Kanye West - Yeezus
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Reviewed by
Gabriel
VOTO (da 1 a 5)
:
n.g.
Nel bene o nel male, per amarlo o per odiarlo, per osannarlo o per insultarlo, tutti o quasi tutti aspettavano il nuovo album di quel genio o di quel coglionazzo, scegliete un po' voi, egocentrico di Kanye West. A dispetto delle varie strategie che solitamente precedono l'uscita di un disco così atteso, il nostro si dimostra troppo impegnato per inseguire ancora i consensi delle masse sottostando alle convenzioni standard dell'industria musicale: nessun singolo lanciato con un canonico mese di anticipo, neppure l'artwork, solo un'apparizione durante la puntata conclusiva del Saturday Night Live e la proiezione del video di "New Slaves" sparata su più di cinquanta edifici in giro per il mondo. Insomma, la divinità in tutto il suo splendore sembra volerci dire: eccovi il mio disco, fatene quel che volete. Ora, prima di soffermarci sull'aspetto più importante, ovvero il contenuto musicale, vorrei proporre una brevissima osservazione personale: non se ne capisce il motivo, ma ho l'impressione che non esistano più mezze misure nei giudizi; c'è solo il bianco o il nero, o è perfetto o è pessimo, di conseguenza la diatriba sembra convergere tra disco dell'anno o cazzata dell'anno. Non intendo dire che la presa di posizione netta sia negativa, bensì che l'ultima fatica di Mr. West viene accolta solitamente da un dualismo che è quasi speculare al parallelo tra produzioni finora inedite per la scena mainstream e testi dannatamente scarsi. Se "Yeezus", in mezzo tra divino ed eccessivo, riesce comunque a stupire, è soprattutto grazie alla scelta di contaminare l'Hip-Hop, qui presente solo in percentuali variabili, così bruscamente con sottogeneri derivati dall'Elettronica, affidando per la prima volta gran parte della componente musicale a mani altrui. La firma dei primi tre brani, ad esempio, comprende i Daft Punk, che propongono suoni prettamente industriali, salvo rovesciamenti improvvisi nelle parti centrali che contrastano l'andamento pesante e cupo dei brani, come nel caso di "On Sight". La prorompente "Black Skinhead" incalza alla perfezione il Rap aggressivo come mai prima di Kanye e, tralasciando qualche svista storica involontaria o meno (<<I keep it 300, like the romans>>), quest'ultimo si rivela uno dei pezzi più riusciti dell'intero progetto. Nulla è stato ancora detto, ma la partenza è sufficiente per capire che si ha davanti un disco sperimentale, mirato a colpire gli ascoltatori più ottusi attraverso effetti speciali non comuni nella musica ad uso e consumo delle masse. I minuti conclusivi della già citata "New Slaves" ne sono il segno più chiaro, una sterzata inaspettata dalla base Electro al sample Soul di una band ungherese su cui Frank Ocean compie il suo breve intervento. Nell'autocelebrativa "I Am A God" è l'indole spocchiosa a prendere il sopravvento, con tanto di dialogo con Dio al limite del grottesco (<<I just talked to Jesus, he said: "what up Yeezus?"; I said: "shit, I'm chilling trying to stack these millions">>); la chiusura è affidata a Justin Vernon, diventato un collaboratore abituale di West dopo la sua presenza in "My Beautiful Dark Twisted Fantasy". E dallo stesso sembra quasi provenire il ritornello killer di "Hold My Liquor", cantato da Chief Keef. Arrivati a questo punto, potrei archiviare la recensione col pilota automatico descrivendo più o meno quanto sia a tratti imprevedibile "Yeezus", tuttavia alcuni episodi nella seconda metà di queste dieci tracce mi impediscono di farlo. Sia chiaro, il livello rimane accettabile ma non all'altezza di quanto ascoltato finora. "I'm In It" strizza un occhio alla Dancehall, tra rime esplicitamente sessuali e orgasmi femminili, non regalando particolari motivi per essere ricordata. Discorso capovolto per la fantastica "Blood On The Leaves", incrocio tra il nuovo e il vecchio West su una produzione superlativa, in grado di fondere la voce di Nina Simone in versione chipmunk (anche se l'originale, "Strange Fruit", è di Billie Holiday) e suoni tratti da "R U Ready" degli TNGHT, presenti anche loro nella lunga lista di produttori. Sintetizzatori e vocoder accompagnano "Guilt Trip", ammorbidita dalla voce di Kid Cudi, mentre nella successiva "Send It Up" incontriamo uno dei pochi featuring puramente Rap (King L). Il finale è a sorpresa: chi si aspettava l'ennesima canzone dal sound atipico viene prontamente smentito a favore di chi non aspettava altro che riassaporare il Soul avvolgente di "Late Registration". Ad ascolto ultimato, a prevalere è un evidente senso di incompiutezza generale, ma con vertici di grande interesse; forse l'estro di Kanye West si è ingarbugliato su se stesso mentre cercava ancora una volta di tirar fuori dal cilindro qualcosa che fosse assolutamente scioccante. Di certo, come per gli esperimenti Pop di "MBDTF", "Yeezus" conferma la volontà del nostro di allargare il proprio target di riferimento verso un'utenza sempre più distante da quella prettamente Hip-Hop e perciò è probabile che ciascuno ne trarrà conclusioni differenti. |
TRACK LIST |
Kanye West - Yeezus
(Def Jam Recordings 2013)
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BEATZ |
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