Caduta Libera - Revoluçion - La rivolta
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Reviewed by Mr. Bushdoc
Secondo album ufficiale per Libba e Delgado, rapper romani che dal 2008 formano i Caduta Libera e che per l'etichetta Ai Town già pubblicarono, nel 2013, il loro primo lavoro ufficiale: "Conspiracy - Il complotto". Di "Revoluçion - La rivolta" direi subito che rispecchia lo spirito del tempo del Rap italiano, uniformandosi perfettamente all'underground più in vista della scena. Di conseguenza, non ascolterete niente di innovativo in senso stretto: solito (se sia un bene o un male dipende dai gusti, per me oramai è diventato un male) Rap da battaglia, critica sociale più o meno esplicita e più o meno incisiva, retorica del sacrificio, racconti autobiografici. In ogni caso, i pezzi di qualità ci sono e ci tornerò dopo. Voglio infatti mettere in evidenza i punti deboli del disco. Anzitutto l'eccessiva autocelebrazione per cui oramai non so più che dire. Brain una volta ha rappato <<la tua autocelebrazione a me sa d'autoerotismo>> e sento di allinearmici. In secondo luogo, una considerazione che riguarda tanto i Caduta Libera quanto praticamente tutti gli mc's italiani: ognuno di noi è un ascoltatore di Rap, quindi si presuppone una conoscenza minima del genere, della sua storia, delle canzoni, ecc... Ora, com'è possibile che il 99,9% di chi fa, o pensa di fare, critica sociale ripropone le solite tre/quattro cose ultrasuperficiali che oramai viaggiano nei testi italiani da vent'anni a questa parte? Che senso ha ripetere quelle stesse cose senza mai problematizzarle? Il disco ne è pieno. Non chiedo una vera e propria pars costruens (e non mi sogno di chiedere i lampi di profonda acutezza - coi momenti, finalmente, anche autocritici - dell'ultimo Kendrick Lamar, per esempio), ma almeno una pars destruens degna di questo nome. Spingere i soliti concetti senza arricchirli di nuove sfumature è 1) infinitamente improduttivo dal punto di vista musicale/artistico, e 2) dannoso dal punto di vista del potenziale di rottura dei suddetti concetti, destinati a sbiadire e diventare vettori comunicativi vuoti, puramente retorici e limitanti. Forse ho scritto anche troppo su quest'argomento, ma basta ascoltare la differenza di qualità, vivacità e capacità di penetrazione tra le strofe dei CL e quelle di Kento e Lucci per cogliere in un istante ciò che intendo. Detto questo, passiamo alle cose buone di "Revoluçion". Per cominciare, le atmosfere dell'album. Al netto delle cose scritte sopra, le paure di "I'm afraid of", l'impellenza di "Ac100 KM", il Rap motivazionale di "Rise up", la cupezza di "Figli della Luna" e la malinconia di "Vittime del tempo" (di gran lunga la traccia migliore delle presenti e unico frangente in qualche modo originale) riescono a trasportare l'ascoltatore nelle visioni dei due rapper. Merito, in primo luogo, di interpretazione e flow di questi ultimi (a fronte, in ogni caso, di una tecnica senza infamia né lodi e di una pronuncia da migliorare); in secondo luogo delle basi, grazie a Mr. Phil, Fama (per "Ac100 KM" e "Figli della Luna"), StevenOne ("Rise up"), Brasca e lo stesso Delgado (eccezionale il beat lentissimo di "Vittime del tempo"); in terzo luogo, di alcune collaborazioni: oltre ai già citati Lucci e Kento, fanno il loro Debbit (flow piacevolissimo), Chikey Realeza (intensissimo) e Krystal - meglio soprassedere su Suarez e sull'ennesimo riferimento a Gianni Morandi e alla coprofagia, oramai se ne sente uno al mese ed è interessante notare come l'incapacità di proporre cose originali si ripercuota anche sulle cazzate. Per concludere, ritengo che ciò che c'è di positivo in questo secondo album dei Caduta Libera non sia comunque in grado di rimediare alla mancanza di originalità, consistenza e complessità che ne mina irrimediabilmente l'insieme. |
TRACK LIST |
Caduta Libera - Revoluçion - La rivolta
(Ai Town 2015)
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BEATZ |
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SCRATCH |
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