Illogic # Write To Death

Illogic, originario di Columbus (Ohio), è uno dei grandi del panorama underground statunitense. Dopo gli apprezzati "Unforeseen Shadows" e "Got Lyrics?", è ora giunto al terzo album, questa volta senza il concittadino Blueprint in cabina di regia. Al primo ascolto ammetto di aver storto un po' il naso, ma in seguito mi sono felicemente ricreduto. La sua voce calda scorre sul beat morbida e senza intoppi e, come sempre, le liriche sono zeppe di metafore e contenuti. Rispetto ai precedenti lavori, "Write To Death" (che è uscito in sole cinquecento copie numerato col booklet scritto a mano dall'mc) si presenta ancora più cupo e musicalmente paranoico, a mio parere i beat si adattano benissimo alle capacità di Illogic, sia per i continui cambiamenti ritmici, i quali gli permettono di dare massima espressività al Rap, che per l'atmosfera complessiva trasmessa dall'album e sottintesa dal titolo stesso. L'esempio più significativo è "Angelic Bombs", che oltre a godere di un beat stupendo a tratti ha un reverse del loop che permette di calcare alcuni concetti specifici; oppure "Severed Fingers", che inizialmente parte calma e tranquilla, con un atmosfera quasi medioevale, e poi improvvisamente si fa tesa e apocalittica, con la voce più bassa e rauca. L'album è caratterizzato proprio dai continui sbalzi d'umore, il sound e le metriche variano come se i pensieri in gioco fossero contrastanti e Illogic non riuscisse a dominarli. Alla faccia di "I Am Not Strange"... Queste brevi annotazioni raccontano quindi di un album che sembra quasi viaggio interiore, una perla rara da provare assolutamente. Sconsigliato, però, a chi non possiede sufficiente apertura mentale e amore incondizionato per l'Hip-Hop proveniente dal sottosuolo: un carico così grande di emozioni potrebbe rivelarsi nocivo.