Omniscence - The Raw Factor
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
:
3,5/4
Prima di cominciare la recensione facciamo chiarezza sulle sventure di Omniscence, un nome emerso d'un tratto sul finire del duemilaquattordici a seguito della riesumazione di un esordio andato dimenticato per ben diciotto anni a causa di un'industria discografica che, già all'epoca, aveva evidentemente in mente solo il vile denaro. Un paio di singoli che avrebbero dovuto prepararne il lancio ("Amazin'" e "Touch Y'all") fu tutto ciò che la East West/Elektra riuscì a mettere in commercio, mentre "The Raw Factor", registrato con sudore e sacrificio, rimase da parte a marcire. Oggi, giustizia è resa. Il disco ci arriva in formato esteso e oltre alle tredici tracce della scaletta originale propone cinque bonus comprendenti un inedito, un freestyle e tre remix, e permette di conoscere a fondo un mc capace di sobbarcarsi la quasi totalità delle liriche presenti (sono solo due i featuring) esibendo una notevole competenza tecnica e uno stile principalmente basato sulla punchline e sulla similitudine. Flow molto naturale, voce a tratti graffiante, personalità nella gestione del microfono sono tutte peculiarità che, nel millenovecentonovantasei, avrebbero sicuramente potuto dar risalto alla carriera di Omniscence creando i presupposti per un esordio di cui prendere nota, a maggior ragione considerando una produzione solida e consistente nella maggior parte dei casi, ovviamente costruita sui canoni dell'epoca. Non serve andare oltre ai primissimi versi dell'introduttiva "Amazin'", non a caso posta all'inizio del percorso in qualità di singolo principale, per rendersi conto del talento naturale di questo mc proveniente dal North Carolina (<<I'm gettin up in skins like Massengill/that's the deal/not the Guru, but I got Mass Appeal [...] gotta make moves in this Hip-Hop biz/fuck a test, coludn't even bring me a proper quiz>>) che tuttavia non ci sentiremmo di liquidare in maniera settoriale considerandone solo la capacità di stendere la concorrenza con colpi viziosi, perché dal quadro complessivo emerge un sottofondo magari non immediatamente evidente ma che dipinge bene tutte le ambizioni di un ragazzo che stava prendendo concretamente per mano il sogno di diventare qualcuno. Lo si evince dalla conoscenza da parte dell'artista di cosa lo avrebbe atteso qualora fosse riuscito a farsi notare, molto chiara in passaggi come "My Main Man", un ringraziamento alla lealtà delle amicizie vere, "Dick Suck", che ad un primo ascolto potrebbe essere confusa per un inno sessista (cosa che è solo in parte, considerato che il titolo è rivolto anche ai niggaz invidiosi), e ad uno dei passaggi lirici più interessanti, "We Lust For The Papes", dove la necessità di fuggire dalla propria condizione e combinare qualcosa senza cadere nella trappola delle corporate è raccontata con accostamenti a effetto (<<Pressure buildin' up like Lego…>>). Considerata la tensione che pervade tracce come "Represent" e "When I Make Parole" - particolarmente impressionante la strofa del giovanissimo Lil' Khalef nel primo caso - emerge pure l'aspetto della minaccia e della criminalità e ne consegue una dimensione sufficientemente varia per togliere da subito ad Omniscence un'etichetta di punchline rapper che gli sarebbe stata sicuramente troppo stretta. Le sonorità, ad eccezione di "Amazin'", sono tutte farina del sacco di Fanatic, il quale confeziona una produzione genericamente essenziale e stilisticamente differente, composta su batterie dure e campioni brevissimi, talvolta quasi invisibili, seguendo sia i concetti in voga in quel momento che intuizioni fuori dal territorio convenzionale, uniche occasioni, queste, in cui il sound risulta datato, impressione che si sarebbe registrata pure recensendo l'album al momento dell'uscita originaria. Tra i beat migliori ci sono sicuramente tre episodi paragonabili tra loro come "Nuff Love", che per come spezza il sample di tromba e filtra il loop principale denota uno stile vicino a K-Def, "I'm On Mine", una bordata dove emerge la sintonia tra xylofono e basso, meravigliosi nel loro andare di pari passo, ed "I Gotta Maintain", che propone altri campioni estratti dal Jazz che conseguono nel repeat continuo del pezzo. "My Main Man" è invece un upbeat la cui moda era già sparita da un pezzo, "Was It Just You" rallenta lo stesso sample che avrebbe utilizzato Clark Kent un anno più tardi per "Remember That" di Rakim, ma con risultati nettamente inferiori. L'immediata riconoscibilità di "Amazin'", riproposta quale bonus remix con liriche differenti, e il call and response di "Touch Y'all", presente in tre versioni tra cui una rielaborazione con Sadat X, sarebbero potuti diventare dei singoli di interessanti potenzialità se solo avessero ricevuto la corretta promozione, nonché le colonne portanti dei live. Tessuto sulle indubbie abilità liriche di Omniscence e sulle capacità produttive di Fanatic, "The Raw Factor" vede l'agognata luce dopo tanto, troppo tempo, e per questo motivo difficilmente catturerà l'interesse di chi si è avvicinato all'Hip-Hop solo di recente; per chi invece è indissolubilmente affezionato alle sonorità di quella fantastica parte mediana degli anni novanta, si tratta di un disco da recuperare obbligatoriamente per farsi un bel viaggio indietro nel tempo e dare ad Omniscence quell'occasione che diciotto anni fa avrebbe meritato. |
TRACK LIST |
Omniscence - The Raw Factor
(Gentleman's Relief Records 2014)
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BEATZ |
All tracks produced by Fanatic except track #1 by Rheji Burrell |