RUN-DMC - BACK FROM HELL
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
:
3
Decade nuova, vita nuova. Devono averla pensata così i Run-DMC dinanzi al loro ingresso in quegli anni '90 così repentinamente diversi rispetto al recente passato, peraltro dopo una pausa di riflessione seguita alla delusione commerciale di "Tougher Than Leather", album tra i più (ingiustamente) criticati di tutti i tempi per il solo motivo che ci si aspettava raggiungesse lo status commerciale imposto dai suoi predecessori, che tanta fama e denari avevano portato al leggendario trio di Hollis, Queens. La grafica fa intuire la fine dell'era delle Adidas, Run, DMC e Jam Master Jay si ripresentano ai seguaci dell'Hip-Hop freschi di un lifting pressoché totale, di immagine, di vestiario, di tematiche, di sonorità. Il legame con il passato è minimo, rintracciabile nell'intro "Sucker D.J.'s", che volontariamente riprende la base di "Sucker Mc's" per porre un punto fermo, riproponendola sopra uno stuolo di scratch mentre DMC la utilizza quale riscaldamento per il suo microfono. Le relazioni con i tempi che furono finiscono con "Back From Hell", remixata (ma purtroppo non inclusa qui) con l'arricchimento dato dai featuring Ice Cube e Chuck D, la cui versione originale riprende diversi campioni di "Raising Hell", suonando nostalgica pur nella durezza della base su cui poggia. Per il resto, i ponti cadono di netto. La prima grande variante stilistica giunge dall'accoppiata di singoli "The Ave." e "What's It All About", che puntano con tutta probabilità l'attenzione sull'inarrestabile ascesa della West Coast e del Gangsta Rap, fenomeno che all'epoca aveva già cominciato a mettere irrimediabilmente in secondo piano i veterani più rispettati del gioco. Solo così può essere interpretata la virata street collocabile all'interno dei due episodi, che pretendono di essere ricordati quale tentativo di contrasto verso le eccessive attenzioni verso la scena di L.A., sottolineando che la violenza, nel Queens, non era certo minore, che i Run-DMC non erano lì solo ad incitare il proprio pubblico nel mettere per aria le sneakers e che non serviva prescindere dal Rap'n'Roll ad ogni costo per scrivere un buon disco. "Back From Hell" si divide tra tracce dure come quelle appena citate che si mischiano alla spensieratezza di altre situazioni più easy. I muri sonori al limite della ripetitività di "Groove To The Sound" e "Naughty" cozzano contro brani dove l'orecchio attento nei confronti dei trend commerciali in voga si sente attraverso il velato R'n'B di "Faces", "Don't Stop" e "Not Just Another Groove", non esattamente memorabili. Il tutto viene di tanto in tanto inframmezzato da qualche puntatina Dub come nel caso di "Bob Your Head" e "P Upon A Tree", tentativi anch'essi di dare al gruppo un suono rinnovato, di tendenza. Di altre situazioni di cui valga la pena prendere nota ve ne sono, "Pause", crociata anti-droga, si snoda sopra agli interessantissimi virtuosismi ai giradischi di Jam Master Jay (presente con una sua rara strofa, che poco azzecca con il resto a livello tematico...), oppure come in "Word Is Born", contornata da un loop di chitarra che ne segue il ritmo veloce, e passi anche "Kick The Frama Lama Lama", nonostante ci si accorga presto che la batteria proposta è la stessa di "What's It All About", rallentata giusto di qualche bpm. Riassumendo il tutto, ne escono una manciata di tracce sopra la media che riescono a stare al passo con i tempi, cinque o sei situazioni di compromesso dove il passo medesimo è più lungo rispetto alla gamba ed un album che nel complesso non toglie dignità al trio porta-bandiera dell'era delle Adidas, ma che non riesce contemporaneamente a salvarlo da una deriva da cui non si sarebbe mai più ripreso, vittima (insieme a tanti altri) delle sparatorie di Compton e dintorni, che si erano già impadronite della scena. |
TRACK LIST |
Run-DMC - Back From Hell
(Profile Records 1990)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All cuts by Jam Master Jay |