NAS - HIP HOP IS DEAD
Reviewed by
Moro
VOTO (da 1 a 5)
:
4
Che negli ultimi anni ci siano stati dei notevoli cambiamenti nell'Hip-Hop è un dato di fatto. Domandarsi se la nostra cultura abbia raggiunto la sua apocalisse e addirittura se sia ormai morta e sepolta è lecito: la risposta non è altrettanto scontata. Questo potrebbe essere il pensiero che nasce dall'ascolto (e ovviamente anche dal titolo) dell'ultima fatica discografica di Nas. In realtà Mr. Jones quando parla di Hip-Hop, non si riferisce ad un concetto generale, ma a quello relativo ad un determinato periodo storico, in pratica la spesso rimpianta golden age. Cito le sue parole: <<First off this ain't no diss record, this for some of my homies that were misrepresented, legends of the game, y'know?>>. Il disco non è una critica al rap game attuale, infatti, considerando i numeri del business del Rap, non si è mai raggiunto un livello di coinvolgimento delle masse come ora, e sicuramente nel breve periodo la cosa è destinata a gonfiarsi sempre di più. Questo però non è certo sinonimo di qualità. L'Hip-Hop ha sempre affondato le sue radici nella old school, su quei pochi e semplici principi che conosciamo tutti. Nas vuole richiamare l'attenzione sul fatto che comunque durante la golden age ci sono stati tanti mostri sacri, che però si sono spesso persi per strada. Nas si chiede: "Where Are They Now"? In questa canzone sentiamo una sfilza di nomi altisonanti, e la domanda appunto viene spontanea: dove sono finiti? Questi quesiti ritornano anche in "Can't Forget About You", e si evolvono in "Hustlers", dove il concetto diventa un altro: l'Hip-Hop è una cultura di tutti quanti noi, indipendentemente da dove siamo nati, quindi smettiamola con le finte faide da poser che non portano a nulla. Dice infatti: <<Nas was the first New York nigga rappin' with Dre>> e The Game conferma: <<I'm in the record shop with choices to make, "Illmatic" on the top shelf, "The Chronic" on the left homie, wanna cop both but only got a twenty on me, so fuck it, I stole both, spend the twenty on a dub sack, ripped the package off "Illmatic" and bumped that, for my niggaz it was too complex when Nas rhymed, I was the only Compton nigga with a "New York State Of Mind">>. Tutto poi si riassume in un paio di frasi della conclusiva "Hope": <<Ain't got nothing' to do wit old school, new school, dirty south, west coast, east coast, this about us, this aou thing, 'knaw'sayin'? This come from the gut, from the blood, from the soul>>. I concetti di questo disco sono molto elevati e solo un personaggio del calibro di Nas poteva dire certe cose senza essere frainteso: lui è uno dei pochi che negli anni è riuscito a mettere sui piatti della bilancia la commerciabilità dei suoi prodotti e la street credibility e ad aver lasciato l'ago della bilancia sempre in posizione di equilibrio. Passando agli aspetti prettamente tecnici, non ci sono poi molte cose da dire: le sue liriche e il suo stile sono sempre ai massimi livelli, non altrettanto lo sono le produzioni. Si sente molta disomogeneità tra i produttori, gran parte delle basi risultano banali e non molto originali: "Hold Down The Block", "Carry On Tradition", "Blunt Ashes". Si torna un po' su con "Where Are They Now" e "Can't Forget About You" grazie anche ai campioni presi da James Brown e Nate King Cole. Buone invece le produzioni di "Still Dreaming" e di "Let There Be Light", entrambe di Kanye West e la rockeggiante "Hip Hop Is Dead" di Will.I.Am. Per "Hip Hop Is Dead" non date molta importanza al voto, in questo caso è semplicemente una media data dall'elevata componente contenutistica, in contrapposizione alla mediocrità dell'aspetto puramente musicale. Una cosa comunque è certa, questo disco porta un po' di nostalgia, ma anche una spinta verso la positività: se hai le radici robuste, puoi crescere con rami alti e forti. |
TRACK LIST |
Nas - Hip Hop Is Dead
(Def Jam Recordings/Columbia 2006)
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BEATZ |
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