Mike Flips, Seize and Nord1kOne – Life Cycles
Ci sono momenti in cui si sente un forte bisogno di riallacciare i legami col passato. Spesso quando il presente poco apporta all’esperienza quotidiana, rendendola troppo uguale e ripetitiva, priva dell’intervento di qualcosa di stuzzicante, eccitante, facendo quasi giungere a sfiorare il disinteresse. Vivere dipendendo dall’Hip-Hop significa anche questo: accettare i suoi alti e bassi, le sue transizioni, le sue fughe temporanee verso altri lidi, i suoi tentativi di riciclo, il suo cattivo utilizzo; il che – chiaro – può sfociare in un insieme di considerazioni ovvie per chi possiede una formazione forgiata da una generazione di titani, ragionamenti che non vogliono tuttavia conseguire in retoriche scontate e retrograde, per quanto nascano solo ed esclusivamente da un’inevitabile nostalgia. D’altronde, non è una colpa aver vissuto la Cultura nella sua massima espressione e arrancare oggi alla ricerca di novità in grado di muovere alla stregua di periodi nei quali ai classici manco si riusciva a star dietro per l’enorme frequenza con cui venivano pubblicati, così come non lo è aver conformato le proprie aspettative idealizzando quelle sensazioni così profondamente radicate nella Storia.
Il pregio più evidente di “Life Cycles” è appunto quello di riuscire ad aprire un varco spazio/temporale in grado di riaccendere quegli stati d’animo, a conferma del fatto che occorra periodicamente tornare all’inizio del percorso per creare un nuovo punto di ripartenza, affrontando il ciclo successivo con un rinnovato carico di vigore. Determinante, nel caso in esame, la presenza di un concept intelligente e avveduto, atto a connettere ciascun pezzo di una scaletta che sviscera in vari modi tutto l’amore e il rispetto che i tre autori portano per la disciplina, creando un luogo di comfort per l’appassionato di lunga data attraverso un modo di fare Rap sicuro, essenziale, educato perfino e soprattutto autentico, misurando adeguatamente le distanze con quanto di prefabbricato dai media.
Viene dunque promossa con lode una missione per la quale contano molto bravura e intento – e per nulla il quasi anonimato o la realtà ristretta da cui si proviene. Nord1kOne giunge da un background interessante come quello di San Francisco, area nella quale è cresciuto assorbendo l’influenza musicale dei due fratelli maggiori sviluppando un’affezione per l’underground poi sfociata in una carriera basata sul perfezionamento dello stile anziché sulla ricerca di denaro facile, scegliendo il sottosuolo quale fondale più consono alla personalità posseduta. Essenziale si rivela essere l’allineamento ideologico con i due produttori dell’operazione, Mike Flips e Seize, i quali erigono un tappeto sonoro piacevole, distensivo, emozionante grazie alla frequente pesca di campioni Jazz e sonorità eteree, con qualche breve puntatina nella fantascienza e un sottofondo di offerte campionate, misurate e trattate da veri e propri intagliatori d’esperienza, ricreando – non copiando – vibrazioni in grado di scatenare ancora le sensazioni di cui sopra.
Ci si ritrova, infatti, di fronte a qualcosa di dannatamente funky, come suggerito dal sample vocale inserito nel singolo “Better Days”, dato che il giro di piano scalda più che adeguatamente l’aria e il successivo ingresso del Jazz scatena una vera e propria festa, nella quale si susseguono ritmiche accattivanti, scratch funambolici e un testo maturo che si rivolge in retrospettiva, guardando all’esistenza con la fiera consapevolezza di aver colto le speranze di un tempo in compagnia del perennemente solido El Da Sensei, sempre presente quando c’è da abbinare la sua fama in ausilio a qualcuno che, oltre al talento, privilegi l’autenticità della propria etica lavorativa. Nord1kOne (col quale El aveva realizzato l’EP “Escape The Yard”) corrisponde perfettamente a tale identikit, formando schematiche sufficientemente complesse con la forte attrattiva di un flow che non conosce pause, un approccio metrico denso e preciso nell’impacchettare sillabe prive di spazi vuoti, che richiede la costante attenzione dell’ascoltatore. Le abilità costruttive del rapper non faticano a emergere, c’è molta cura nella stesura di ritornelli che spesso si rifanno al concetto stesso del brano, come nel caso della titletrack, una delle molteplici esemplificazioni del concetto base del disco accostato a una costante ricchezza verbale, nonché uno tra i tanti beat – non ce ne sono, in realtà, che lascino minimamente a desiderare – capaci di soddisfare in pieno il palato.
