En?gma # Foga

A un anno dalla pubblicazione dell'EP "Rebus", En?gma esce col suo primo album ufficiale, "Foga", edito da Machete Empire Records. Diciamo subito che ci troviamo di fronte a un gran disco. L'mc, con la sua straordinaria capacità di richiamare immagini con le parole su basi estremamente evocative, è riuscito a costruire qualcosa che raramente si è visto e si vede nel Rap italiano. Il grande merito del rapper olbiese consiste, ad essere precisi, nell'essere stato capace di proiettare - e il verbo non è usato a caso - le sue visioni (si ascolti "John Nash" a questo riguardo) nel cervello dell'ascoltatore. Magari, forse esagerando un po' con la fantasia, si potrebbe pensare che il <<voglio entrare!>> con cui si apre il disco (campionato dai Pooh de "Il gitano") stia a manifestare proprio quest'intento. Perché proiettare è il verbo più adatto al Rap di En?gma? Perché l'mc usa un numero altissimo di riferimenti cinematografici per veicolare il suo flusso di parole. Per dire, ecco quelli che ho colto (mettendo un attimo da parte i comunque tanti riferimenti sportivi, letterari e artistici in genere): "Le mille e una notte", David Fincher, Mastroianni, Tim Burton, "Cindarella Man", "Don Juan de Marco", "Apollo 13", Tony Scott, "The Aviator", "L'attimo fuggente", "Jumper", "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", "Scoprendo Forrester", "A Beautiful Mind", "La leggenda degli uomini straordinari" e "Instinct". La presenza di tutti questi link mentali, unita al vocabolario sopra la media di cui è dotato il machetero, potrebbe far pensare a una pesantezza di fondo del disco. In realtà non è così, i quarantuno minuti di "Foga" scorrono lisci e risultano piacevoli all'ascolto più attento così come a quello meno scrupoloso. Merito soprattutto del flow, che si adatta sempre alla grande al beat, e della delivery, convincente e trascinante. En?gma è tecnicamente inattaccabile e il fatto che abbia sviluppato uno schema di rima, l'AABA, oltre ai soliti AABB e ABAB (e molti si fermano al primo), che oramai è diventato elemento caratteristico del suo Rap, non può che farlo apprezzare ancora più (si ascolti, ad esempio, "Rabbia random"). Tra i featuring, deludono i Fratelli Quintale, mentre danno il loro meglio Anagogia (da evidenziare, a mio avviso, soprattutto le ultime due barre della sua strofa), Jack The Smoker (<<la paranoia blocca il tempo, sento tic su tic/lei mi dice fammi sognare, io ho solo incubi>>) e Nerone. Le produzioni sono affidate quasi tutte a un beatmaker diverso e, come molto raramente accade, la scelta non risulta sbagliata. Che siano i Pooh campionati da Vox P in "Foga", i pianoforti de "Il rumore dell'umore" e di "Flussi d'inconscienza", l'SOS in codice Morse di "May day", l'Elettronica di "Pleiadi", la potenza di "Radio riot", la chitarra elettrica di "Straordinario gentleman" (beat assurdo di Dimoz), la solitaria "Mesopotamia" (trasmette proprio ciò) e la lentezza di "John Nash", ogni strumentale crea un mondo a sé, ognuna è capace di trattenere l'ascoltatore e obbligarlo a più ascolti. In sintesi, se cercavate un disco quadrato, questo non è l'album per voi. E' invece un disco sulla psiche umana, ideato nella maniera più istintiva possibile e quindi non si può e non ha senso cercarvi un ordine. E tuttavia "Foga" si presenta come un progetto solidissimo, con le produzioni e la personalità dell'autore come maggiori punti di forza. Da ascoltare anche solo per confrontarsi almeno una volta con un rapper che ti fa letteralmente vedere ciò di cui parla.