Talib Kweli - Prisoner Of Conscious
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Bra
VOTO (da 1 a 5)
:
3,5
"Prisoner Of Conscious" esce a circa due anni e mezzo da "Gutter Rainbows", nel quale peraltro veniva già annunciato, e conferma diverse costanti del percorso artistico di Talib Kweli, a cominciare da una prolificità che ha condotto l'mc alla decima pubblicazione in quindici anni di attività (ossia da "Black Star" in poi), fino alla convergenza verso atmosfere mediamente orecchiabili, sebbene distanti dal mainstream più dozzinale. L'impiego, invece della solita major, di una propria label (esaurita ufficialmente l'esperienza Blacksmith Records si ritenta con Javotti Media - ma partecipano EMI e Capitol) e un team di beatmaker non così difforme, per gusto compositivo, rispetto a quello presente in "Gutter Rainbows", rendono quest'ultimo e "Prisoner Of Conscious" due dischi quasi gemelli, perché affini nel sound, nei pregi e nei difetti, consegnandoci un mc maturo, adulto, ma che oramai stenta a stupirci, vuoi per il taglio un po' anonimo della produzione musicale, vuoi per una performance lirica non priva di buone intuizioni, però altrettanto prevedibile. A prescindere da qualche variazione, Kweli sembra proporci alti e bassi abbastanza noti, oltre a una retorica talvolta ripetitiva: "Human Mic" e "Before He Walked" ribadiscono il primato della musica da punti di vista differenti, persuasiva e serrata l'autocelebrazione della prima (<<you can have your own opinion, but not your own facts>>) su un bel beat di archi firmato Oh No, più fiacca l'altra (<<my music gives you a message true, all respect is due/but music is emotion, that's lost to me intellectual>>), col contributo trascurabile di Nelly e l'ottimo refrain cantato di Abby Dobson; amore e attrazione fisica in "Delicate Flowers", a tratti zuccherosa (<<I need her, she the proof in my soul, my sweet potato>>), e "Favela Love", intrigante duetto col brasiliano Seu Jorge lungo però ben oltre il necessario (poco meno di sei minuti e mezzo!); originale, al contrario, la metafora di "Hamster Wheel", che racconta le difficoltà di una donna intrappolata in una situazione simile, appunto, a quella del criceto nella ruota (<<afraid to say cause she dependent on man for real/how she running these streets but always standing still/she need to get up off the hamster wheel>>), peccato solo per qualche barra pronunciata con una voce molto acuta - strano che in fase di missaggio il problema non sia stato risolto. Discorso analogo per la scelta dei singoli, ovvero dei video, con "High Life" (è piacevole sia il mood vivace che l'ingresso dei fiati nel finale) e "Push Thru" (la strofa migliore è senza dubbio quella di Kendrick Lamar) che tracciano i contorni più accattivanti dell'album e "Upper Echelon", viceversa, che delle quindici tracce ("Intro" compreso) è forse la peggiore - né poteva essere altrimenti data l'orrida accozzaglia di synth che tale Harry Fraud ci propina. In effetti "Prisoner Of Conscious" si anima spesso in concomitanza all'irrobustimento delle strumentali, come nella riuscita collaborazione di "Rocket Ships" con Busta Rhymes su una grassa legnata di RZA, segno che, incrementando anche di poco la percentuale di energia, il risultato globale ne avrebbe di certo giovato. Non che il giudizio sia negativo, tuttavia, nonostante il talento, la qualità dei testi e la numerosità delle partecipazioni, ho la netta impressione che per le top five di fine duemilatredici tutto ciò non basti. |
TRACK LIST |
Talib Kweli - Prisoner Of Conscious
(Javotti Media 2013)
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BEATZ |
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