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THE GAME - THE DOCUMENTARY
Reviewed
by Bra
VOTO (da 1
a 5) : 2
+
Devo ammettere che inizialmente mi sono lasciato abbindolare da "Dreams" ed "Hate It Or Love It", due singoli tutto sommato niente male, mainstream ovviamente, ma tutto sommato gradevoli. Nel complesso sbagliavo grossolanamente (mettiamola così: ero mosso da un'inusuale fiducia...), l'esordio di The Game si traduce infatti nel classico disco supervisionato da Dr. Dre ed Eminem, farcito con tre featuring di 50 Cent e messo fuori dalla Aftermath. Ovvero? Ovvero un disco che al talento (presente o meno, sta a voi scegliere) preferisce in ogni caso la diffusione su scala mondiale del binomio album + personaggio, perché il discorso, spolpato fino all'osso, è che il successo, i soldi e la notorietà arrivano a palate solo grazie alle vendite. Eppure al signor Jayceon Taylor le capacità non mancherebbero, o, più propriamente, potremmo dire che è il cuore a non mancargli. Eh sì, perché nonostante un flow che non risplende, The Game sembra avere una gran voglia di raccontarci la sua vita, il suo amore per l'Hip-Hop, coinvolgendo l'ascoltatore in un tour che parte dai ricordi più lontani ed arriva alle esperienze che ne hanno marchiato a fuoco la crescita (a riprova della sua credibilità stavolta abbiamo tre giorni di coma causati da cinque proiettili...). Peccato che affidare la propria musica alla Aftermath vuol dire riprodurre meccanicamente una serie di hit che da qui al prossimo LP assicurino un tasso minimo di visibilità all'mc di turno: nel caso in esame a "Westside Story" ecco perciò seguire "Higher", "How We Do", "Put You On The Game", la titletrack, "We Ain't" e "Don't Worry". Se non si fosse ancora capito, la parte che mi riesce più difficile digerire è quella costituita dai beat, ciononostante mentre una metà (che fa skippare velocemente in avanti) va imputata a Dr. Dre, impegnato come al solito a produrre basi con due note sintetizzate, ad Eminem, che prima o poi dovrà pur rendersi conto di essere un beatmaker terribilmente scarso, a Timbaland, su cui non mi soffermo neppure, ed a Focus, la parte restante trova spunti seriamente apprezzabili in Kanye West, Cool & Dre, Havoc (beh, non aspettatevi i Mobb Deep di un tempo) e soprattutto Just Blaze (in particolare nella grassissima "No More Fun And Games"); la sufficienza è invece di natura politica per Hi-Tek e Buckwild, dai quali mi aspetterei atmosfere differenti, ma che comunque si tengono a distanza dagli altrui orrori. Discorso a parte invece sull'eredità gangster che molti imputerebbero al giovane rapper di Compton: il tatuaggio a caratteri cubitali degli NWA fa il suo effetto, lo ammetto, ma dire che "The Documentary" è il G-Funk del 2005 secondo il mio modesto parere si incappa nel classico passo più lungo della gamba. Video milionari e pellicciotti che scendono fino alla caviglia non si addicono alla rabbia e al marciume che dovrebbe contraddistinguere un vero gangster del ghetto, nella realtà dei fatti ciò che vi viene proposto rientra in un progetto commerciale che non ha nulla di diverso da un qualsiasi prodotto presente sul mercato. Può piacervi, questo è legittimo, ma non deve trarvi in inganno. |
TRACK LIST |
The Game - The Documentary (Aftermath
Entertainment 2005)
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BEATZ |
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