THE ROOTS - ORGANIX
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by Bra
VOTO (da 1
a 5) : 5
Il primo disco dei Roots risale al 1993 ed esce quasi contemporaneamente al "Jazzmatazz" di Guru. Entrambi vengono accolti senza troppo entusiasmo in madrepatria, ma riscuotono un discreto successo nella vecchia Europa, più disponibile probabilmente ad un riavvicinamento della musica Hip-Hop verso le proprie radici. E' proprio questo infatti il nodo della discordia che produce impressioni tanto divergenti tra due mondi musicali storicamente differenti: negli U.S.A. gli esperimenti portati avanti dai Roots e da Guru appaiono evidentemente come degli episodi isolati e per certi versi distanti dal fenomeno del Rap (in quegli anni straordinariamente in crescita), altrove invece la cosa viene percepita come un passo in avanti compiuto dall'Hip-Hop stesso, il quale recupera una parte fondamentale di sé per proiettarsi oltre i propri confini. Dopo più di dieci anni mi sembra evidente che la ragione stesse dalla parte di chi aveva visto in "Organix" (come in "Jazzmatazz") una nuova forma di innovazione, la concretizzazione di un processo generale di maturazione. La formazione originaria dei Roots era leggermente diversa da quella attuale, ma il cuore del gruppo era lo stesso: ?uestlove alla batteria e Black Thought al microfono; oltre a loro ritroviamo Leonard Nelson Hubbard e Joshua Abrhams che si alternano al basso, Scott Storch (ed in alcuni casi ?uestlove) alle tastiere ed alcune partecipazioni che purtroppo non vengono segnalate all'interno del booklet. Ed è proprio in "Organix", ancora più che nei successivi "Do You Want More?!!!??!" ed "Illadelph Halflife", che emerge l'anima da live band dei Roots, gli omaggi e le citazioni al Jazz abbondano, la struttura musicale stessa appare quasi improvvisata (un esempio su tutti: "Writters Block"), centrata sempre su un numero ristretto di accordi ed un corposo sottofondo di bassi. Il risultato è una lunga jam session che trova il suo apice nella quindicesima traccia intitolata, appunto, "The Session" e simpaticamente sottotitolata la più lunga posse cut della storia...e badate che dura realmente 12' 43''! A dispetto della copertina completamente nera va detto che liricamente "Organix" è il disco meno impegnativo dei Roots: l'ironia di "Pass The Popcorn" (per la quale scende in pista perfino ?uestlove), l'impatto di "Essawhamah?" (probabilmente uno dei loro pezzi più famosi, qui in versione live) e la satira non particolarmente sottile di "Writters Block" (sul genere: una giornata tipo a Philadelphia) lasciano trasparire un duplice intento, ovvero quello di mantenere un profondo legame con le proprie radici attraverso una solida capacità di intrattenimento (secondo uno dei dettami cardine dell'Hip-Hop). Per quanto Black Thought non possa dirsi ancora al suo pieno livello di maturazione e le melodie appaiano in alcuni passaggi leggermente scarne, "Organix" racchiude dentro di sé tutto ciò che i Roots avrebbero espresso negli anni successivi: "Common Dust" e "The Session" così come "Good Music", "Grits" e "Leonard I-V" danno il via ad una carriera fatta di straordinaria personalità ed ottimi dischi. Ora avete un titolo in più da aggiungere ai classici della musica Hip-Hop. |
TRACK LIST |
The Roots -
Organix (Remedy/Universal
1993)
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BEATZ |
All tracks produced by Ahmir Thompson and Tariq Trotter |