Redman - Dare Iz A Darkside
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
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4
Benvenuti nel secondo viaggio intergalattico condotto per voi dal solo ed unico Funkadelic Devil in persona, riemerso dagli inferi per ghignarvi diabolicamente alle spalle tramandovi addosso chissà quale nuova goliardia e poi sparire di nuovo in una nuvola di fumo - della quale vi lasciamo indovinare l'origine... - cercando qualche altra vittima da tormentare. "Dare Iz A Darkside" riprende esattamente laddove "Whut? Thee Album" aveva lasciato, ovvero dal sottofondo di "Encore" (il bonus beat della leggendaria "Blow Your Mind"), il quale conduce dritto al ritorno in scena del famigerato Dr. Trevis, che riprogramma la mente di Redman al fine di portare il Funk in alto, verso cime mai esplorate prima. Reggie rimane lo stesso di prima, un portatore sano di Funk fumoso dal comportamento incontrollato e irriverente, ma qui cambia decisamente i toni: il buio domina ogni cosa, i ritmi sono lenti, pesanti, dopati, sottolineati dall'estrema potenza dei bassi, dalle incessanti legnate scandite dalle batterie, nonché da notissimi campioni ("Hydra", "Atomic Dog", chi più ne ha ne metta) che accentuano le forti venature di un disco che sprizza Funkadelic sin dall'omaggiante copertina. La Darkside Radio gestisce la trasmissione frenetica dei brani, spesso improvvisamente interrotti da vinili sfregiati, spari e interludi vari (o prestazioni sessuali del Nostro!), Redman si autoproduce quasi del tutto, lasciando le briciole a Rockwilder e al Bandito dagli Occhi Verdi, i beat se li divora come il più famelico dei carnivori costruendo schemi metrici avanzati, aprendo il varco a fiumi di rime interne - talvolta pure duplici, a collegare barre consecutive in più punti - create storcendo la pronuncia di determinati termini, fornendo instancabili e divertenti similitudini, punchline taglienti, fini giochi di parole intrisi di quel sottile umorismo su cui Redman ha edificato una longeva e rispettata carriera. Accompagnato da una vocina irriverente che salta fuori di tanto in tanto, Reggie riempie le strofe di ogni traccia di riferimenti al fumo senza mai risultare noioso o scontato, si scaglia contro i biters che fotocopiano il suo stile, crea irresistibili allusioni sessuali e colpisce in basso qualsiasi obiettivo gli venga in mente, meglio se risultando vizioso. Le tracce non seguono certo schemi fissi, di conseguenza il flow varia di continuo mettendo in bella mostra tutta la versatilità tecnica di un personaggio unico, che condisce ogni sua creazione con una serie di smorfie onomatopeiche sparse qua e là dando vita a pietre miliari quali il singolo "Rockafella" - preceduto da una strofa pazzesca il cui autore tutt'oggi risulta ignoto - nel quale ogni possibile replicante viene messo a tacere dalla superiorità lirica di Reggie, la spettacolare "Green Island", sorretta da una chitarrina hawaiiana, sassate come "Bobyahed2dis" e "Journey Throo Da Darkside" (<<did I mention that my lyrical format gets more ahs than a dentist>>), senza tralasciare autentici massi a metà tra la potenza e la claustrofobia, vedi "We Run N.Y." - con l'eccezione dell'esibizione di Hurricane Gee, francamente inascoltabile - e "Basically", quest'ultima devastante per come Redman si mangia il beat sputando la sua attitudine hardcore a più non posso. Il potere funkadelico assume i toni di vero e proprio omaggio in "Cosmic Slop" (base così così), nella quale manca solo George Clinton in carne e ossa, e sempre di Funk, più duro ed essenziale, si tratta quando si affrontano "A Million And 1 Buddah Spots" e "Sooperman Luva II", nuova puntata di una saga paragonabile solo alla "Jane" degli EPMD e capace di esaltare nuovamente le doti di storyteller di un Redman qui davvero fuori di testa per come svolge eventi ed epilogo. La sensazione di granitico che "Dare Iz A Darkside" riesce costantemente a fornire viene messa alla prova in qualche episodio della seconda parte del disco, quando brani come "Slide And Rock On" o "Wuditlooklike" non tengono testa alla consistenza delle liriche e propongono beat un po' troppo simili a quanto sentito in precedenza, fattore che da un lato rende l'esperienza di ascolto - oggi come allora - lievemente pesante, ma che dall'altro si rivela se non altro coerente in quanto estende al suono lo strato di inflessibilità già ben individuabile nei testi. Sicuramente meno digeribile rispetto all'esordio, ma non per questo qualitativamente discutibile, il secondo episodio della discografia di Reggie Noble è soffocante, divertente, dissacrante e folle, tutto in uno, prendere o lasciare. Vent'anni dopo è ancora in splendida forma e ancora una volta, se non ne capite l'ironia, intanto ridete, poi andate a casa e cercate di capirne il significato. Troverete Redman da qualche parte a ghignare alla faccia vostra, rigorosamente con un blunt gigantesco in bocca e una nuova rima per farvi fessi. |
TRACK LIST |
Redman - Dare Iz A Darkside
(Def Jam Recordings/Rush Associated Labels
1994)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All scratches by Dj Twinz |