MadMan - Escape from heart
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Reviewed by Michele Garribba
Molto semplicemente, se si deve segnalare un disco che ha nettamente capovolto la percezione del Rap italiano, questo è senza alcun dubbio "Mr. Simpatia", del quale si è discettato anche troppo a lungo. Un numero cospicuo di uscite registrate successivamente hanno seguito l'onda di reale disagio creata dal Fibroga in quegli anni e uno di questi, anzi forse l'esempio più lampante di tale tendenza, è "Escape from heart", il primo, acclamato disco di MadMan. Oggi siamo abituati a conoscere MM per un altro tipo di Rap, per un'altra attitudine, per altre collaborazioni e, soprattutto, per un altro pubblico; nel primo episodio della sua discografia, invece, l'mc pugliese lo conosciamo per uno dei dischi più tristi dell'Hip-Hop italiano. Non si può certo affermare che l'mc abbia creato qualcosa di nuovo col suo esordio, tuttavia è riuscito sì a proporre un ambiente ben chiaro e descritto benissimo, che si snoda tra psicosi, misoginia, sfiducia e ciò che oggi chiamiamo presammale. MadMan ci conduce dunque nel suo mondo, delineando ogni sensazione, ogni comportamento ed ogni esperienza (<<Sette vizi capitali, dieci peccati mortali sul groppone/tranne il furto, la menzogna e l'uccisione>>). Tecnicamente, era ed è tuttora ineccepibile in quanto detentore di un flow quadratissimo e davvero inimitabile che lo porta a combinare, all'interno dell'album, sofisticati incastri lirici (<<Sto come Foscolo e mi imbosco tra le catacombe/dentro un bosco quando il cielo è fosco e la retata incombe>> oppure <<Io sono un porco, un sogno contorto/scritto sul foglio più sporco di questo Hip-Hop corrotto>>) che in alcuni casi chiudono rime riprese numerose barre dietro. Il titolo stesso, così come la cover, richiamano perfettamente l'ambientazione di "Escape from heart", letteralmente fuga dal cuore, dove il cuore nient'altro rappresenta che quell'incosciente mix tra paranoia, speranza, gioia e sconsolatezza più assoluta: in fondo, è come se MadMan crei una sorta di testamento di tutto ciò che è stata la sua esistenza fino a quel momento esatto. Il vero fulcro del disco, si denota, non è tanto il disagio in senso stretto e fine a se stesso, ma l'essere costantemente combattuti, su un'altalena che ti trasporta in un secondo dall'euforia incontrollata alla completa afflizione; questa dicotomia, che comunque è palesemente sbilanciata, si concretizza nella coppia "E' solo l'inizio" (una delle tracce più disperate e identificative del disco)/"Dammi luce", nella quale da uno sfogo più sconclusionato si passa a una speranza celata e probabilmente vana. "Mi va a puttane il cervello" vede una combo allora inedita (o comunque più inedita di oggi), composta da MadMan e Gemitaiz, e rivela quanto vincente possa essere la loro unione; i featuring rimanenti vedono alternarsi al microfono Canesecco, TempoXso, SottoTorchio, Ombra, Venom e Blue Virus, creando una sorta di armata delle tenebre caratterizzata da una fortissima comunione d'intenti e tematiche che amalgama tutti i vari artisti. Le produzioni, invece, ad opera di diversi beatmaker che ritroveremo in tutta la carriera del rapper (3D, Ombra, Dj Raw, PK, Tre) non donano quel qualcosa in più all'album e non spiccano in quasi nessuna traccia. "Escape from heart", come detto, non offre nulla di nuovo e va a rimpolpare le fila di quei progetti caratterizzati dal disagio che Fibra ha catalizzato in quella generazione di ascoltatori; il risultato è apprezzabile, a patto che siate disposti ad ascoltare questi quattordici deliri. |
TRACK LIST |
MadMan - Escape from heart
(Honiro Label 2010)
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BEATZ |
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