Rocco Hunt - Poeta urbano
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Ho sempre, o quasi, condiviso la prudenza (qualcuno direbbe diffidenza) con la quale solitamente ci si accosta agli esordi di giovanissimi mc's incensati in maniera prematura e con toni che fanno un po' di confusione tra apprezzamento e mera apologia; non è il caso del salernitano Rocco Hunt, entrato in Sony a soli diciott'anni ma con un percorso di crescita coerente e soprattutto al rialzo: da un primo, acerbo demo del 2008 ("Ci sarà", che forse ho ascoltato solo io), al secondo del 2010 ("A' music è speranz"), fino a "Spiraglio di periferia" dell'anno successivo, già consacrato da alcune partecipazioni di rilievo (Clementino, Fabio Musta, Don Joe), il tutto affiancato a un numero sempre maggiore di live e featuring (dalla Machete Crew a Paura, da Gemitaiz a Fritz Da Cat). Si arriva, così, a "Poeta urbano", uscito lo scorso giugno e anticipato dal video di "Pane e Rap" (presente solo nella versione iTunes), un progetto onesto e misurato, genuino sia nei pensieri che nelle ingenuità. Veniamo anzitutto ai pregi, copiosi e importanti. Se c'è un dato da cui cominciare, questo è il livello tecnico raggiunto da Rocco nel Rap, padroneggiato bene a prescindere dalla scelta di ricorrere al dialetto o all'italiano: la giovane età, in questo caso sì, avvalora una precoce maturità, palese soprattutto nella dinamicità di un flow in grado di adattarsi a ciascuna variazione del sound. RH si muove con disinvoltura tra beat morbidi ("Quanto darei", "Happy meal") e grintosi ("Fammi vivere", "Atleti"), esprimendo un gusto che sembra orientato verso il beatmaking più tradizionale (un altro punto a suo favore) e perciò ricco di archi, chitarre e pianoforti poggiati su geometrici groove di basso e batteria, un approccio che guarda all'autenticità dell'Hip-Hop (il tributo a Joe Cassano ne è un chiaro segno) e non alle mode del momento. Ancora, si notano netti progressi nella gestione dei refrain, in gran parte melodici (per fortuna non c'è traccia di auto-tune) e interpretati con indiscutibile calore, senza sbilanciarsi mai in maldestre esagerazioni inadatte alla modesta voce posseduta. Per contro, bisogna fare i conti con un'anagrafica che non può eludere determinati limiti, ovvero la superficialità di alcune riflessioni (dalla prevedibile <<io ho pagato il mio successo a caro prezzo>> all'ambiguità di <<bisognerebbe abolire non abortire>>, passando per <<non odio il Presidente anzi è la prova vivente/che chiunque può fottervi tutti partendo dal niente>>), un immaginario non ancora sbocciato del tutto (chiamare in causa veline, Barbara D'Urso e Maria De Filippi per fare un pizzico di critica sociale lascia emergere un orizzonte tematico circoscritto) e la ridondanza di un autobiografismo che racconta il passato quasi fosse distante anni luce; in aggiunta a ciò, andrebbe tagliata qualche tronca (<<far pesar>>, <<son cresciuto>>, <<son cambiato>>, <<son grande>> e così via) perché rallentano una metrica altrimenti molto fluida. Considerando tutto se ne ricava un'impressione senz'altro positiva, sebbene caratterizzata da percepibili sbavature; in particolare, mentre la spontaneità nell'esprimere i sentimenti più autentici è tanta (mi vengono in mento "Io posso" e "Quanto darei", quest'ultima col bel featuring di Ensi, ma anche "L'ammore overo", l'affettuosa "Io ci sarò" e il mood storto di "Capocannonieri", con l'immancabile Clementino), brani come "L'occhio del massone" e "Fatti non parole" sono ricche di luoghi comuni e faticano ad attecchire in un pubblico adulto. Credo sia in prospettiva, dunque, che si debbano individuare gli indizi migliori di "Poeta urbano", riconoscendo a Rocco Hunt un talento cristallino, seppure da smussare, ed evitando entusiasmi smisurati che non servono a nulla e a nessuno, tantomeno al protagonista. |
TRACK LIST |
Rocco Hunt - Poeta urbano
(Sony Music Entertainment Italy 2013)
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BEATZ |
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