R.A. The Rugged Man – Legendary Classics Volume 1
R.A. The Rugged Man è uno degli mc’s più sottovalutati di tutti i tempi se si pone in relazione inversamente proporzionale la sua fama alla quantità di talento che madre natura gli ha messo a disposizione nel fare Rap, nonché uno dei più tribolati quando si tratta di tracciare le linee principali di una carriera resa assai difficoltosa dall’inadattabilità del personaggio al mondo corporate delle etichette discografiche. Firmato dalla Jive nel lontano 1992, quando ancora l’Hip-Hop non era invaso da rapper caucasici, e passato di guaio in guaio a causa del suo carattere controverso, il Rugged Man (allora Crustified Dibbs) si è visto fermare la pubblicazione di non uno, ma ben due album, per motivi individuabili nella scarsa fiducia da parte di chi doveva cacciare la grana e nei contenuti eccessivamente espliciti dei suoi pazzi versi. Nonostante le traversie, la sua storia parla chiaro e la stima che ha ottenuto all’interno del circuito underground è indiscutibile, ragion per cui, in seguito al conosciuto esordio “Die, Rugged Man, Die”, datato duemilaquattro, ben cinque anni dopo attraverso la collaborazione dell’etichetta Nature Sounds è stato possibile raccogliere importanti pezzi che riassumono quindici anni abbondanti di attività, suddivisibili tra episodi recuperati dai lavori mai dati alle stampe o singoli autopubblicati ma andati presto nel dimenticatoio, altri contenuti in compilation ben conosciute come la serie “Soundbombing” e altri ancora frutto di varie collaborazioni.
Per capire bene l’essenza del personaggio sarebbe necessario cominciare dall’ultima traccia della scaletta: “Every Record Label Sucks Dicks” è uno sfogo contro le major che promettono mari e monti per poi lasciare a piedi gli artisti, una reazione frustrata, che contiene al suo interno tutte le disillusioni del tortuoso inizio carriera. Pezzi come questo o come “Cunt Renaissance”, che per quanto poco memorabile presenta pur sempre una collaborazione con un certo Notorius B.I.G., danno già una prima idea dell’evoluzione stilistica di R.A., il cui Rap più datato suona più aggressivo nel tono vocale se comparato all’attualità, inalterata invece è la scioltezza di un flow che negli anni successivi sarebbe diventato sempre più serrato, fino ad arrivare agli autentici scioglilingua delle produzioni più recenti, che a parere personale sono anche le più piacevoli da ricordare.
Esiste, difatti, un filo logico che lega più di qualche traccia non necessariamente uscita nel medesimo periodo, episodi come “Give It Up”, “Supa” e “Windows Of The World” trovano R.A. a proprio agio in ambienti sonori creati grazie a campionamenti di pezzi risalenti agli anni sessanta e comprendenti violini e pezzi cantati da utilizzare come ritornelli (quest’ultima, ad esempio, usa la voce di Dionne Warwick), scenari al cui interno l’mc sciorina una tecnica da paura. Controllo del fiato straordinario, capacità linguistica di gran lunga superiore alla media, rime allocate in differenti punti della barra e continuamente saldate alle successive, collegamenti multisillabici che spuntano fuori da ogni dove e una delivery unica e irripetibile costituiscono gli ingredienti principali attraverso i quali il protagonista costruisce testi incentrati su esperienze personali spesso dolorose e depressive, o su una forte dose di ironia stuzzicante, facendo trapelare una personalità folle, priva di inibizioni e autostima, ma ben conscia dell’immenso talento a disposizione.
