SEAN BORN - BEHIND THE SCALE
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
:
4,5
Mello Music Group, ovvero sinonimo di musica di grande qualità oramai consolidato con pieno merito. L'etichetta continua a far proliferare dischi di pregevolissima fattura, a promuovere artisti che hanno fame di conquistarsi un pezzettino della torta senza andare per questo a compromettersi ed ha infine la fortuna di poter contare sulle abilità intellettive, nonché sulla conoscenza musicale, di quella manciata di produttori che gravita attorno alla Low Budget Crew, un gruppo di persone che sa come fare la differenza nel difficile mondo dell'Hip-Hop di oggi. Sostenuto da questa grande famiglia, Sean Born arriva al suo esordio ufficiale in maniera più diretta e personale rispetto a quanto avessero fatto i suoi predecessori, confezionando un album molto crudo, fortemente caratterizzato da storie che raccontano di lotte per emergere dalla miseria, di spaccio, di maturazione personale e di voglia di cambiare positivamente, facendosi accompagnare da sonorità rese appositamente grezze, scelte ed orchestrate con evidente maestria da Kev Brown con l'aiuto di altri noti membri del giro Mello. Musica e liriche vanno via sullo stesso piano che è un piacere. Da un lato Brown setaccia strumenti da qualsiasi disco Soul attragga il suo interesse, filtra il tutto per renderlo il più oscuro possibile e tira fuori delle gemme che adagia delicatamente su vecchie batterie, puntellandole con tocchi di piano quasi sinistri, sezioni di trombe che paiono provenienti da una session suonata in qualche piccolo club o chitarrine ad alta contaminazione Funk, tenendo costantemente basso il numero di battute per minuto. Il fatto che Oddisee, Dunc (il producer dei DTMD), Kenwood e Quartermaine riescano nelle rispettive prove a far trasparire le stesse emozioni tenendo stretta l'omogeneità del disco, è uno dei maggiori pregi dello stesso. Dall'altro lato della barricata Sean riesce a complementare il tutto a dovere, raccontando le sue storie con un flow particolare, capace di cambiare sovente all'interno dello stesso pezzo, preferibilmente andando in offbeat giusto per non dare mai per scontato quello che è lo schema metrico delle sue rime. Il linguaggio di strada tipico di chi vi è cresciuto nel mezzo è alternato a frasi che evocano figure alle volte bizzarre, ma dannatamente concrete, e molte delle tematiche sono legate ai ricordi di una vita finora passata cercando un modo per raggranellare qualche dollaro extra, il che va a collegarsi a tutti gli stati mentali che vengono descritti nelle tracce, siano essi di paranoia per il non riuscire a rompere il cerchio di stress che porta a valutare le proprie azioni in base allo scopo da ottenere, o di auto-giustificazione per aver reperito un metodo illegale e pericoloso per farlo, ma anche alla sensazione di precarietà che pervade tracce come "Lights On". Dall'unione dei due aspetti nascono diversi piccoli capolavori, compressi all'interno di una quarantina di minuti intensi, che si fanno riascoltare a ripetizione. Il livello è genericamente alto, ma prende vette intoccabili isolando "Bullshit", all'interno della quale uno come Hassaan Mackey ci sguazza, e "Honor", straordinaria per atmosfera, due episodi che da soli basterebbero a rendere quest'album superiore alla media. Ciò non significa che non verrete irrimediabilmente attratti da "Queen Anne" e dalla sua rudezza, dal senso di scomodità che riesce ad instillare "Murderland", o da tutti quei brani dove vi basta chiudere gli occhi per immergervi in un film nel quale desolazione, costruzioni in mattoni, polvere e catapecchie abbandonate fanno prendere vita a tutto l'insieme. Godetevi il viaggio, da affrontare rigorosamente in classe Low Budget. |
TRACK LIST |
Sean Born - Behind The Scale
(Mello Music Group 2012)
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BEATZ |
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