Apollo Brown - Grandeur
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Reviewed by
Paolo HCM
VOTO (da 1 a 5)
:
3,5
Lo stato sono io; così disse Luigi XIV durante il suo periodo di sovranità in Francia, dando origine al proverbiale grandeur che lo avrebbe posto al di sopra di tutto e di tutti. In maniera provocatoria, il produttore del Michigan fa riferimento proprio al periodo di splendore del re francese sfornando il suo nuovo progetto solista: come Luigi XIV fece costruire la reggia di Versailles per avere a stretto controllo i suoi nobili, quasi a trasformarli in cortigiani e servitori, Apollo raduna sotto lo stesso suono i migliori mc's del nuovo continente. Abituati a progetti di A.B. con una sola voce al fianco (The Left, O.C. ed Hassan Mackey per citare i più riusciti), "Grandeur" si presenta proprio come un classico producer album, dove appunto la migliore nobiltá della scena è al servizio di sua maestà Apollo, il che non accadeva in sostanza dai tempi di "The Reset". Il Nostro è uno di quei produttori che nel corso degli anni è riuscito a dare una propria impronta alle numerose produzioni rilasciate, cosa non da poco in questa giungla musicale; la sua maniera di scegliere e tagliare con una precisione maniacale i sample, dando ad ogni traccia quel retrogusto Funk/Soul, a volte nella manipolazione di un solo giro di strumento, è pressoché unica e "Grandeur" dà l'ennesima conferma delle sue infinite abilità. Il disco si compone di diciannove tracce e sotto le note di Brown finiscono davvero tutti, dagli M.O.P. e Oddisee fino a Freddie Gibbs e Planet Asia, oltre ad alcuni compagni di viaggio immancabili come Ras Kass, Big Pooh e il colletivo Ugly Heroes. Il filo conduttore che collega musicalmente i vari brani è abbastanza comune e solo a volte emerge un taglio musicale diverso a seconda del rapper in questione, è il caso di "Detonate" e "Walk With Me", nelle quali Lil Fame e Vinnie Paz hanno naturalmente bisogno di cadenze più hardcore. Positivo anche il clima proposto per il triste panorama che Evidence presenta in "There's Always Radio", mentre si notano spezzoni di sonorità anni '90 sul campione di "Who's That", con Gibbs e Ragazino, e nel pezzo di chiusura assieme ai soci Verbal Kent e Red Pill. Liricamente, non si può pretendere troppo da un progetto del genere, più che altro per la sua struttura così eterogenea: emergono quindi testi meno impegnati, vedi "Neva Eva" dove comunque Skizoo e Torae forniscono una buona prova, ma assistiamo anche ad episodi più personali (la nostalgica "What You Were Lookin' For") e l'emozionante storytelling di Rasheed Chappell ("Still Stadin'"). Un lavoro di Apollo Brown è quindi difficile da bocciare, visto il talento immenso posseduto, e difatti "Grandeur" ci consegna forse uno dei migliori lavori dell'anno sotto il profilo musicale. L'impressione, però, è che il producer si sia un po' seduto sugli ottimi risultati ottenuti negli ultimi anni, tanto che chi lo segue da sempre potrebbe avvertire durante l'ascolto una forte sensazione di già sentito. Intendiamoci, l'album non ha falle gravi, il problema è che quando un progetto tanto attesa manca del tutto di novità, di sorprese, si rimane un tantino con l'amaro in bocca. Da tenere quindi in ottima considerazione, ma se siete dei fan incalliti di Brown avrete l'impressione di andare al solito bar e chiedere al solito barista... il solito. In una parola? Presuntuoso! |
TRACK LIST |
Apollo Brown - Grandeur
(Mello Music Group 2015)
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BEATZ |
All tracks produced by Apollo Brown |