The Alchemist - Russian Roulette
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Bra
VOTO (da 1 a 5)
:
3
Dopo l'India, l'Africa, il Vietnam e la Cina, tanto per richiamare qualche uscita di cui abbiamo parlato anche noi, "Russian Roulette" va ad aggiungersi alla schiera di dischi (in percettibile incremento) che focalizza la scelta dei sample in base alla loro provenienza geografica, in genere quanto più esotica possibile. Al campionatore questa volta abbiamo Alchemist, reduce, sempre per la Decon, dal "Vodka & Ayahuasca" dei Gangrene; il beatmaker californiano ricorre qui a un registro che non gli è del tutto congeniale, spesso intervenendo in minima parte sugli originali (in particolare nelle tracce strumentali) e adottando un taglio molto cinematico, quasi si trattasse di una soundtrack composta da brevi episodi (il brano più lungo supera di poco i due minuti e mezzo), spezzoni di dialoghi e una manciata di passaggi centrali. Tutto sommato è proprio la comparsa del Rap a ravvivare una sequenza che, altrimenti, fatica un bel po' ad accendersi: "Decisions Over Veal Orloff" con Action Bronson, lo slow flow di "Never Grow Up" e l'immancabile Guilty Simpson in "Kalashnikov Guns" offrono le combinazioni più interessanti di "Russian Roulette", indovinando l'abbinamento tra beat e liriche (non altrettanto, viceversa, mi sento di dire per "The Turning Point", "Oleg's Flight" e "The Kosmos Pt. 4", penalizzate da accostamenti più fiacchi). In ogni caso, il dubbio attiene alla riuscita musicale del progetto, che nei suoi momenti migliori (anche se centellinati) rende pur sempre onore al talentuoso produttore, ma che nell'insieme, pari a quarantacinque minuti, stenta a trovare una dimensione esatta, assumendo al tempo stesso i tratti di un beat tape, di una compilation e di un'ipotetica colonna sonora. A ciò si aggiunga un'analogia poco marcata con le melodie e gli strumenti della tradizione russa, il che esclude particolari somiglianze con "Chinoiseries" e affini: Prog, Rock psichedelico, un pizzico di Funk, Alchemist non si allontana troppo dalle fonti cui è solito attingere, né sembra intenzionato a preservarne un rigore puntiglioso (come quando ricorre alla voce di Dolph Lundgren/Ivan Drago, che però è di nazionalità svedese), smorzando proprio l'elemento più suggestivo degli album siffatti, il diggin' estremo. Volendo riassumere, a mio giudizio "Russian Roulette" è un disco per nulla indispensabile e non all'altezza di una carriera che ha conosciuto ben altri risultati, perciò riprovaci ancora Alan, magari tentando strade che meriterebbero esplorazioni parecchio minuziose (te ne suggerisco subito una: l'enorme produzione Library italiana). |
TRACK LIST |
The Alchemist - Russian Roulette
(Decon 2012)
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BEATZ |
All tracks produced by The Alchemist |