SHABAZZ PALACES - BLACK UP
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VOTO (da 1 a 5)
:
4,5/5
La maggior parte delle volte che un artista Hip-Hop degli anni '90 si ripropone sulla scena, il fallimento è dietro l'angolo. A volte fanno la figura dei genitori che ti umiliano davanti agli amici dicendo cose tipo bella raga, tutto rego?, oppure quella dei nonni che ti spaccano le palle su quando i wack mc's si combattevano in trincea (KRS, c'hai scassat'u cazz). Poi capita che qualcuno recepisca il continuo evolversi dell'Hip-Hop, ne abbracci gli elementi positivi e ne scarti quelli negativi, lasciando lo swag ai più giovani e proponendosi in maniera adulta, consapevole e un po' meno autoreferenziale. Ecco quindi che un protagonista degli anni '90 quale Ishmael Butler, più noto come Ish o Butterfly, mc e produttore degli storici Digable Planets, gruppo ingiustamente sottovalutato che poco meno di vent'anni fa ci regalò un capolavoro di Hip-Hop, Jazz e misticismo come "Reachin' (A New Refutation Of Space And Time)", si ripresenti diciassette anni dopo l'ultimo respiro dei DP ("Blowout Comb", 1994) nelle vesti di Palaceer Lazaro, mente dietro l'oscuro progetto Shabazz Palaces assieme al polistrumentista Tendai Maraire. Oscuro perché a due anni esatti dal primo EP a nome Shabazz Palaces, un certo alone di mistero continua ad ammantare la creatura di Ishmael Butler che per i primi tempi si è celato dietro il classico stratagemma dell'anonimato, creando una sorta di hype silenzioso attorno al gruppo. Tutto calcolato e in sintonia con la nuova incarnazione musicale di Butterfly - pardon - Palaceer Lazaro. "Black Up" è un lavoro fresco, moderno in tutti i sensi, figlio di qualsiasi contaminazione abbia subito l'Hip-Hop negli ultimi anni, dalle atmosfere dilatate dei cLOUDDEAD, passando per la Dilla-mania, fino ai plurietichettati influssi elettronici recenti, ma che non dimentica le classiche radici del Soul e del Jazz. Sperimentale ma senza esasperazioni, "Black Up" suona quasi familiare, una continuazione moderna di "Reachin'" per la sua atmosfera soffusa e umida, nonché per le marcate connotazioni mistiche e spirituali, fulcro e concetto base di tutto il lavoro degli Shabazz Palaces. Per quanto un primo sguardo alla tracklist avesse fatto scattare in me un certo allarme pretenziosità (ultimamente son tutti bravi a infarcire di concetti astrusi prodotti privi di qualità), dopo l'introduzione Soul/Elettrica di "Free Press And Curl" e l'immersione nella giungla digitale di "An Echo From The Hosts That Profess Infinitum" (non è neanche il titolo più lungo) mi sono dovuto ricredere. Una volta arrivato ad "Are You...Can You...Were You? (Felt)", Rap astratto scandito da due semplici note di piano tendenti all'infinito, ho deciso di innamorami di questo disco. E' difficile descrivere "Black Up" usando semplici terminologie musicali, "A Treatease Dedicated To The Avian Airess From North East Nubis (1000 Questions, 1 Answer)" è un appiccicoso Crunk subacqueo, "Endeavors For Never (The Last Time We Spoke You Said You Were Not Here. I Saw You Though.)" un ossessivo Jazz tribale arricchito da un cantato suadente ed ipnotico (cortesia delle THEESatisfaction), "Recollections Of The Wraith" è Soul rarefatto giocato solo su voce, percussioni e riverbero, sulla cui falsariga si sviluppano anche "Swerve...The Reeping Of All That Is Worthwhile (Noir Not Withstanding)" e, più lontanamente, le invocazioni sciamaniche di "The King's New Clothes Were Made By His Own Hands" con drumming e samples ipnotici. "Black Up" è un viaggio esotico e misterioso in uno scenario di rinascita mentale, sentimentale e politica post-apocalittico, che attinge a piene mani dalle correnti dell'Elettronica più glaciale fondendosi con la tradizione del Jazz e del Soul finalmente in maniera del tutto armoniosa, un luogo dove anche le parole hanno perso completamente il loro significato per diventare semplici suoni. La migliore sorpresa del 2011. |
TRACK LIST |
Shabazz Palaces - Black Up
(Sub Pop Records 2011)
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BEATZ |
All tracks produced by Knife Knights |