Immagino che molti conoscano una
canzone chiamata "Imaginary Places" e abbiano presente di cosa sia capace il
signor Regan Farquhar
quando fa vibrare la laringe e mette in moto i muscoli linguali. Quando si
parla di Busdriver non si
parla di un mc qualsiasi, né
come tecnica, né come atteggiamento: è
semplicemente l'Ornette Coleman
del microfono. Sì, perché parlare di Busdriver è
come parlare di un jazzista e ciò che lo rende un
rapper straordinario, diverso da tutti gli altri, è la sua geniale capacità
di guardare il beat da una prospettiva differente rispetto a tutti gli altri.
Se per la maggiore il beat è relegato a mero supporto ritmico per l'mc monocorde di turno,
l'approccio di Busdriver è votato anche alla
valorizzazione dell'aspetto melodico di quest'ultimo.
Per comprendere meglio quanto ho appena detto basta ascoltare la solita
"Imaginary Places";
a campionare un motivetto come
la
"Suite per Orchestra n.2
in Si Minore" di Bach,
che chissà quante volte abbiamo fischiettato, e i
"Capricci per Violino" di Paganini si può
scadere facilmente nel ridicolo, ma sia il produttore Paris Zax, sia il Dj D-Styles (pauroso) e soprattutto Busdriver,
il cui intento è quello di riprodurre la melodia del compositore austriaco
attraverso il suo flow supersonico (dando per
scontata la ritmica), riescono a rendere il tutto una gemma di orecchiabilità
unica nel suo genere. Vero che la maggior parte di quegli
mc's che rappano in
doppio tempo sono delle macchiette che lo fanno per apparire più capaci di
quanto siano in realtà, ma qui si parla di Busdriver,
si parla di un jazzista, e spesso il suo rap-delivery
è puro be-bop ("Idle Chatter", "Jazz Fingers");
va su, va giù, accelera, rallenta, perde il tempo, lo riaggancia, canticchia,
rappa-canticchiando. Difficile trovare qualcuno che
gli tenga testa, probabilmente dovremmo uscire
dall'ambito Hip-Hop e dissotterrare il buon Charlie Parker. E' ancora più
interessante notare come, nonostante ci troviamo di fronte ad uno degli mc's più cerebrali
(tecnicamente ma non tematicamente) di sempre, il
risultato sia assolutamente ascoltabile anche ai profani del genere, vuoi
perché
il fine primo dell'mc di Los Angeles è la
musicalità del Rap (cosa che pochi professano),
vuoi perché le sue liriche sono un concentrato esplosivo di ironia, comicità
e non-sense, vuoi perché il signor Busdriver, sempre critico verso qualsiasi scena Hip-Hop, mainstream o
underground, non si perde in poesie ed
esistenzialismi pretenziosi che non fanno proprio parte del suo personaggio. Ma poi pensate a quanto è difficile far ridere con il Rap senza scadere nel demenziale (e sarebbe stato facile
in un pezzo come "Imaginary Places") e a come, spesso, per molti sia più facile
improvvisarsi dei poeti che vivono vite emozionalmente
travagliate. Invece Busdriver sa far ridere
(ma anche pensare con una risata come i migliori comici) e dalla sua parte ha
un talento che metterebbe in soggezione chiunque, unito a
una massiccia dose di buon gusto musicale, che per la maggiore si esprime
nella persona di Daddy Kev,
anche lui atipico jazzista ma del campionatore, compagno
ideale di Farquhar. Non vi basta, eh? Immagino
vogliate il solito elenco di tracce, questa è bellissima, questa
non è male, questa così così eccetera eccetera, bè non lo farò visto che vi ho dato un bel po' di motivi
per ascoltare questo disco e poi perché se avevate già ascoltato "Imaginary Places", magari
giocando a "Tony
Hawk's
Underground", e non siete corsi a procurarvi nulla dell'mc in questione siete dei cretini e se invece non ne
eravate a conoscenza prima di questa recensione e non avete ancora ascoltato
"Imaginary Places"
un paio di volte prima di arrivare a questa riga siete dei cretini doppi, primo
perché vi perdete un gran pezzo, secondo perché vanificate il mio
lavoro. P.S. Se qualcuno prima o poi oserà dirvi una
frase come bleah, il Rap, come fai a sentire uno che parla sopra lo stesso
ritmo?, picchiatelo a morte con "Temporary
Forever" e poi fateglielo sentire. |