Freestyle Professors - Gryme Tyme
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Reviewed by
Cazza
VOTO (da 1 a 5)
:
4,5
Immaginatevi di poter avere a disposizione una qualsiasi macchina o incantesimo per viaggiare nel tempo, per poter raggiungere qualsiasi luogo in un preciso istante temporale; adesso immaginatevi di decidere di raggiungere la città di New York, magari all'inizio degli anni novanta, in piena golden age dell'Hip-Hop americano e di spingervi in un determinato angolo della Grande Mela: il Bronx. Quello che potreste sentire e percepire, sarebbe un'innumerevole quantità di sensazioni, profumi e suoni, oramai irraggiungibili ai giorni d'oggi, qualcosa di mitico. Già riesco a percepire il classico boom-bap, fatto di casse precise e profonde ("Intro", "Turn My Headphones Up"), quelle che ti fanno muovere la testa su e giù come un ossesso e che, vuoi o non vuoi, non puoi evitare di seguire. Abbinato a questo suono grave e profondo si sentono gli altrettanto secchi, decisi e dominanti rullanti, i quali non fanno altro che andare a completare una batteria che è il fulcro del ritmo e della musicalità del Rap in questione. Una volta individuati questi elementi basilari e fondamentali, non posso far altro che scorgere i più classici sample, raccolti qua e là all'interno di un determinato panorama musicale e soprattutto caratterizzato da una qualità dell'altro pianeta; ecco allora accumularsi una serie di linee di basso gommose, campioni di pianoforte e archi ("Valley Of Death", "Jump On It") pazientemente tagliati e accostanti sino a formare un blocco granitico e ben amalgamato che, unito in maniera inseparabile ai beat già descritti, danno vita a basi incredibilmente Hip-Hop, proprio come i padri della Cultura li hanno pensati, privi di artefici elettronici e computerizzati. Ora, aguzzando attentamente l'udito e osservando un gruppetto di persone riunite a formare un cerchio su un lembo d'asfalto o ai bordi di un playground, è possibile percepire una sorta di racconto, ma non semplicemente declamato e raccontato con enfasi, bensì scandito, parola dopo parola, con un fenomenale accostamento di rime, senza che il susseguirsi della storia perda d'incisività o pathos. I due mc's, perché di questo si tratta, c'introducono in un mondo sotterraneo e nascosto, un mondo che la maggior parte dell'America bene tenta di occultare ma che, volente o nolente, prima o poi viene a galla con tutto il suo carico di ingiustizie; di padri che a fine mese non riescono a sfamare la propria famiglia, oppure di altri che la famiglia l'hanno abbandonata per un buco. La storia prosegue narrando di faide tra bande rivali nello spaccio di droga e di chi, con il sudore della fronte e tanta volontà, è riuscito nell'intento di sopravvivere e costruire un avvenire di grande rispetto. E' così che il Bronx esprime tutto il mondo che ha generato, una Cultura, le sfaccettature della vita quotidiana, l'amore per una musica e quel po' di divertimento che anche all'interno di un contesto difficile risulta essere l'unica fonte di svago e libertà. Il viaggio si conclude qui, con la consapevolezza di ciò che è stata l'origine, di come questa si sia evoluta e delle motivazioni che ne hanno fatto una corrente ramificata in tutto il mondo. Ma, nella piacevolezza del ricordo del viaggio, nasce un pizzico di stupore: in realtà non siamo mai andati via, siamo negli anni duemila e i Freestyle Professor ci hanno solo preso per mano e riportati a un'epoca che credevamo scomparsa. Buon ascolto. |
TRACK LIST |
Freestyle Professors - Gryme Tyme
(Freestyle Records 2009)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All scratches by Dj Grand Wizard Shake |