Sugarhill Gang # Rapper's Delight

Eh già, come si fa a mettere un voto a qualcosa che è più di un semplice classico, ma è addirittura la scintilla? "Sugarhill Gang" è l'album (in vinile ovviamente, sei tracce, tre per lato) che per molti ha dato ufficialmente i natali all'Hip-Hop. Senza questo, ovvero senza "Rapper's Delight", molto probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, la storia avrebbe potuto seguire un corso differente. Chi di voi non conserva nella propria memoria scioglilingua come <<I said a Hip-Hop a hippie to the hippie/to the Hip Hip-Hop, you don't stop/a rockin' to the bang bang boogy say upchuck the boogy/to the rhythm of the boogity beat>> oppure <<...everybody go, hotel motel holiday inn>>?! Ecco, è da lì che tutto (o quasi) ha inizio. L'alba dei tempi, le jam, gli mc's che dirigevano la festa, i breakers che si sfidavano inventando nuovi passi e la gente che gli faceva cerchio attorno, i dj's che si arrangiavano alla bene e meglio per fare un po' di scratch, un beat che scandiva il tempo. Se avete visto "Wild Style" o "Breakdance" (per citarne solo due) ci siamo capiti. Quando è uscito "Sugarhill Gang" io non ero neppure nato, ma quando ho ascoltato "Rapper's Delight" per la prima volta, un fiume in piena sul campione di "Good Times" (Chic), ho capito che, anche se così differente, si trattava esattamente dello stesso genere musicale al quale, dopo tanti anni, mi ero appassionato, perché mi dava le medesime emozioni. Imparate a memoria questi tre nomi allora: Wonder Mike, Big Bank Hank e Master Gee (cui bisognerebbe aggiungere Sylvia Robinson, produttrice del gruppo), ciascuno di loro, in un modo o nell'altro, ha cambiato per sempre la vostra vita.