RISCHIO - SOGNI D'ORO
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Reviewed by Riccardo Orlandi
Una parola riassume tutto quanto: street. Nel senso più positivo, intendiamoci. Niente glorificazione ignorante della strada, né finte storie di vita a sfondo depressivo, ma lo street cosciente e vissuto della migliore tradizione. Si parla di Bologna, ovviamente; Bologna che sembra - e non possiamo che esserne felici - incapace di scrollarsi di dosso il suo (glorioso) passato, quando è stata la locomotiva di un'intera scena. Rischio appartiene a quel gruppo di artisti - in realtà presenti non soltanto a Bologna, anzi - che formano il trait d'union tra la generazione degli albori, i pionieri degli anni novanta, e la nuova scuola, o, almeno, quella porzione di nuova scuola che ha ancora a cuore credibilità e cultura. Il flow di Rischio è estremamente particolare: sincopato, ipnotico, a tratti fluido a tratti congestionato. Senza dubbio, molto personale. J-Falla, coadiuvato da Shablo, non ha certo paura di osare: i beat che confeziona sono una miscela ipnotica di campioni e arrangiamenti elettronici, con prepotenti virate nel Soul e nella Dancehall che non tradiscono, però, il gusto per la più classica formula Hip-Hop. Sempre di grande atmosfera, le basi sono costruite su giri di batteria molto vari, soprattutto nella scelta delle sfumature dei rullanti. Sul versante musicale, non ci si annoia di certo, questo è sicuro. La monotonia, semmai, la troviamo nei temi. Si è parlato del carisma prettamente street del disco: questa attitudine è positiva, certamente, ma rischia di diventare controproducente se monopolizza il contenuto di ogni traccia. Certo, qualche sfumatura c'è (penso a "Nelle vene/Stesso sangue" e "Angeli e santi"), ma lo stile di fondo è sempre lo stesso. Gradevole e sincero, è vero, ma si sta parlando di quindici tracce in cui l'atteggiamento non cambia di una virgola. C'è da dire che il disco raggiunge le sue vette negli episodi finali, dove Rischio smette (ma mai del tutto) i panni street. Il nostro è andato a scomodare nomi veramente grossi: "Dose di pace", forse il pezzo più interessante dell'intero lavoro, vede nientemeno che Deda e Kaos alla produzione oltre a Dargen (finirà mai di stupirmi?) e Lugi impegnati in due strofe che hanno dell'incredibile (Dan T sta un gradino sotto, ma in ogni caso non è malissimo). I pezzi successivi, "L'eclisse", che ospita un Ghemon sempre più in forma e sempre più positivo, e "Un altro giorno, un'altra svolta", concludono "Sogni d'oro" in impennata, recuperando la piattezza dei primi due terzi del disco. I (tanti) featuring rendono, effettivamente, molto più movimentato lo stile del prodotto: i Co'Sang e i Club Dogo fanno il loro lavoro, niente di nuovo rispetto a quello a cui ci hanno abituato, Royal Mehdi è - incredibile! - migliorato (ma peggiorare sarebbe stato difficile), la cricca italo-nordafricana (Nunzio, Lama Islam...) che circonda Rischio resta sulla sua falsariga. Il valore aggiunto sembra essere dato da chi si occupa della melodia, tra gradite riconferme (Ricardo, sempre ottimo) e altrettanto gradite novità (Pupiddrhu e Marina). Il disco di Rischio è valido, in definitiva, molto valido, per chi gode come un riccio nel calarsi nello street più sincero e sentito. Chi cerca qualcosa che ridisegni i confini, che scardini le regole, in una parola il nuovo, invece, lo rifugga, se non per gustarsi quindici beat di fattura superlativa. |
TRACK LIST |
Rischio - Sogni d'oro
(Relief Records 2010)
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BEATZ |
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