Il percorso è dunque composto da barre molto riflessive anche nei momenti in cui si intende esprimere la propria egemonia al microfono, cosa che l’artista comunica con decisione ma senza rinunciare a dei modi garbati. “Lows And Highs”, oltre che ideale per essere esibita sul palcoscenico grazie al suo carattere coinvolgente, lascia completamente da parte la sfrontatezza e sottolinea tutta l’educazione Hip-Hop ricevuta, sottolineando un modo di proporsi umile e cosciente, giacché avere un microfono in mano è un privilegio e non un diritto; approccio trasmesso anche da una “Underground Vibe” meno esplosiva sul versante dei suoni, ma di pari consistenza. Ci si diverte ogni tanto a giocare con la figura del supereroe (passione che un po’ s’intuiva dall’artwork) entrando in comparazioni dal taglio sci-fi, esercizio che in “Max With The Illest” riesce particolarmente bene, a maggior ragione se il sample di tromba è di quelli tagliati egregiamente. Altre volte è la produzione a vestire quei panni e i rumori intercettati dallo Spazio, una linea di basso alla “Black Sunday” e una vibe prettamente nineties costituiscono un agglomerato ideale per rendere piatti quali “Knock Knock” tra i più gustosi a disposizione.
Visto che di ciclo vitale si parla, è quantomeno pertinente una “Throw Em Further” che illustra a ritroso le tappe principali dello sviluppo della propria diligenza artistica sopra all’ennesimo estratto Jazz di pregio, mentre l’apoteosi piena delle capacità compositive dei produttori è dimostrata in “Flow State”, fitta di elementi campionati con maestria e liricamente condotta a intreccio, coi vari protagonisti che sfoggiano un’ottima chimica (altro aspetto oggi tremendamente sottovalutato) nel parlare di sofferenze patite in passato, ricordando l’inesorabilità del trascorrere del tempo e del suo non attendere nessuno.
“Life Cycles” (esecutivamente prodotto da un certo Chuck D…) mostra il cuore dei suoi autori e colpisce positivamente quello di chi ascolta, alla ricerca di segnali di vita da parte di un genere che, a periodi, si perde tra un’infinità di uscite inadeguate o stantie. E’ un disco che viene inequivocabilmente da tempi lontani, tanto per fattura quanto per bravura e aderenza a concetti spesso desueti, pertanto chiunque avesse voglia di immergersi di nuovo in certe atmosfere qui troverà senz’altro di che abbeverarsi. Se ne parlerà inevitabilmente poco, ma è ovvio che sia uno di quei dischi da ascoltare a strettissimo giro di tempo, proprio per quella particolare magia che sa riattivare.
Tracklist
Mike Flips, Seize and Nord1kOne – Life Cycles (The SpitSLAM Record Label Group/Ruffnation Entertainment 2023)
- The Business Of Life
- Lows And Highs
- Better Days [Feat. El Da Sensei]
- Life Cycles
- Underdog Vibe
- Display A New Sound (Interlude)
- Knock Knock
- Max With The Illest
- Throw Em Further
- Path Of The Poet
- Flow State [Feat. The I.M.F.]
- All Over Again
Beatz
- Mike Flips: 1, 3, 6, 7, 8, 10, 12
- Seize: 2, 4, 5, 9
- Mike Flips and Seize: 11
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