Planet Asia – Rule Of Thirds

Voto: 4

Senza una ragione precisa, confortati dalla regoletta della proprietà commutativa (quella dell’ordine dei fattori ecc. ecc.), cominciamo dal comprimario invece che dal protagonista, ovvero da Evidence. Che nell’ultimo semestre, senza fare particolare baccano, ha firmato un ottimo album solista (“Unlearning Vol. 1”, la cui componente musicale è affidata in gran parte a terzi), un progetto dedicato al beatmaking (“Squirrel Tape Instrumentals Volume 2”) e, appunto, l’intera produzione di “Rule Of Thirds” per l’amico Planet Asia, subito nei ranghi della sua neonata label. A quindici anni tondi da “The Medicine”lo ricordate? Ma potremmo anche andare a ritroso fino al remix di “Ear Drums Pop”, alla voce Dilated Peoples. In sostanza, i due artisti californiani si sono aiutati senza sosta durante i primi due decenni del millennio; e a quanti in principio – e forse per principio – ritenevano che la loro visione della west coast fosse solo una parentesi, una mera distrazione dal filone originario, rispondono i fatti, la presenza stabile di entrambi in una scena nella quale si muovono da veterani, numi tutelari per chiunque trovi rifugio nell’underground – senza distinzioni tra meridiani – quando l’argomento è il buon Hip-Hop.

Dunque Jason Green al microfono e Michael Taylor Perretta alle macchine; la premessa vale come minimo un assaggio, al termine del quale sarà difficile ritenersi insoddisfatti. Lo storico dell’mc di Fresno dice infatti che, ogni qualvolta la qualità dei beat sia adeguata, il risultato rispecchi sempre il livello delle aspettative: con Dj Muggs in “Pain Language” e 38 Spesh in “Trust The Chain”, ad esempio, l’intesa si è rivelata inossidabile, perdendo qualcosina in “Via Satellite”, “Abrasions” e “Anchovies”, rispettivamente con Tzarizm, Gensu Dean e Apollo Brown. Nel caso in oggetto, la cartella offerta da Ev sembra abbia ingolosito Asia, la cui ispirazione ha un’andatura costante nel totale dei trentatré minuti di durata, compatti nella resa delle due prove come nel taglio stilistico affine alla wave del periodo. Pattern scarni e ipnotici, qualche sample vocale, bassi profondi, un intreccio lirico basato sulla sottrazione (delle barre in eccesso e dei refrain), i featuring di Domo Genesis, Rome Streetz, Milano Constantine e lo stesso Evidence, omogenei all’andatura rettilinea e mai sopra le righe impressa da Planet Asia.

“Rule Of Thirds” non è un disco di innovazioni, di novità; è la somma algebrica di due talenti giunti da lungo tempo alla rispettiva maturazione, legati a una concezione dell’Hip-Hop che, pur nei suoi fisiologici stadi evolutivi, non scivola in ibridazioni Pop né si allontana dalle proprie origini. I suoi pregi vanno quindi rintracciati nell’efficacia di una formula che conosciamo già e che, nonostante ciò, in mani così esperte conserva una sorta di perenne freschezza. In altre parole, la rigida dominante dell’autocelebrazione che ritroviamo in “Jason Bond” (<<every time I drop it’s cleansing, we at the end zone/under the scope my whole life was documented/I’m blessed in the flesh, everything else is complimentary/…/you could put your money on me like a chosen fee/a deadly dose of this vocalist/the black messiah on the cross, crown of thorns/stripped from his wisdom with broken ribs>>), nell’estratto video “1984” (<<my composition gave the competition only one choice/quit now or skip town/…/with the skill I divide and conquer/all these Willy Wonka rapping as clowns/…/my fate is in the barrel of a Smith & Wesson/this time with this rhyme I did it for the essence>>) e in “Stayin’ Dangerous” (<<dudes compare to me when I’m Ivy League/y’all kindergartners>>) non costituisce certo un ostacolo per l’appassionato più irriducibile, a patto che la componente tecnica faccia da contrappeso alla ristretta gamma tematica.

Punto, quest’ultimo, sul quale non ci concediamo dubbi: al Cali Agent può essere sfuggito il capolavoro da apporre a sigillo di una carriera straordinariamente fitta, tuttavia non se ne discutono in alcun modo le abilità liriche. Che comprendono schemi di allitterazioni e rime interne (<<they trying to get a mil’, on some ill dollar bill slick shit/but knowledge will start a lil’ problem when it comes to this shit>>“Live From The Kremlin”), flow eleganti come quello di “Take It Lightly” (altra clip) e un’adeguata dotazione di punchline (<<a lot of artists got abandoned at birth/so now it’s time to know their father>>“Nag Champa”). A penalizzarne le uscite – e non so quante volte l’abbiamo dovuto scrivere – erano spesso i contributi esterni: collaborazioni al microfono mediocri, produttori non all’altezza; “Rule Of Thirds” è per fortuna l’eccezione che conferma la regola, grazie a un pugno di alleanze che non presentano controindicazioni, da un Evidence – lo ripetiamo – in forma smagliante a un Rome Streetz che sta scalando posizioni a velocità notevole.

Planet Asia chiude l’anno con tre titoli all’attivo (dopo “Block Shaman” con i DirtyDiggs e “Holy Water”, fuori tra marzo e aprile), corroborando una media realizzativa che riteniamo però di secondaria importanza rispetto al ruolo cardine raggiunto dal rapper: una figura di riferimento, una certezza, uno di quelli che continua a farlo per un pubblico molto ristretto e selettivo. Il resto sono chiacchiere, gusti, opinioni, speculazioni; e allora non vogliamo distrarvi oltre: “Rule Of Thirds” è qui.

Tracklist

Planet Asia – Rule Of Thirds (Bigger Picture Recordings 2021)

  1. Jason Bond
  2. Live From The Kremlin
  3. Take It Lightly
  4. 1984
  5. Bar Fight [Feat. Domo Genesis]
  6. The Pack Made It
  7. Pocket Change [Feat. Rome Streetz]
  8. Stayin’ Dangerous
  9. Nag Champa [Feat. Milano Constantine]
  10. Boom Bye
  11. Green Thin Wood
  12. Stay For Credits [Feat. Evidence]
  13. Highlander

Beatz

All tracks produced by Evidence except track #10 by Evidence and Samiyam

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