Dj Soko - Domino Effect
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Reviewed by
Mistadave
VOTO (da 1 a 5)
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3 -
Aaaahhh, il deejay... Un tempo figura mistica, componente essenziale della band Hip-Hop, colui che dettava i tempi sul palco e in sala d'incisione manipolando abilmente i vinili, trovando soluzioni innovative per creare inediti tipi di suono. Fortunatamente, nonostante il Rap più annacquato ne abbia sostanzialmente cancellato la figura, gli eroi che stanno dietro al doppio giradischi non hanno accettato di estinguersi, continuando imperterriti a recitare il proprio ruolo seppur spogliati dell'esposizione di cui si godeva in passato. Dj Soko viene da Detroit ed è in larga parte conosciuto per aver costituito un terzo di quel meraviglioso classico contemporaneo sfornato dalla crew The Left, vale a dire "Gas Mask", che prese forma cinque anni fa grazie all'unione tra i suoi scratch, le produzioni di Apollo Brown e le intelligenti liriche di Journalist 103. Ritroviamo Soko oggi firmatario di un disco solista, perlomeno a livello nominale, che non va anzitutto confuso per un producer album: "Domino Effect" vede difatti alternarsi tra le quindici tracce un gruppo di mc's per lo più prelevato dalla ricca (ma sottovalutata) scena underground di Detroit, ma i pezzi sono affidati a produttori esterni lasciando il protagonista principale al rivestimento del ruolo che sa interpretare meglio, quello di sapiente intarsiatore di cutting 'n' scratching. Tuttavia, del citato producer album "Domino Effect" condivide la solita sindrome, nel senso che i beat sono generici (nulla che non si sia già sentito in via similare), a volte insipidi, e la struttura dei pezzi non propone alcunché di innovativo, una considerazione che ingloba anche la conformazione degli scratch, che invece di apparire in veste di elemento portante tendono a ripetere sempre gli stessi schemi. I pezzi si alternano continuamente tra strofe e ritornelli scratchati, i sample vocali sono presi dalle hit più ovvie dei bei tempi che furono (Mobb Deep, Biggie, M.O.P. - anche qui nulla di inedito) e il risultato finale non è propriamente elettrizzante. La tracklist propone dei passaggi senza dubbio interessanti e ha il pregio di mettere in luce le doti di alcuni particolari mc's. "Take Notes" pone in risalto un nuovo e riuscito connubio tra Finale ed Hassaan Mackey, due artisti che propongono di continuo stuzzicanti incastri di rime, Guilty Simpson è tra i più gettonati e timbra presenze importanti come "Stand Up" (ancora con Mackey) e "The Beast", quest'ultima un'invettiva particolarmente efficace contro la Polizia arricchita da un beat che riesce a cucirsi con successo sullo stile del rapper, mentre Red Pill si avvale di "Sober Thoughts" per elargire un'altra delle sue elucubrazioni perennemente in bilico tra l'alterazione e la sobrietà, continuando nello svolgimento delle tematiche già affrontate nell'apprezzato "Look What This World Did To Us". In differenti casistiche le prestazioni liriche dei singoli vengono depresse dalla poca adeguatezza del beat, una considerazione che accomuna "The Cronkite", sigillata dal flow autoritario del sempre avveduto Journalist 103, e "Shadow Boxing", di gran lunga la miglior performance lirica qui presente e firmata da un Jae Musick ispiratissimo, pronto a tagliare a fette il microfono (<<I terrorize the level like Tetris and make your block spin>>). Il responsabile dei suoni appena menzionati è in entrambi i casi Newstalgia, il cui impatto negativo si propaga pure su "Ambassador Bridge" svilendo l'energia portata da Stryfe, stessa linea su cui si muove "Kyle Reese", un beat procurato da Def Dee e che non dice assolutamente nulla, ammosciando il contributo di Guilty Simpson. La presenza di Apollo Brown in due brani non aiuta a migliorare l'esito finale, in quanto entrambe le produzioni sono strutturalmente lontanissime dalle sue classiche e felici intuizioni costruite sul Soul impolverato e alla fine bisogna affidarsi al semisconosciuto Nolan The Ninja per ottenere qualcosa da ricordare, ovvero una "Concoction" assemblata su un loop sinistro che ricorda vagamente Muggs e sul quale il medesimo sputa un po' di rime da battaglia di non eccelsa sostanza, ma che se non altro danno vigore a un lavoro per lunghi tratti dormiente, identico risultato ottenuto da Slimkat78 nella coinvolgente "Confrontation", dove si fa notare il sempre lodevole Kaimbr. Non convince neppure l'idea di dividere l'intro in due pezzi distinti, quand'è chiaro che l'uno sia il naturale proseguimento dell'altro, nonché l'inserire un interludio come "Built Bridges", il quale ha la sola funzione di riproporre un concetto già offerto in apertura, ovvero una sequenza di messaggi telefonici atti a tessere le lodi del deejay in questione. Si può dare tranquillamente un ascolto, dato che una componente di curiosità è senza dubbio fornita dalla presenza di alcuni esponenti rilevanti della Mello Music Group, ma non aspettatevi un prodotto di pari qualità. |
TRACK LIST |
Dj Soko - Domino Effect
(Left Of Center 2015)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All scratches by Dj Soko |