BLOODY MONK CONSORTIUM - BLOODSHED
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Reviewed by
Cazza
VOTO (da 1 a 5)
:
4
Qualche mese fa vi ho segnalato un album molto interessante che, da un certo punto di vista, poteva rappresentare la rinascita del Rap horrorcore come non lo si sentiva da parecchio tempo - tanto per capirci, dai tempi degli esordi e primi dischi di Necro e compagni; ricordo di aver detto che quell'album (Bloodline, "Let The Blood Spill") non aveva nulla da invidiare alle uscite Psycho+Logical e, anzi, brillava per una carica più underground e hardcore. Bene, i Bloody Monk Consortium hanno portato il concetto al livello successivo. Come ogni gruppo amante delle tematiche splatter e truculente non poteva mancare il riferimento al sangue all'interno del nome, ma ciò che spiazza è l'atmosfera che si respira per tutte le 21 tracce dell'album, intitolato "Bloodshed". Se Freddy Krueger avesse ascoltato musica Rap, sono certo che avrebbe posseduto tutta la discografia dei Bloody Monk e ai concerti si sarebbe messo in prima fila con la maglietta del gruppo, come una vera groupie. Leeroy Destroy e LABAL-S mettono assieme un album che tocca le vette dell'oscuro e del diabolico, scatenandosi con rime al veleno e ricche di rimandi satanici, mistici e violenti, condendo il tutto con due flow e due vocine estremamente penetranti e perfettamente adatte a questo tripudio di horror. Le produzioni musicali rimandano al sound degli anni '90 e risentono, indubbiamente, di Necro come dei primi Gravediggaz; ogni traccia è ricca di batterie sorrette da bassi grassi che ti avvolgono, ti catturano e ti trasportano in un mondo ultraterreno, dove l'insieme di archi, ottoni oscuri, campioni provenienti dalla cinematografia horror e qualche synth danno il colpo finale, aprendo definitivamente lo stargate per il regno del mistero, dove a regnare è oscurità e violenza. Non è certamente l'album che ascoltereste nella serata tipo con la vostra fidanzata, ma la carica che l'album riesce a comunicare è disarmante. Ok, niente di particolarmente innovativo e rivoluzionario, ma onestamente me ne frego e mi godo uno dei pochi album che recentemente mi ha veramente colpito: il repeat è assicurato. A stendere il tappeto musicale ci pensano una serie di produttori, per lo più sconosciuti, che però se la cavano egregiamente, dimostrando come l'unione d'intenti sia prioritaria per i Bloody Monk; tutte le produzioni, infatti, si incastrano alla perfezione l'una con l'altra, ma il vero tocco di classe è lasciato, in metà dei beat, dall'apocalittico Lex Luger, che dipinge capolavori in ogni episodio in cui si trova coinvolto ("Blood Letter" è l'apoteosi), trovandosi nel ruolo del pastore con le sue pecorelle. I due guerrieri sono sostenuti nella loro guerra brutale da una serie di comparse di tutto rispetto: PH (Pumpkinhead), LoDeck, C-Rayz Walz e Pacewon contribuiscono alle sorti dell'album dal punto di vista delle liriche, fornendo quella sana dose di varietà che in un album di settantadue minuti non guasta mai. Inutile sarebbe sottolineare la migliore fattura di alcune canzoni rispetto ad altre, "Bloodshed" è un macigno da gustarsi tutto di filato e senza respirare; l'unica controindicazione è per tutti coloro che hanno il cuore troppo debole o che temono l'oscurità: l'ascolto prolungato potrebbe indurre tachicardia ed incubi notturni di ogni genere. |
TRACK LIST |
Bloody Monk Consortium - Bloodshed
(Bloody Monk Consortium 2011)
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BEATZ |
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SCRATCH |
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