Dirt Platoon - Bare Face Robbery
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
:
3,5
Ascoltando i Dirt Platoon in azione si finisce col pensare spesso al concetto di conservazione di un certo tipo di Hip-Hop. Autodefinitisi il gruppo più hardcore di Baltimore, i fratelli Raf Almighty e Snook Da Crook sono perfettamente riconducibili (come diciamo spesso: fatte le dovute proporzioni) a realtà che in passato hanno partorito dei classici newyorkesi, visto il loro proporsi similarmente a team quali M.O.P., i gruppi del Boot Camp Clik e Capone-N-Noreaga, non a caso tutte formazioni composte da un duo di mc's con stili tra loro contrastanti accomunate da una produzione scura, scarna e claustrofobica (almeno agli esordi) e dai numerosi paralleli proposti tra il ghetto e la guerra, con tutti i riferimenti militari del caso. Benvenuti dunque a Baltimore, Maryland, altro luogo poco ospitale nel quale se finite nella strada sbagliata diventate istantaneamente un bersaglio e dove la necessità di sopravvivere per mezzo dell'illegalità non è certo differente rispetto a tanti altri luoghi più noti ai fan dell'Hip Hop più estremo. Argomento, questo, che non interesserà certo tutti quegli avventori di musichetta lucidata che spacciano oggi per Rap, ma che fortunatamente etichette come la Effiscienz, attuale casa dei Nostri nata quattro anni fa e con base a Parigi, si è ripromessa di promuovere occupandosi solo ed esclusivamente di artisti statunitensi capaci di fornire un certo grado di attendibilità. E la credibilità i Dirt Platoon se la sono guadagnata dopo anni di semianonimato (sono attivi dal 2002!) e un numero di progetti precedenti a questo giunto alla doppia cifra, se si comprendono album distribuiti solo a livello locale, mixtape, EP e progetti solisti, con la Effiscienz che entra definitivamente nella vita del gruppo nel 2011 affidandogli un team produttivo ben organizzato e già collaudato. E questo è un aspetto che porta vantaggi tangibili all'operato finale, perché due delle considerazioni che emergono subito riguardano l'assenza anche di un solo beat mediocre e la coerenza della produzione con lo stile rude del duo. Dj Brans e Fel Sweetenberg (assieme a Dj Djaz, che fornisce ottimi scratch) rappresentano i nomi noti di questa cerchia e non a caso sono i firmatari del pacchetto di tracce più consistente del disco. Le trame sonore utilizzate dai due detengono il minimo comune denominatore della durezza nelle batterie, del rullante secco e della cassa potente, mentre a cambiare sono le due differenti nature di estrazione del sample, con Brans più portato all'inserimento della melodia (le ottime "Garbage Can" ed "Emotions") e Sweetenberg preso da soluzioni più cupe e campioni Soul rallentati, con una preferenza generale per archi e pianoforti ("Killing Machines"). I Dirt Platoon non sono il tipo di mc's che sorprenda con chissà quali astuzie metriche, il loro è uno stile lirico molto diretto, che utilizza il linguaggio crudo della strada senza tanto ricamarci attorno, gli episodi descritti ricordano solo violenza, degrado e criminalità, alternandovi un paio di pezzi dedicati all'integrità artistica. A livello tematico c'è più di un passaggio convincente nella stesura, vengono in mente "Emotions", addolcita dal loop di flauto, un solo di Raf Almighty che racconta tre differenti situazioni congiunte dalla morale comune; "Inmate" parla con grande intensità della vita in carcere; "View From The Bottom" e il suo beat d'assalto rappresentano molto bene il punto di vista di chi non ha nulla da perdere, usufruendo del riferimento locale (<<I came from Pennsylvania Ave with no cares/that I'll leave this cold ass world with no hairs>>). Diverse altre tracce trasmettono un'energia a dir poco esplosiva, "Our House" è una bomba pronta a detonare nella quale i due parlano a modo loro del proprio territorio di provenienza sopra un beat deliziosamente claustrofobico (basso adagiato sul sample di piano oscuro + fiato spezzato, il tutto loopato ogni due barre = goduria totale) che fa desiderare un video girato in una qualsiasi costruzione abbandonata, "Weep" è tanto realistica quanto spietata (ma non ovvia) nel suo ricordare la pericolosità dell'inserirsi in determinati meccanismi di strada (<<Cover...they cover you in white sheets/ya mama's gon' weep, boy>>), "Old Album" è piacevolmente ossessiva e fa tremare i muri coi bassi nel suo presentare il credo artistico del gruppo, un manifesto della dedizione nel portare avanti questo e tanti altri progetti. Dal punto di vista carismatico, i due sbagliano davvero pochi colpi anche se, personalmente, registro una lieve preferenza per Raf Almighty, che tra i due è colui che pare possedere la maggiore scioltezza, una più spiccata propensione al diversificare il metodo espositivo e affascina maggiormente per il timbro più rauco, mentre il fratello Crook Da Snook è più sostanziale nel modo di esprimersi, spiattella in faccia la sua realtà con una cattiveria costante ma il suo tono lineare risulta occasionalmente piatto. A volte gli capita pure di non chiudere adeguatamente alcune rime e in più di una traccia la gestione del fiato è tutt'altro che impeccabile, fatto che contraddistingue anche qualche coro, tutti aspetti di un certo peso nonostante risultino essere tra i pochi difetti del lavoro. Per qualcuno "Bare Face Robbery" non rappresenterà questa novità eclatante, ma è difficile che lo possa essere dato che anche in ambito Hip-Hop moltissime strade sono già state aperte da qualcun altro (leggasi: gli artisti citati in apertura); è tuttavia apprezzabile che in giro vi siano ancora artisti che hanno a cuore la genuinità e che nel loro piccolo ci tengano a raccontare il loro ambiente secondo ciò che vedono e vivono, senza perdersi in stronzate colossali e offrendo un'attitudine reale. Novità o non novità, dischi di questo stampo continuano instancabilmente a piacerci, tanto meglio se declinano ogni inclinazione al compromesso e alla manipolazione. Shit iz real, son. |
TRACK LIST |
Dirt Platoon - Bare Face Robbery
(Effiscienz 2015)
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BEATZ |
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SCRATCH |
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