ALEX ANTONOV - FREI
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Reviewed by Riccardo Orlandi
Quello di Alex Antonov è un disco difficile. Non a livello concettuale - in quel caso sarebbe un pregio - ma dal punto di vista più elementare possibile: molto spesso, non si capisce assolutamente quale sia il tema, il messaggio o, più banalmente, il contenuto dei pezzi. Chiariamo: apprezzo moltissimo i dischi in cui viene solleticato il pensiero, l'interpretazione, dove nei testi ci sono vari livelli di lettura o rimandi simbolici, ma non trovo gusto nel, semplicemente, non capire cosa mi stia dicendo il pezzo in questione a causa della scrittura non chiara. C'è da dire, in ogni caso, che "FREI" non si uniforma alla massa informe delle produzioni indipendenti di tanti mc's esordienti, impantanati tra imitazioni pedisseque ed autobiografismo d'accatto. L'estro anticonformista - si parla di anticonformismo sincero, non certe scelte di costume che si vedono di tanto in tanto - è ammirevole e gratificante, ed è evidente sin dalla tracklist, ricolma di titoli enigmatici e allusivi. Il piglio campagnolo, poi (vedi "Il digestivo dei Caruggi", o <<io rappresento la gente della contea del "belin, mea">>), in quanto totalmente anticonformista, è assolutamente da accogliere a braccia aperte, in una scena in cui sembra che i modelli di rapper possano essere soltanto quei tre o quattro, ormai ingessati in imitazioni di facciata, senza lasciare spazio alla personalità individuale. Insomma, sembra che uno dei versi di "Affresco", uno dei pezzi più riusciti, vada preso alla lettera: <<so io che vuol dire 'sta merda/fatti la tua idea>>. Certo, una volta superato lo step dell'impatto tecnico ci si trova di fronte alle difficoltà di cui si parlava, ma non si può affatto dire che il primo ascolto delle liriche di Alex Antonov lasci indifferenti. Dal punto di vista della tecnica fonetica, infatti, il risultato è strabiliante: lo studio dell'incastro lessicale è accurato e porta ad un continuo flusso di suono quasi ipnotico. Soltanto per fare un esempio: <<...tipo donna nel periodo post-parto, cosparso/guardo Lost calmo, con in mano un toast caldo>>. Questa ostilità del disco nel rivelare all'ascoltatore il senso di una parte delle tracce risulta ancora più fastidiosa se pensiamo che, quando si riesce a intravedere un filo logico o un barlume di messaggio, le emozioni sono garantite: andate ad ascoltarvi "Bambino", che, oltre ad avere un beat da urlo, è uno dei pezzi più emotivamente coinvolgenti dell'album, o il flusso di coscienza di "Affresco" e la paranoia claustrofobica di "Psicologia telefonica". Un ultimo appunto: Alex Antonov merita un plauso per la scelta radicale di rimare soltanto su beat vecchio stile, con un sample essenziale e un giro di batteria bello spesso, arrangiati senza troppe pretese sintetiche, ma mai senza una certa attenzione ai dettagli. Insomma, la qualità c'è ed è tanta: la tecnica è esteticamente ineccepibile (averne di emergenti che scrivono così!), le produzioni sono un vero e proprio nirvana per chi ama i ritmi della vecchia scuola, la personalità è originale, bizzarra e insolita, la capacità di scrivere in maniera spiritosa è pari a quella di rovistare tra le emozioni. Basterebbe un accurato lavoro di ripulitura della scrittura, uno sforzo nella direzione della chiarezza, e avremmo tra le mani una promessa che sarebbe doveroso tenere d'occhio. |
TRACK LIST |
Alex Antonov - FREI
(La Blatta Produssioni 2010)
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BEATZ |
Tutte le produzioni di Roggy Luciano tranne per le tracce #1, #3, #11, #13 e #16 di Erma |