Lugi # Ca pù

<<Lugi!>>. Questa è una delle mie poche risposte ad una domanda come <<c'è qualcuno in Italia che ama, capisce e diffonde l'Hip-Hop a 360 gradi, è originale e parecchio capace e non tedia nessuno né tantomeno si fa dei viaggioni mentali?>>. Potete mettere in shuffle il vostro riproduttore e sfidare la casualità, "Ca pù" difficilmente vi deluderà. Anzi, faccio una prova anch'io. "Asso" è un pezzo tecnico e allo stesso tempo d'amore, funziona dagli scratch iniziali (<<Sempre in due, ma una cosa sola>>) al beat, per non parlare delle strofe e senza tralasciare nemmeno i ritornelli. Il caso mi regala "Questa è la realtà", uno degli esempi più felici di storytelling nell'Hip-Hop italiano. Quotidiano e credibile, per niente monotono, anzi, ricco di tanti spunti profondi che emergono dalla superficie; frutto di un'ottima capacità di osservazione e di un vissuto autenticamente radicato nella realtà raccontata. Uno scenario di cui vengono attentamente narrati lavoro, amici, bambini e immigrazione; la produzione solare dall'ottimo groove e la consapevolezza di Lugi restituiscono comunque un quadro positivo e fiducioso. "Toni in megatoni" è un'eccezionale prova metrica con un testo denso di immagini e messaggi sopra un Funk lento e ciccione con un ritornello cantato da Neffa: esemplare, in ogni senso. Poi è il turno di "Robin Hood sindaco", canzone che manda a scuola tanti emcee italiani: sociale, politica, autobiografica e nondimeno scritta in maniera impeccabile, preziosa e per niente pesante; un equilibrio e una bravura che hanno pochi pari. E il lato musicale (come per ogni traccia del disco) è altrettanto curato e all'altezza. A questo punto la paura di annoiarvi si affaccia, disattivo la riproduzione casuale e mi godo daccapo il disco mentre chiudo la recensione. Senza dubbio "Ca pù" è uno dei piccoli capolavori pre-2000 a cui spesso non è stata data la giusta attenzione, assieme ad altri come "Lu servu de Diu", "Dritto dal cuore", "Medicina buona", "Il mondo che non c'è" o "L'anello mancante"... I più attenti avranno notato che non ho citato nemmeno un verso del disco, questo perché va sentito e (ri)scoperto tutto ed è difficile scegliere una rima, uno scratch o una produzione più bella dell'altra. Ma un piccolo estratto l'ho tenuto da parte per la conclusione: <<cardiogramma e pentagramma combaciano allo zoom>>. Recuperatelo!