ANTI-POP CONSORTIUM - FLUORESCENT BLACK
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VOTO (da 1 a 5)
:
3,5
Anti-Pop Consortium: più di un nome, una dichiarazione d'intenti. Ce li eravamo quasi dimenticati dopo il loro scioglimento nel 2002, anno del bellissimo "Antipop Vs. Matthew Shipp", ed ora, 2009, si fanno risentire su un disco a due anni dalla loro reunion con questo "Fluorescent Black", titolo enigmatico che in due parole rievoca quanto gli APC hanno costruito musicalmente nella loro ormai decennale carriera. Sfogate le esigenze soliste, Beans, M. Sayyid ed High Priest aggiungono stabilmente al trio Earl Blaize, ora membro a tutti gli effetti della cooperativa che da anni si impegna a spegnere con forza la radio urlando vaffanculo ogni volta che si presenta l'occasione. Gli APC, fin dal loro esordio, si sono imposti chiaramente (a partire proprio dal nome) come un collettivo deciso ad abbattere definitivamente tutto ciò che poteva essere definito commerciale, coniugando liriche intricate ad Elettronica minimalista, fredda e senza cuore. C'è però da chiedersi se il ritorno degli Anti-Pop avvenga nel momento più adatto. Viviamo in un'epoca che musicalmente offre più niente che poco ai piani alti, un'epoca nella quale, per essere Anti-Pop, devi darti al Folk o al Country, un'epoca in cui essere Pop è decisamente un'offesa, un'epoca nella quale l'Elettronica sta esaurendo malamente tutte le sue possibilità. E per un gruppo che ha sempre proposto un Hip-Hop contaminato spesso e volentieri da cenni di Techno e IDM, sbandierando al contempo la propria avversione al Pop, reinserirsi in un ambiente come quello indipendente, del quale ha sempre fatto parte ma che probabilmente è anche molto più duro da reggere rispetto a quello mainstream dove, bene o male, ci passa tutto, potrebbe non essere facile. Ma siccome gli Anti-Pop sono da anni un culto, uno dei gruppi più coraggiosi, ma allo stesso tempo saldamente ancorati alle loro radici, nella storia di questo genere, qualsiasi cosa vogliano proporre sarà ben accetta. E allora avremo varie concessioni alla club-music (che non hanno mai rinnegato, attenzione) come in "Lay Me Down" (escludendo l'assurdo intro), "C Thru You", smaccatamente technoide, nel singolone "Volcano", che con il suo ritornello e il suo ritmo si presenta seriamente rivolto al dancefloor, nella cantilena e nel vocoder di "Solution" e nell'Electro di "NY To Tokyo", dove troviamo un boss della Big Dada come Roots Manuva. Nulla di male, affatto, ma ripeto: in un periodo come questo, tracce come quelle sopraccitate non appaiono così Anti-Pop. Ma ci sono anche alcune cose che faranno felici i vecchi estimatori del Consorzio come "New Jack Exterminator", "Reflections", i cui ultimi quaranta secondi costituiscono veramente il massimo del disco, "Shine", la minacciosa "Timpani", "SuperUnfrontable", l'elettrica (ma no) "Born Electric" e la violentissima "Dragonov". La qualità proposta dagli APC è come sempre altissima, Beans, Sayyid e Priest sono dei maestri del Rap e Blaize è un produttore concreto che non si perde in virtuosismi. La prima impressione del nostro orecchio rovinato dalle radio che pompano 24 su 24 sempre la stessa merda ovunque tu vada, è che la proposta musicale degli APC non sia più sconvolgente come una volta e che certe sonorità ora ci appaiano più familiari. Ciò non vuol dire che il gruppo si sia dato al Crunk, ma solo che certe soluzioni adottate in "Fluorescent Black" possono piacere anche ad un orecchio non allenato. Questo non è un male per me, non so se sia un male per gli Anti-Pop Consortium e francamente neanche mi interessa. Basta con le elités, levatevi i pregiudizi che vi si creano quando sentite il clap di una TR-808 e allacciatevi le cinture, il Consorzio Anti Pop è tornato. |
TRACK LIST |
Anti-Pop Consortium - Fluorescent Black
(Big Dada Recordings 2009)
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BEATZ |
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