Apollo Brown & Ras Kass - Blasphemy
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Reviewed by
li9uidsnake
VOTO (da 1 a 5)
:
4,5
Dirlo ora potrà sembrare quanto mai scontato, ma io me lo sentivo! Sentivo che doveva esserci qualcosa sotto quando, qualche mese fa, mi sono ritrovato ad osservare Ras Kass, in compagnia di yU, Apollo Brown e una manciata di altri mc's dei quali ora mi sfuggono volto e nome, intento a snocciolare rime nel più classico lunchroom Rap style attorno a un tavolino immerso nel verde di un suggestivo parco newyorkese; mai, però, mi sarei aspettato così tanto. "Blasphemy" è il tanto agognato appuntamento che il liricista di Carson si è visto costretto a rinviare per ben diciotto anni, intrappolato dalle spietate meccaniche dell'industria (<<Twelve years a slave, twenty years a spitter>>) che, in corrispondenza di una serie di vicissitudini causate da un caratterino non proprio docile, lo hanno di fatto relegato in un limbo privo di luce da tre lustri a questa parte. Poi, finalmente, la libertà; e con essa la fame. Una fame che solo Apollo Brown ha saputo saziare a dovere, sviscerando campioni con la sua abituale maestria e andando a reimpastarli a rullanti che non è esagerato definire sismici, ottenendo quel genere di prelibatezze sonore che farebbero sbavare ogni mc degno di questo nome. La penna di Ras Kass in "Blasphemy" è rovente e le scintille che ne scaturiscono vanno ad incendiare tutto ciò con cui entrano in contatto: l'epica "How To Kill God" è una crociata lirica volta ad additare culti religiosi e cieco bigottismo quali principali mandanti del suddetto deicidio, mentre "Deliver Us From Evil", solenne e celestiale, vede Ras Kass dedicare il proprio sermone all'indebolimento spirituale che sta corrodendo l'anima della società moderna (<<All I want for Christmas is a big booty whore/a Maybach coupe and a Playstation 4/praise the Lord>>). Chi lo conosce sa bene che in materia di storia e religione il pensiero di Ras Kass si è sempre collocato su posizioni ideologiche piuttosto estreme (ricordate "Nature Of The Threat" e "Interview With A Vampire"?), posizioni che chiunque può o meno condividere, ma che hanno il pregio di stimolare il ragionamento, ponendo nella condizione di pensare attivamente a quanto si sta ascoltando. Al di là delle prestazioni tecniche del duo, però, è l'equilibrio fra tematiche l'altro grande punto di forza del disco. Dall'autoanalisi ("Please Don't Let Me"), allo storytelling a luci rosse di "Francine" (il cui ritornello è forse l'unico anello debole dell'intero album), passando per accorati tributi ("Bon Voyage"), posse cut tiratissime ("Giraffe Pussy", "Drink Irish") e brani destinati a rimanere nella storia (i due singoli, "H2O" ed "Humble Pi", sono la gioia dei sensi scolpita su un pentagramma), Ras Kass rimescola costantemente le carte in gioco, riuscendo a mantenere alta l'asticella anche quando i contenuti si fanno più leggeri e frivoli ("Strawberry"). Insomma, dopo anni passati a vergare strumentali di anonima fattura, le rime di Ras Kass hanno finalmente trovato nei beat del prodigio di Detroit il cavallo di Troia ideale per rientrare con la dovuta prepotenza nei confini della scena che conta. Meglio tardi che mai; ora, però, vediamo di rimanerci! |
TRACK LIST |
Apollo Brown & Ras Kass - Blasphemy
(Mello Music Group 2014)
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BEATZ |
All tracks produced by Apollo Brown |