Blackalicious - Imani Vol. 1
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Bra
VOTO (da 1 a 5)
:
4
Quando esordisci con un EP che promette faville ("Melodica"), sganci una mina come "NIA" e raggiungi la bellezza abbagliante, perfino commovente, di "Blazing Arrow", non è semplice conservare lo spirito e l'energia che hanno reso possibili circa dieci anni di ottima musica; "The Craft", operazione godibile pur se non memorabile (il nostro Al-X lo definì vagamente stucchevole, io oggi ne sottoscrivo in pieno la sintesi), interruppe infatti l'esperienza dei Blackalicious e spalancò la strada alle rispettive carriere soliste di Gift Of Gab (tre uscite piuttosto divergenti e la breve parentesi The Mighty Underdogs) e Chief Xcel (poche apparizioni, per la verità). Trascorsi altri dieci anni esatti, il gruppo ritrova la chimica di un tempo e si lancia addirittura in una trilogia il cui filo conduttore è il termine swahili imani (cioè fede), vero e proprio mantra che emerge più volte durante l'ascolto di questo "Vol. 1" secondo modalità già presenti in "NIA" e "Blazing Arrow". Invece che ripetere gli errori (scusabili, sia chiaro) commessi per "The Craft", Timothy e Xavier rinunciano a qualche ricamo di troppo e snelliscono una formula qui proposta nelle sue coordinate essenziali, groove rotondi e Rap di eccellente qualità, il tutto in una tracklist di un'ora che ai due protagonisti affianca diverse voci ai cori (Vursatyl e JUMBO non potevano mancare) e un corposo ensemble impiegato per la sezione strumentale (Timothy Armstrong ai synth, Teak Underdue al basso, Ian McDonald alle chitarre e via a seguire). Per dirla con grande spontaneità, di pancia, "Imani" sprigiona quel genere di vibrazioni che mi rendono felice di aver incontrato l'Hip-Hop e ciò si deve, prima che alle singole performance dell'mc e del beatmaker, alla precisa armonia che combina la miriade di spunti presenti tra le sedici tracce (più interludi): il tema afrocentrico, lo spoken word ("Faith"), gli arrangiamenti minuziosi, una sottile spiritualità, il messaggio visibilmente positivo (GOG ha sofferto di insufficienza renale e l'esperienza sembra averlo convinto a guardare la vita con serenità e speranza), le profonde radici black della produzione e i tanti pregi della dimensione lirica tracciano il profilo di un disco denso ma mai ampolloso, articolato eppure immediato, leggero (non easy, è ovvio). Spostandoci dall'insieme al dettaglio, l'interesse si focalizza sul Funk robusto di "Blacka" e quello vagamente anni '80 di "Inspired By", la fiducia incondizionata di "The Sun", i morbidi pianoforti di "Escape" e "Twist Of Time", l'orgoglio di "Ashes To Ashes" (<<I was born to murder your Rap, black/alerted to that fact/you're certain to have crap>> - sulle rime doppie e interne di Gab è inutile dilungarsi, sappiamo di avere a che fare con un autentico mostro), i racconti familiari di "Love's Gonna Save The Day", la nostalgia di "That Night", l'allegria riconciliante di "We Did It Again" e il mood squisitamente Quannum di "Alpha And Omega". Manca - e si nota - un brano in grado di competere con "Deception" o "Chemical Calisthenics", né si può dire che "Imani Vol. 1" sia un album memorabile, epocale, perfetto; si tratta, piuttosto, di un ritorno apprezzabile, oltre che all'altezza di una carriera di grande pregio, una prova intensa, significativa e confortante, vista l'annata non certo ricca di delizie. Never let life's troubles block your flow... Have faith and get where you're trying to go. |
TRACK LIST |
Blackalicious - Imani Vol. 1
(OGM Recordings 2015)
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BEATZ |
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