LORDS OF THE UNDERGROUND - KEEPERS OF THE FUNK
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
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4 -
Una legge non scritta dell'Hip-Hop sostiene che l'ostacolo più duro per la carriera di un rapper non sia l'esordio, bensì il secondo album. Normalmente i problemi arrivano per chi il successo l'ha avuto da subito, vengono difatti a mancare le idee e la trappola di offrire un prodotto che sia la semplice continuazione del precedente colpisce numerosi artisti. I Lords Of The Underground andavano a pubblicare "Keepers Of The Funk" un anno dopo lo sfolgorante "Here Comes The Lords", offrendo al loro pubblico un disco che trovava diversi legami con i concetti sonori e lirici del predecessore senza tuttavia sfornare insignificanti copie carbone di "Psycho" o "Chief Rocka". Che sia un disco dei Lords lo si sente sin dalle prime battute, il Funk intriso di bassi e contrabbassi a firma di Marley Marl e K-Def grazia parecchi dei cinquanta minuti scarsi del lavoro, nemmeno il tempo di farsi introdurre da un organo e già partono le mazzate di "Ready Or Not" e del singolo "Tic Toc", le quali dettano dei percorsi lirici un po' meno divertenti rispetto ai precedenti ma mantenendo comunque un flow sempre privo di schemi troppo prefissati. Fattori, questi, che si intuiscono anche dalla riverente titletrack, dove il Funk medesimo si trasforma in una sorta di pergamena da tramandare e custodire il più gelosamente possibile, mentre in "Steam From Da Knot" si tenta l'esperimento addirittura solista, rara occasione dove Doitall si esibisce senza il fido Mr. Funkyman, peraltro sopra una magistrale base architettata da K-Def. Il titolo di pezzo più bello del disco va senza dubbio a "Faith", il quale sottolinea un tema evidentemente caro al gruppo (potrebbe fungere da ideale prosecuzione delle idee religiose di "Lords Prayer") sopra la prima base di sempre prodotta dai Lords medesimi e abbinata a un cantato molto semplice, che trasmette diverse emozioni positive. Nella parte conclusiva del tragitto emergono tutti i difetti di "Keepers Of The Funk": "Frustrated" presenta un bridge ai limiti del ridicolo, fatto già riscontrato negli episodi meno felici dell'esordio, "Yes Y'All" e "What You See", nonostante produzioni interessanti, liricamente vanno a riciclare tanti concetti già sentiti e si sente addirittura qualche rima campionata da "Chief Rocka" ed altri successi. "Keepers Of The Funk" è comunque riuscito nel suo intento e non ricorda neanche lontanamente un clone di "Here Comes The Lords". Ed è un album che custodisce, oltre al Funk di Clinton, anche quelle basi che picchiano forte e duro tra un'atmosfera Jazz e l'altra, la vera essenza dell'Hip-Hop di metà anni '90. |
TRACK LIST |
Lords Of The Underground -
Keepers Of The Funk
(Pendulum Records 1994)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All cutz by Dj Lord Jazz except on track #5 by K-Def |