Eccoli lì, sempre i soliti
backpackers, Murs si è venduto, non fa più il vero Hip-Hop, quello underground che piace a noi, fatto per passione e non per
soldi, eccetera, eccetera. Troppo facile, davvero
troppo facile crocifiggere Murs solo per il suo
ingresso nell'Hip-Hop che conta. Non è che stiamo parlando del
primo Soulja Boy che passando davanti alla Interscope
ha incantato i discografici/sanguisughe con le sue mossette e i suoi vestiti
sgargianti. No, decisamente no, Murs sta proprio da
un'altra parte. Common? Venduto. Shadow? Venduto. Ibrahimovic?
Venduto. Cambiare il proprio stile, la propria personalità, mettere una
maschera che non ti rispecchia per ingrassare il portafogli
vuol dire vendersi; Murs non è cambiato di una virgola. E Will.I.Am? E Snoop Dogg? Eh? Eh? Eh? Prendeteli
semplicemente come due nomi di richiamo inseriti per non fare apparire Murs
il primo rapper allo sbaraglio lanciato
all'improvviso sotto i riflettori. Sì, perché l'onnipresente leader dei Black
Eyed Peas oltre ad offrire un misero contributo vocale-musicale-istituzionale
non fa e il vecchio Snoop D-O-Double G si limita al solito
compitino. Per il resto, Murs fa tutto da solo, senza bisogno di un nome di
spicco come produttore esecutivo che lo presenti in copertina perché, per chi
lo conosce e lo segue da prima che firmasse per
la Warner, è lui il nome di
spicco. La strada, il rapporto travagliato con l'altro sesso, la festa, il cazzeggio
e il Rap da battaglia sono sempre stati
nelle sue corde e sono temi che in "Murs For President" ritroviamo,
intatti e stesi con efficacia come ci ha abituati da anni, senza bisogno di
cerone e lustrini. E' forse vendersi questo? Che Murs
non sia mai stato un'underground-head (che cazzo vorrà dire non lo so, ma
già immagino alcuni di fronte al monitor a dire sì, sì, è proprio vero,
non è mai stato una vera testa underground!!!
Venduto!) lo si è sempre capito, che il suo soggiorno alla Def Jux
fosse solo un modo per farsi notare da più persone possibili sfruttando la
label più potente in ambito indipendente (consapevole di portare avanti un
Rap diverso in una scena chiusa come quella californiana) è
sempre stato evidente perché, nonostante le eccelse collaborazioni con El-P,
Aesop Rock, RJD2 o Blockhead, le sue vere inclinazioni musicali venivano fuori
in coppia con 9th Wonder; boom-bap Soulful e Rap senza troppi fronzoli. Ed è così che, anziché deviare verso beat fatti di
librerie, Murs ha deciso per un indirizzo più Soul/melenso per il suo esordio
su major; una scelta neanche troppo popolare, a mio modo di vedere. Ok, la
parte musicale è decisamente deleteria secondo il
mio punto di vista, ma non è nemmeno smaccatamente radio-friendly, nel
senso più becero dell'espressione. Il fido 9th Wonder, col suo Soul ripetitivo
e le sue vocine pitchate (ma bastaaa) si conferma il produttore
più palloso del globo terracqueo in "I'm Innocent", "Love And Appreciate II" e "Breakthrough", ma suona come Mozart se
confrontato ai tappeti sonori di "Lookin' Fly" di Keith Harris,
che va a ripescare il tema di "The Green Hornet" di
Al Hirt (tutto sommato però è divertente), "Everything" di
LT Moe (qui si va a campionare addirittura James Blunt), "Sooo
Comfortable" (degna dei peggiori Outkast), "Think You Know Me"
(ritornello e beat farebbero inorridire anche l'Eminem più scanzonato),
"Me & This Jawn" (come si fa a reggere un beat simile per
quattro minuti?) o "A Part Of Me" (vi ricordate gli Evanescence?
Sì, quel gruppo di merda). Qualcosa di buono da questo
punto di vista lo offrono Scoop DeVille con
"Can It Be (Half A Million Dollars And 18 Months Later)" e,
soprattutto, "The Science", e Khalil, che in "Road Is My
Religion" costruisce l'episodio musicale migliore del disco e traccia
un parallelo tra il Murs jukie e quello attuale. Per il resto, si scade
nell'anonimato, tra pianoforti luccicanti e qualche ritornello Nu-Soul sui
quali però Murs sciorina, come lui sa fare, ottimo Rap, contenuti, un buonismo forse
a tratti eccessivo, buone dosi di ironia
e consapevolezza di essere lo stesso dei Felt e di "The End Of The
Beginning". Qualcuno potrebbe vederlo come un personaggio creato a
tavolino, un bonaccione con dei capelli bizzarri e il sorrisone,
un moderatore del machismo imperante nel mainstream, ma chi lo conosce da
anni non potrà che constatare che questo è il solito Murs e che si merita
tanta fortuna. 3 di stima in attesa del tributo a
Rosie Perez. |