Alterbeats - The French Revolution
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Reviewed by
Jonathan
VOTO (da 1 a 5)
:
3,5
Per chi non l'avesse già capito, io sono assolutamente contro tutti i progetti che prevedano più di due mc's e un solo produttore (o un ridotto team di produttori), e in particolar modo mal digerisco le compile. Ancora meno riesco ad ascoltare un album di rapper americani annoiati su produzioni europee in cerca di gloria e fama a suon di dobloni. Ovviamente la mia paperinesca sfortuna mi porta sempre a incappare bimestralmente in almeno uno di tali prodotti - probabilmente è il karma a decidere per me. Per qualche strano motivo, questa volta la situazione è un po' più rosea di quanto temessi e "The French Revolution", prodotto dal francese Alterbeats (del collettivo Alterprod), è un disco che si lascia ascoltare senza particolari insoddisfazioni. Gli mc's chiamati a partecipare sono davvero moltissimi e alcuni sono decisamente degli ospiti prestigiosi, come ad esempio i veterani Sadat X e A.G., altri sono meno noti ma ugualmente a loro agio sulle produzioni del beatmaker. Di rivoluzionario, va detto, non c'è poi molto, se non l'assenza (da me gradita) di rapper francesi, evitando quindi atmosfere da banlieue che piacciono ad alcuni e annoiano altri (sono uno di questi). I suoni non mirano a nulla di particolarmente innovativo, anche se spesso si evita la strada più convenzionale, preferendo una maggiore ricerca a livello di struttura del ritmo (nulla di fantascientifico, comunque, ma se date un ascolto a tracce quali "TV Screen" o la non proprio riuscitissima "The Nod", converrete anche voi che non si tratta del boom bap più classico - certo, la seconda è una tamarrata...). Insomma, le atmosfere non sono male ma, come già detto, siamo di fronte al problema che la rivoluzione arriva con qualche annetto di ritardo rispetto agli States e al Regno Unito (la Francia ha dei grossi problemi da questo punto di vista, se mi è consentito, ma la mia è un'impressione basata su massacranti viaggi in macchina di un amico che ascolta quasi solo Rap francese che suona come roba americana dei tardi anni novanta). Si distinguono per intelligenza e gusto nella scelta e gestione dei sample le ottime "Fast Lane", squisitamente jazzata e malinconica, e "International Juggernaut" (è un violoncello quel suono lì? Non male il modo in cui si amalgama col resto del beat). Il punto centrale è che non mi sembra di riconoscere uno stile proprio, ma che si cerchi di far bene qualcosa che già piace a molti, e ciò abbassa il mio giudizio di parecchio. Restano, in compenso, le buone performance dei rapper americani (una domanda leggermente tendenziosa: si tratta di una generale apertura mentale da parte di tutti questi artisti che si riscoprono filantropi o da qualche parte è diventata prassi cambiare euro in dollari e rimpinguare il conto dell'artista di turno?), tendenzialmente in linea coi beat, con qualche urlo di troppo ogni tanto, ma nulla di imperdonabile. Volete i nomi di chi si dimostra particolarmente a suo agio sulle composizioni di Alterbeats? A mio parere Sadat X, Verbal Kent e Chief Kamachi. Non un album fondamentale, quindi, ma nemmeno da evitare a tutti i costi. Se volete un disco europeo con degli mc's fighi ascoltatevi "Rapping With Paul White", che è ancora lì sul mio podio; tutto il resto si assesta sempre su un livello gravitante attorno alla sufficienza. |
TRACK LIST |
Alterbeats - The French Revolution
(Alterprod 2012)
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BEATZ |
All tracks produced by Alterbeats |
SCRATCH |
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