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FREEMAN FEAT. K. RHYME LE ROI - L' PALAIS DE JUSTICE
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Fuso
VOTO (da 1 a 5)
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3,5/4
Nato a Marsiglia nel 1972, Malek Sultan vive la sua infanzia ad Algeri per poi ritrasferirsi all'età di dodici anni nel quartiere arabo della bella città francese. Qui incontra Akhenaton e, con lui, il mondo dell'Hip-Hop: dai campetti di basket della periferia marsigliese, Freeman si trova di colpo a breakare sul palco dei primi concerti degli IAM insieme a Kefren. Nato quindi come breaker nei primi anni '80, Le Fils Du Dragon continuerà a rompersi caviglie, ginocchia e schiena fino all'uscita di "L'Ecole Du Micro D'Argent" (1997), album in cui per la prima volta impugna seriamente il microfono nel pezzo "Un Bon Son Brut Pour Les Truands". Dopo di che il passo per l'album solista è breve. Il tempo di chiamare l'amico fraterno, nonché breaker, Karim Le Roi (ex Soul Swing) a dividere il microfono con lui ed il gioco è fatto. Al resto ci pensano i vecchi amici IAM: l'intero album è prodotto da quegli stessi Akhenaton, Imhotep e Kheops che hanno fatto di Marsiglia il polo europeo della doppia H e anche l'artwork porta il marchio di fabbrica IAM, Tous Des K. Risultato: la copertina è un'opera d'arte. Nelle venti tracce dell'album Freeman conserva la sua particolare dizione modellata dalla lingua araba ed emergono dai versi ricchi di giochi di parole arabo-francesi i vari aspetti della sua personalità, l'educazione algerina, la profonda conoscenza dell'Islam, il profondo amore per tutto ciò che è Oriente. E il tappeto musicale non poteva che essere modellato su queste sue caratteristiche: suoni decisamente orientaleggianti che ci portano dalle distese di sabbia del Sahara alle cime solitarie nel cuore della Cina, a partire dal bellissimo intro fino ai versetti del Corano dell'ultima traccia. Il compare K. Rhyme Le Roi proviene dalla stessa scuola ed ha in comune con Freeman non solo lo stile della rappata, tipicamente araba, ma anche il timbro di voce. Forse sarebbe stato meglio trovare un partner che spezzasse la monotematicità dell'album, più che rafforzarla. Infatti alla lunga "L' Palais De Justice" finisce per annoiare, risultando un po' pesante nei suoi settanta minuti ed oltre. Detto questo, la qualità delle singole tracce rimane altissima, sia per quel che riguarda l'aspetto musicale e stilistico degli mc's, sia per quel che riguarda i contenuti (se i nostri mc's imparassero solo un po' dai francesi...). A mio avviso il capolavoro dell'album è "Bladi", giro di piano fantastico e ritornello arabo di Khaled che dà al pezzo un flavor unico, da ascoltare assolutamente. Molto bella anche "Le Voile Du Silence", in cui Freeman e Le Roi affrontano il difficile tema della condizione delle donne musulmane, ingabbiate nelle tradizioni millenarie di una cultura tutt'altro che aperta ai cambiamenti. Ottimi i pochissimi featuring, che arricchiscono due delle tracce migliori dell'album: "Le Passé Reste" con Oxmo Puccino e Pit Baccardi, e "C'Est Notre Hip-Hop" con IAM, Faf Larage e Def Bond. Da segnalare poi la titletrack, "Qui S'Absente" e "La Terre N'Est Pas Mon Chez Moi", traccia finale dal beat ipnotico in perfetto stile IAM. Da poco è uscito il secondo album di Freeman, "Mars Eyes" (composto di sole sette tracce), così come sono usciti un bel po' di album solisti dei membri del supergruppo marsigliese, ahimè difficilissimi da trovare dalle nostre parti. Una cosa è certa però, sarà perché sono rari come le primizie, ma gli album francesi che ho avuto la fortuna di ascoltare non mi hanno quasi mai deluso. "L' Palais De Justice" è sicuramente tra questi. |
TRACK LIST |
Freeman feat. K. Rhyme Le Roi - L'
Palais De Justice (Delabel 1999)
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BEATZ |
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