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PRAS - GHETTO SUPASTAR
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Reviewed by
Bra
VOTO (da 1 a 5)
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1,5
Dietro richiesta di un nostro utente mi accingo a parlarvi di Pras, elemento probabilmente meno in evidenza degli ormai ex Fugees che nel novantotto esordiva col suo primo album solista lasciandosi cullare (e trainare) dal singolo, sicuramente uno dei tormentoni di quel periodo facente parte della colonna sonora di "Bulworth". L'album si apre con un bel Gospel (il quale trova idealmente il suo seguito nella diciassettesima traccia, "Amazing Grace") che fa da introduzione proprio alla titletrack di cui appunto si parlava: "Ghetto Supastar (That Is What You Are)" è un pezzo decisamente radio-friendly, ma che suona abbastanza bene, merito anche del ritornello di Mya e della impensabile partecipazione del membro più folle del Wu-Tang Clan, Ol' Dirty Bastard. Segue il primo, fastidiosissimo, skit telefonico, "What'cha Wanna Do", insipida, e "Blue Angels", un pezzo carino, ma che segue in maniera fin troppo evidente un tipo di suono estremamente accessibile...ma questo è un po' il minimo comune denominatore di tutto l'album. Da qui in poi è un continuo saltare alla traccia successiva, sperando, invano, in qualcosa di meglio. Senza dimenticare gli altri tre lunghissimi e insopportabili Phone Interlude! Unico (breve) momento felice la simpatica commistione col Reggae di "Avenues", ma sarà sufficiente ascoltare la successiva "Another One Bites The Dust", che massacra per l'ennesima volta l'omonimo brano dei Queen, per ricadere di nuovo col culo a terra e rendersi conto che è arrivato il momento di rispedire il disco al mittente. Pras non riesce proprio a tenere in mano le redini del gioco, l'alchimia rime/musica non funziona affatto, "Ghetto Supastar" sembra (è) un disco confuso e patinato che non inverte la rotta neppure coi vari featuring presenti, tra cui l'immancabile compagno Wyclef, Mack10 e Canibus. A partire dalle produzioni la scelta si rivela assolutamente infelice e nella maggior parte dei casi si ha l'impressione di ascoltare qualcosa di totalmente inadeguato, come se non si sia riusciti ad ottenere l'effetto cercato. Colpa probabilmente di qualche forzatura di troppo a livello musicale, affidandosi a sonorità morbide e troppo semplici che guardano senz'altro all'R&B, ma finiscono col risultare noiose, ridondanti e prive di qualunque spinta. Ma certo la delusione più cocente è rappresentata dallo stesso rapper, il quale, suo malgrado, dimostra ancora una volta di essere stato davvero l'anello più debole del suo defunto gruppo. Amen. |
TRACK LIST |
Pras - Ghetto Supastar
(Ruffhouse Records
1998)
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BEATZ |
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