Jeru The Damaja # Heroz 4 Hire

Il ritorno del misterioso Jeru The Damaja dopo il felice inizio di carriera, la quale sembrava aver spiccato il volo verso l'alto, è stato davvero poco pubblicizzato ed uscì nel silenzio più assoluto agli inizi del nuovo secolo dopo una pausa durata ben quattro anni, regalandoci un prodotto molto diverso sia da "Wrath Of The Math" che da "The Sun Rises In The East". Niente più classici istantanei dunque come "D. Original" o "Me Or The Papers", al loro posto una serie di brani ben prodotti, o meglio auto-prodotti dallo stesso Jeru, che per l'occasione rinuncia ai suoni di Dj Premier dopo l'uscita polemica dalla Gang Starr Foundation e condivide il microfono con la promettente (ma svanita nel nulla) Miz Marvel, presente in diverse tracce contenute in questa terza avventura quale membro della Supahuman Clik. Jeru dimostra ancora il suo grande talento, non perde l'abitudine di denunciare, di polemizzare e di rappare in maniera conscious, costringendoci (volentieri) ad ascoltare più volte le sue intricate rime per capirne il significato astratto: la sua posizione rimane identica ai tempi di "Da Bullshit" ed il nostro supereroe tenta ancora una volta in tutti i modi di salvare l'Hip-Hop: <<When I resurrect Hip-Hop/you know the bullshit stops>> tuona in "Great Solar Stance", la migliore traccia qui esibita e costituita da una produzione molto premieresca, ovvero un break di violino, un piano distorto, e ritornello scratchato con un campione dello stesso Damaja, preso dalla vecchia cara "Wild Cowboyz". Nell'oscura "Renegade Slave" invece, l'autoproclamato profeta ritorna a minacciare, parlando a chiare lettere a quel Diavolo che sicuramente incarna l'America dei bianchi benestanti, mentre in "Presha" rappresenta il duro quadro quotidiano di molta della sua gente, spesso gravata da figli a carico e costretta a crimini per sfamarli; proprio un figlio è il tema di "Billie Jean", ispirata alla famosa hit di Michael Jackson, una storiella con tanto di morale, quella di sapere ciò che si fa senza rischiare di ritrovarsi invischiati in affari poco piacevoli. In "What A Day" quindi Jeru mutua i desideri e l'immaginazione già espressi da Ice Cube anni addietro, dipingendo la giornata perfetta fatta di uguaglianza, di rispetto per la gente di colore, di bambini sani e, perché no, di un party organizzato in quello che non è più il ghetto ma un quartiere ricco e felice nientemeno che da Scott La Rock. Chiude l'operazione il singolo "99.9 Pa Cent", ancora una volta dedicato ai pimps che sfruttano il Rap senza rispettarlo e che contiene, probabilmente, riferimenti non espliciti ai Gang Starr, che a suo tempo ebbero problemi personali con Jeru. "Heroz 4 Hire" è questo, è l'ideale proseguimento delle teorie a volte giuste a volte un po' estreme di un rapper che usa l'intelligenza e la coscienza per combattere la sua battaglia quotidiana, cercando di far prevalere nella testa della sua gente la non facile impresa di lasciarsi andare alle tentazioni solo per il gusto di far vedere che si è arrivati in cima. Come prova solitaria dietro ai piatti non è niente male, Jeru se la cava più che adeguatamente scegliendo i suoi suoni attraverso un campionario con diverse tendenze reggae, senza dimenticarsi della crudezza di base con cui i beats sono stati stesi, traendone così un gran bel lavoro, forse un po' troppo inframezzato dalla presenza eccessiva della pur brava Miz Marvel, ma che riesce nell'intento di far capire che Jeru può camminare da solo, anche senza l'esposizione mediatica di cui godeva con la presenza del grande Premier.