Mondo Marcio # Musica da serial killer

Riesumiamo, per un volta, il vecchio track-by-track, dopo due parole di presentazione. Dopo le svariate vicissitudini capitate al signor Marcello, tra underground, mainstream e ritorno all'autoproduzione, passando per canzoni d'amore per minorenni e imbarazzanti teatrini gangsta, un nuovo mixtape, giusto per mettere una croce sopra alle - scarse, in realtà - speranze di redenzione del nostro. I gusti sono gusti, è sacrosanto, ma è inevitabile ammettere che l'immagine dell'Hip-Hop italiano sdoganata da Mondo Marcio ha contribuito non poco ad accrescere l'idea - sbagliata, profondamente - di una scena che non sa fare altro se non imitare l'oltreoceano. L'unica lancia che mi sento di spezzare nei confronti di quello che è stato uno dei più quotati mc's della scena, è che, in realtà, sui primi lavori aveva dimostrato di possedere talento. Insomma, sapeva scrivere abbastanza bene, di sicuro meglio della media dei rapper ventenni che si affacciano sulla scena pensando di essere già arrivati, ma non si è sottratto - anzi, forse ha dato il via - all'oramai consolidata regola per cui un rapper che aspira a raggiungere un pubblico più ampio di quello strettamente legato agli addetti ai lavori deve, per forza di cose, semplificare la tecnica ed abbassare il livello estetico della scrittura. Ma veniamo alle tracce: "Dexter" è un'intro senza infamia e senza lode; in "Dimmi di cos'hai paura" l'elenco delle paure dell'uomo comune può risultare un'idea più o meno originale ma le rime scontate peggiorano la sensazione di lagna creata dai versi lunghi (la seconda strofa è letteralmente inascoltabile); "Come un italiano" è patriottismo spensierato e allegro, forse apprezzabile ma veramente troppo easy nella tecnica; "Conto alla rovescia" è uno di quei pezzi simil-depressi che si perdono nell'infinità di canzoni simili (la serie di rime sui vecchi proprio non va giù); "Il grande sogno" è uno dei pezzi più riusciti del disco, non troppo banale dal punto di vista delle liriche e discretamente profondo nel tema; su "Cos'hai di nuovo" risulta un po' ridicolo sentire certi versi contro lo sputtanamento in bocca proprio a Mondo Marcio, ma Ensi risolleva un poco il morale del pezzo; "Quanta carne" è l'immancabile traccia da club, apprezzabile per gli amanti del genere, lascerà indifferenti gli altri; "Cattiva influenza" riconferma la tendenza di Marcio a sbandierare luoghi comuni di una banalità disarmante (e ad essere surclassato dagli ospiti dei featuring); "Dai non è il caso" vede un Primo in grande spolvero e Mondo Marcio che riesce a comporre una strofa più che dignitosa (<<sono un fenomeno italiano come la fuga dei cervelli>>); "Nessuno ti ama" sfoggia per l'ennesima volta la tendenza di Marcio a riciclare stereotipi e organizzarli in una serie di versi piatti e di nessuna forza; "Le ragazze", altra immancabile traccia in un disco che abbia qualche velleità commerciale, comunque è abbastanza simpatica; si finisce con "Easy", in cui Mondo Marcio è dovuto andare a scovare nientemeno che Nesli per trovare qualcuno che scrivesse una strofa peggiore della sua, Dan-T manda a casa entrambi e vince la palma per la migliore collaborazione, forse anche perché la sua strofa sta accanto a quella di Nesli, una bestemmia per ogni amante del Rap ben fatto. In due parole, questo disco non aggiunge né toglie niente alla figura di Mondo Marcio. L'atteggiamento è quello di chi recupera tre o quattro luoghi comuni sull'italianità, la precarietà dei sentimenti e le ragazze, li mixa con qualche cliché dell'Hip-Hop e mette in rima il risultato stando bene attento a non scrivere in maniera anche soltanto un poco impegnativa. Da rifuggire.