Rakno – Bassa fedelta’

E’ con sommo piacere che dedichiamo tempo e righe a questo nuovo lavoro di Rakno, che vede la luce a quattro anni dal precedente “Black lotus” e conferma in pieno talento e coerenza dell’ex membro dei Milizia Postatomica (con Etanolo e il fu Lince, ora Michael Sorriso). “Bassa fedeltà” è un peculiare e tanto contraddittorio quanto riuscito mix di sarcasmo e malinconia, linguaggio tagliente giammai banale e superficiale, stile e personalità ma facilità d’ascolto e presa rapida costante in tutte le sue dieci tracce. E come è stato per l’esordio da solista – gran lavoro in solitaria di Marco Boi – anche a ‘sto giro l’mc indovina l’infrastruttura sonora (opera di più macchinisti, tra i quali OSI aka Mr. Coffee e Litothekid), con strumentali su misura per un album tanto difficile da definire quanto, se non ancora più, da produrre, rappresentato alla perfezione dalla cover, notturna e spettrale ma al contempo viva e agitata.

La scenografia di “Bassa fedeltà” non può che essere color grigio fumo (di Torino), il tutto appesantito ulteriormente da lockdown più connessi e annessi, immobilismo e isolamento che spingono Rakno a riflettere sia guardandosi allo specchio (<<fuori nevica anche se l’inverno è caldo/bro’, per tutti è meglio essere colpevole che il codardo/…/sto a rimirare il soffitto, è un dente di basilisco/io non ho scritto un disco, è il diario di Thomas Riddle/è pieno di gente che vorrebbe essere altri/ma confonde l’aprirsi con gli altri con l’aprirle per gli altri>>“Disturbi d’ansia”; e <<aprivamo birre coi denti/bevevamo come se dovessimo farcela da un momento all’altro/e son passati decenni e nessuno ha combinato un cazzo>>“Dipendenze affettive”), sia appoggiando la fronte al gelido vetro della finestra per osservare con occhio attento il mondo esterno (<<ho la testa sopra al vetro mentre il mondo corre/un uomo più grosso di loro fa perquisizione/la stringe nella mano destra, Santa Inquisizione/…/a riprodurre ‘sto degrado mi mette nervoso/mi fa sentire ancor più vuoto la rincorsa all’oro/però se mi sento sbagliato hanno già vinto loro>>“Ritiro sociale”).

Al di là di quel vetro c’è una società egoista e meschina, al limite della “Psicopatia” (<<il caso Genovese fa manuale/tutto il mondo è paese dello spettacolo/mi allontano da solo nell’abitacolo/chi ti schiaccia è solo e perché può farlo, al confronto sembra facile.it/lui è contento perché ha tutto il tempo/e si asciuga il naso come avesse un tic/mentre sorge il sole a Terrazza Sentimento>>), caratterizzata da patologie radenti l’assurdo come la cosiddetta “Fomo” (ossia fear of missing out), che si sostanzia nella paura/ansia di essere tagliato fuori dai social, con ovvie e pericolosissime conseguenze su tutto ciò che è comunicazione e interazione (<<se gli artisti fan notizia così tu li scopri/i giornalisti dan spettacolo per fare audience/la confusione di mestieri fa bene alla corte/così entrambe le professioni restano innocue/…/numeri e contatti illuminano nuovi Siddhartha/d’altronde il pesce è stato l’ultimo a scoprire l’acqua>>), o l’altrettanto attuale sindrome del fallimento (<<la società mi vuole ricco di successo/no, mi vuole povero e frustrato/così mi sbatto per comprare roba che il giorno dopo ho buttato/e di notte sogno di stare al posto di qualcun altro>>“Depressione”).

Questa deriva social ha impatto ovviamente anche sul Rap, da un lato aumentandone visibilità e business, dall’altro portandolo però sempre più lontano dalla mission originaria (<<il 90% di chi fa il Rap si riduce a comprarsi spazi su playlist/che poi il rischio reale è che mi diventi un’ameba/una persona intelligente come può porsi una meta/prendi una sedia, fatti una promo/quelli che mi stan sul cazzo sono tutti amici fra loro>>“Autolesionismo”). Meccanismo perverso al quale ci si può opporre puntando esclusivamente su di sé (<<non so se voglio avere consigli sul mio mestiere/qui chi nasce incendiario, purtroppo, muore pompiere/…/nel Rap c’è un po’ di divario, sono uno e trino/è triste che chi nasca segretario poi muoia bocchino>>“Individualismo”) e solo fino a quando il personaggio non rischia di oscurare la persona (<<Rakno è molto peggio, credo sia soltanto un uomo/un gioco di vocali che si intrecciano, la fama e la fomo/dopo una vita tra marketing ed estetica/provare a farsi dimenticare sarà giustizia poetica>> – ancora “Fomo”).

Stante quanto annotato, non possiamo che spendere belle parole per “Bassa fedeltà”, un disco di Rap ma non solo, sia lato testi che versante suoni, riproponendo un Rakno ispirato e determinato nel raccontare il mondo d’oggi in maniera lucida ed equilibrata. Un’uscita fresca, originale, ma al tempo stesso matura e classica, che merita assolutamente attenzione e rispetto.

Tracklist

Rakno – Bassa fedeltà (Black Lotus Records 2021)

  1. Disturbi d’ansia
  2. Psicosi
  3. Ritiro sociale
  4. Psicopatia [Feat. Vashish]
  5. Dipendenze affettive
  6. Fomo [Feat. Carlo Corallo]
  7. Autolesionismo
  8. Depressione
  9. Aggressività [Feat. Ame 2.0]
  10. Individualismo

Beatz

  • OSI aka Mr. Coffee: 1, 2, 4, 9
  • Ill Ragno: 3, 6, 8
  • Litothekid: 5
  • Godlow: 7
  • Livin Beats: 10
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Gabriele Bacchilega

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