitolo di un dedalo discografico spigoloso e poco illuminato, in cui l’asta della bussola non è mai riuscita a trovare pace. Eppure, per chi avesse poca dimestichezza con l’arte di Mach, è probabilmente anche il punto ideale da cui iniziare il percorso. Le nebbie ci sono sempre, però è un po’ meno in salita rispetto a quanto ci ha abituato in passato. Mettiamola così: non arriverà certo a calarsi la bandana che ne avvolge la metà inferiore del viso – o, a ben osservare, dovremmo forse dire ad ammainarla – ma perlomeno questa volta non si ha quasi mai l’impressione che il nostro ti stia dando le spalle. E senza mai scheggiarne l’estetica.

Perché, un po’ come tutto quell’universo Griselda da cui anche lui è transitato (e, nel caso fosse sfuggito, il consiglio è di recuperare quanto prima anche “Pray For Haiti”), la musica di Mach-Hommy ha tutta una serie di piccoli ricami che ne svelano subito l’appartenenza. Come i sample polverosi allineati al suo servizio da Sadhugold in Padon, scheletrico duetto in naturale simbiosi con l’immancabile socio Tha God Fahim. I due, non lo scopriamo oggi, si complementano alla perfezione. E lo stesso avrebbe dovuto presenziare anche in Antonomasia, se non fosse che il pubblico in occasione di un sondaggio durante uno dei listening party dell’album gli ha preferito un certo Roc Marciano. E il pezzo rispecchia in toto quelle che sono le aspettative: un beat (stessa firma di prima) con tre dita di polvere sopra, Mach-Hommy senza il benché minimo timore reverenziale nel trovarsi a condividere il microfono con una leggenda (<<slide you like a cross fader/Darth Vader, smoking big Skywalker with a stargazer>>; e l’ex Flipmode che porta tutti a scuola di slang come pochi altri sanno fare con <<slump boy like Boy George, but not the one from the Culture Club/pure with no cut: yay so raw, you could throw it on a open cut/it’ll go numb; move dumb slow, I don’t drink soda with no mud/it’s a dirty game, but we don’t smoke dust>>).

“Copy Cold inietta qualche giro in più nel motore. Quelle Chris serve ai commensali un boom bap bello sostenuto, dai sentori marcatamente freschi, mentre Mach alza il passo gara. E poi entra in scena Black Thought che sforna rime in formato BRICS (<<I’m gettin’ at pretenders: y’all lily ass is timid and really trash/your minutes is fully past the limit, I’m in my bag/they prob’ly label me as the menace, this Leningrad/I’m sicker than Mahmoud Ahmadinejad>>) per ricordare a tutti noi che probabilmente è lui il rapper preferito del tuo rapper preferito. In POLITickle il padrone di casa offre poi un frammento del suo pensiero politico, questa volta però lontano dagli spettri che stanno dilaniando la sua Haiti: l’esecuzione è tra le migliori del disco, le barre a tratti crudissime (<<white phosphorus fell on civilians in Gaza/troglodyte squadron yelling epithets in they jargon>>) e la scintilla inevitabile. E’ in questi lampi che Mach-Hommy mostra, di volta in volta, qualcosa di sé.

Unisce alcuni puntini, senza mai completare il disegno. Un passo enorme, considerato il personaggio di cui stiamo parlando, che rende questo “#RICHAXXHAITIAN” una sorta di autoritratto parziale di una delle figure più enigmatiche all’interno del panorama musicale. Per provare a decifrare cosa – oltre all’eccellente maestro di cerimonie – si celi dietro quella bandiera ripiegata.

Tracklist

Mach-Hommy – #RICHAXXHAITIAN (No label 2024)

  1. (…) [Feat. Kinski]
  2. Antonomasia [Feat. The Calico Wall and Roc Marciano]
  3. POLITickle [Feat. Drea D’Nur]
  4. Sonje [Feat. Hephziabah]
  5. Padon [Feat. Tha God Fahim]
  6. Empty Spaces [Feat. Your Old Droog]
  7. Sur Le Pont D’Avignon (Reparation #1)
  8. Xerox Clat [Feat. Haitian Jack and Conductor Williams]
  9. Gorgon Zoe Lan
  10. The Serpent And The Rainbow
  11. Copy Cold [Feat. Black Thought]
  12. #RICHAXXHAITIAN [Feat. 03 Greedo]
  13. Lon Lon [Feat. Archie Whitewater]
  14. Aux Bon Parfums
  15. Same 24 [Feat. Big Cheeko and Norman Connors]
  16. Guggenheim Jeune
  17. Holy ____

Beatz

  • August Fanon: 1
  • Sadhugold: 2, 3, 5, 6, 9, 10, 16
  • Georgia Anne Muldrow: 4
  • Conductor Williams and Sam Gendel: 7
  • Conductor Williams: 8, 17
  • Quelle Chris: 11
  • Kaytranada: 12
  • Fortes: 13, 15
  • Messiah Musik: 14
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