STATIK SELEKTAH - 100 PROOF THE HANGOVER
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
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3
Producer album è un termine sempre più in voga nell'Hip-Hop sotterraneo e racchiude in sé alcuni minimi comuni denominatori quali, com'è intuibile, il fatto che le tracce siano fornite interamente dallo stesso esecutore, che nella maggior parte dei casi si è fatto le ossa in locali e radio suonando dischi e perfezionando nel contempo l'arte della produzione. Statik Selektah viene esattamente da un background di questo tipo e negli anni ha sviluppato una personalità musicale che può facilmente rendere riconoscibile lo stile che contamina le tracce di volta in volta distribuite in giro o riunite nel medesimo progetto. Le sue produzioni sono difatti timbrate da strumenti come piano e trombe, l'orecchio è sempre molto attento alla melodia e all'interazione dei loop, le batterie risultano pulite ma dure e il cantato vero o campionato recita un ruolo sempre di primo piano. Questa volta le idee del dj di Boston vengono eseguite in abbinamento a un concept che lega diversi episodi qui presenti e che viene spiegato nella retorica introduzione, con sentimenti come la lealtà, la fragilità e la paura di perdere tutto troppo presto, posti in relazione agli enormi stress mentali con cui ognuno è messo sotto torchio ogni giorno della propria vita. Prototipi come "So Close, So Far", che appaia un Bun B in forma con un Wale che con lui dimostra di possedere l'intesa giusta, rendono l'idea parlando di relazioni e del peso di sostenere una famiglia, collegandosi a brani che parlano di altri argomenti mantenendo lo stesso concetto di fondo, la lealtà ed il rispetto, ma rivolgendosi a soggetti diversi come l'Hip-Hop stesso o la marcia industria musicale. Lo dimostrano Talib Kweli e Syles P, con strofe dedicate alla mancanza di eccitazione che contraddistingue la musica di oggigiorno in "The Thrill Is Gone", titolo preso in prestito da un sample dell'inconfondibile voce di B.I.G., ma anche l'assembramento composto da Reks, Kali, Termanology e Good Brotha in "Fake Love (Yes Men)", nella quale emerge un buonissimo livello di prestazione corale dei rapper e vengono messe sotto la lente d'ingrandimento tutte le amenità che caratterizzano i promotori discografici e gli atteggiamenti recitati che ne caratterizzano il ruolo. "Get Out", infine, parla ancora di lealtà ma da una diversa angolazione, contrapponendo la voglia di avere una vita meno problematica al dover fare i conti con il richiamo della strada, come egregiamente raccontato da Skyzoo, liricamente un giro avanti, Rapper Big Pooh e un Torae in forma. In altri momenti è invece il caso di fare solo ed esclusivamente festa o di parlare di aspetti meno profondi, com'è giusto che sia; tuttavia qui si scende nello scontato più scoraggiante. Un conto è sentire un brag Rap che spacca tutto ciò che trova con tre mc's da paura (Lil' Fame, Saigon e Sean P) in una "Critically Acclaimed" posta su una combinazione di flauto, trombe e rullanti cattivi che fa tremare le casse, altro è il perdersi in rime fini a se stesse, frivole, come quelle di "Drunken Nights", "Night People" (un fastidio per le orecchie) e "Life Is Short" (con menzione di particolare disonore per quest'ultima), salsetta poco condita che di originale non presenta proprio nulla. Ed è proprio qui che il progetto comincia a sgretolarsi e non viene risollevato nemmeno da veterani come Havoc, la cui delivery in "Do It 2 Death" lascia veramente a desiderare, o Smif N Wessun, che cacciano un paio di strofe abbastanza banali su ghetti e pistole sopra una base di ottime potenzialità, visto il sottofondo horror, sgonfiata da un giro di sintetizzatore elementare e ripetitivo. Assieme ai concetti scadono anche alcune basi, in particolar modo quando il timbro eccessivamente soft di alcune tracce non rende giustizia ai rapper, o quando i vari ritornelli cantati non sono all'altezza del contesto del brano, ma capita anche di sentirsi inevitabilmente infastiditi dai soliti sample vocali pitchati, in qualche occasione (vedi "Come Around") addirittura lasciati andare in loop anche a strofa cominciata, creando un evidente attrito che deprime, nel caso specifico, un verso da paura di Royce Da 5'9'' (<<Me and Hip-Hop go together like swastika and nazi/together like Tupac and "who shot me?"/together like the new President Barack and the hot seat>>). Verso il fondo c'è purtroppo spazio per qualche riempitivo in eccesso, composti da un represent della West Coast abbastanza palliduccio ("The Coast", appunto), da un beat veramente brutto che sciupa il featuring dei Souls Of Mischief ("Laughin") e da una "Walking Away" messa lì giusto per dire che ci sono 17 tracce e non 16. Come dimostrato più avanti da "1982" e diverse apparizioni in dischi altrui, Statik Selektah ha ben altre potenzialità rispetto a quanto posto a raccolta qui dentro e "100 Proof" non rende giustizia a queste sue grandi capacità. |
TRACK LIST |
Statik Selektah - 100 Proof The Hangover
(ShowOff Records/Brick Records 2010)
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BEATZ |
All tracks produced by Statik Selektah |