CANEDA - LA FARFALLA DALLE ALI BAGNATE
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Reviewed by Riccardo Orlandi
Caneda appartiene a quella categoria di rapper che, sull'onda di una non meglio precisata volontà anticonformista, ha deciso di abbandonare rime da battaglia, spocchia da strada ed autocelebrazioni strettamente Hop-Hop per darsi all'introspezione e alla messa in rima dei propri sentimenti. Volontà legittima, non c'è da obbiettare, ma tutto dipende da come queste buone intenzioni vengono portate avanti. Se si valutasse questo disco, o uno qualunque dei due precedenti, con il quale va a formare un'ideale trilogia, senza dare peso ai testi, concentrandosi soltanto su aspetti esteriori, dovremmo gridare al capolavoro. La grafica è buona; le basi belle spesse e varie, arrangiate superbamente (Marco Zangirolami ha il potere di tramutare in una bomba ogni produzione che tocca) e arricchite da strumenti suonati; la tracklist lascia presagire, con i titoli citazionisti e malinconici, una ventata di originale introspezione; la voce ruggente, imperiosa e sofferente di Caneda è una delle più calde ed emozionanti passate sopra un beat italiano. Tutto questo, purtroppo, non è altro che la cornice estetica per quello che sarebbe potuto essere un capolavoro ma che, a causa della povertà - per non dire ridicolaggine - delle liriche, sfiora il comico. Perché è ormai chiaro che sta proprio lì, nei testi, il problema. Sembra il caso di ricordare che non esiste arte in cui basti essere sensibili per riuscire con buoni risultati: il sentimento può esserci - e quando c'è si rischiano sì i capolavori - ma senza una capacità artigianale, senza padroneggiare gli strumenti tecnici, non ci si muove. Quello che la gran parte dei rapper in Italia sembra fare una grande fatica a capire è che, oltre alla doverosa volontà di staccarsi dai cliché imperanti e dalle stereotipazioni proprie del mondo del Rap, si dovrebbe, prima di tutto, avvertire la necessità di darsi una solida base tecnica - in altre parole, di imparare a scrivere. Non parlo soltanto di tecnica fonetica, di varietà metrica, di ricerca delle rime, ma anche di originalità tematica e di capacità immaginativa. Caneda è - ahimè - radicalmente privo di tutto questo. I buoni propositi che emergevano dalla tracklist, presenti al livello delle idee che ispirano certi pezzi (il cortocircuito tra presente e passato del pezzo su Jesse James, la malinconia di "Titoli di coda"), sono letteralmente assassinati da una povertà lessicale imbarazzante e da un flow tragicamente sterile, incapace di infilare una coppia di rime nuove, una figura di suono in mezzo ad un verso, una metrica diversa dalle precedenti. La scena italiana - ma ovviamente si parla dell'underground - è stracolma di rapper che hanno abdicato all'idea di diventare mc's di cartapesta e che sanno percorrere strade, sia stilistiche che tematiche, nuove. Tentare di essere innovatori o anticonformisti a tutti i costi, senza avere le competenze tecniche per farlo, porta, puntualmente, a conseguenze tragiche, e questo disco non fa che riconfermarlo. |
TRACK LIST |
Caneda - La farfalla dalle ali bagnate
(Autoproduzione 2009)
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BEATZ |
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