Se il sunto autodescrittivo di R.A. viene fornito in “L.I.’s Finest” (<<Rugged Man, moms keep your daughters away from this broke ass/no cash, lookin’ for a place to crash/he just a dick swinging dirtbag, no class/only fucks skinny white bitches with no ass>>), c’è comunque diverso materiale che induce ad andare oltre nella scoperta dell’artista e della sua elevata capacità di scrittura. E’ il caso della fortunata collaborazione coi Jedi Mind Tricks in “Uncommon Valor”, dove su una pesissima produzione di Stoupe il Nostro recita una strofa da leggenda che, in ben 44 barre, srotola ogni dettaglio acquisito dal racconto dell’esperienza in Vietnam del padre in un getto continuo e di rara intensità emotiva, senza far capire mai quando tocchi riprendere fiato. Il Rugged Man non è quindi solo una sorta di controverso clown col gusto per l’horror e il porno, è anche una persona che cerca disperatamente di liberarsi del suo passato, raccogliendone i cocci in tracce emblematiche come “Smithhaven Mall”, una cronaca di ordinaria follia omicida/suicida che sintetizza le conseguenze di un passato non esattamente tra i più semplici.
Non mancano numerose citazioni di orgogliosa appartenenza alla vera scuola Hip-Hop, che pervengono attraverso l’ode old school “Renaissance 2.0”, contenuta nell’album d’esordio di Hell Razah e che vede una sontuosa abbinata con Tragedy Khadafi, nonché in “3 Kings”, nella quale R.A. realizza una collaborazione da sogno con l’idolo Kool G Rap, misurandosi con lui alla grande, a suon di allitterazioni e assonanze. Di tale cerchia fa sicuramente parte anche “50,000 Heads”, che vede un Sadat X altresì riflessivo sulla falsità dell’industria, svolgendo i propri versi su un beat che non avrebbe affatto sfigurato in “Wild Cowboys”. Qualche pecca è invece individuabile in alcune produzioni decisamente sotto lo standard, in particolare le tracce prodotte da Marc Nilez lasciano tutte un’impressione di monotonia e superficialità ed è fin troppo intuibile che fossero state preparate per figurare assieme, ivi comprendendo una “Stanley Kubrick” che è tra i pezzi più famosi del rapper di Long Island; un paio di episodi, poi, potevano tranquillamente rimanere dov’erano, ovvero “Effin’ Yo Bitch”, molto fine a se stessa, e “What The Fuck”, completamente inutile.
In conclusione, “Legendary Classics Volume 1” è l’ideale per chiunque desideri conoscere la storia del miglior rapper di cui probabilmente non si è mai sentito parlare, in attesa del già annunciato “Legends Never Die” che – pare – arriverà in qualche momento di questo duemilatredici.
Tracklist
R.A. The Rugged Man – Legendary Classics Volume 1 (Green Streets Entertainment 2009)
- Give It Up [Feat. J-Live]
- Supa
- Renaissance 2.0 [Feat. Hell Razah, Tragedy Khadafi and Timbo King]
- Windows Of The World [Feat. Dynasty The Emp]
- Uncommon Valor: A Vietnam Story [Feat. Jedi Mind Tricks]
- Who’s Dat Guy [Feat. Havoc]
- L.I.’s Finest [Feat. Big Earth The Midget Face]
- Stanley Kubrick
- Cunt Renaissance [Feat. The Notorious B.I.G.]
- 3 Kings [Feat. Kool G Rap and Big John]
- Smithhaven Mall
- Posse Cut [Feat. Blaq Poet, Hell Razah, JoJo Pellegrino and Remedy]
- What The Fuck [Feat. Akinyele]
- Poor People
- 50,000 Heads [Feat. Sadat X]
- Effin’ Yo Bitch
- Every Record Label Sucks Dick
Beatz
- Preservation: 1
- Shuko: 2
- Dev-1: 3
- Ayatollah: 4
- Stoupe: 5
- Havoc: 6
- The Purist: 7
- Capital The Crimelord: 8
- Marc ‘Nigga’ Nilez: 9, 13, 14, 16
- Loptimist: 10
- Dirtman: 11, 15
- Big Earth: 12
- Buckwild: 17
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